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Juventus, Maurizio Sarri esonerato: i 6 motivi della decisione

La Juventus ha deciso di esonerare Maurizio Sarri a poco più di una stagione dal suo arrivo e dopo il flop in Champions League contro il Lione. Dall’assenza del gioco, alla brutta figura in Europa, passando per lo scarso feeling con lo spogliatoio e la comunicazione non troppo fortunata: ecco tutte le “colpe” del tecnico.
A cura di Marco Beltrami
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La Juventus ha deciso di esonerare Maurizio Sarri. Il tecnico arrivato poco più di un anno fa, ha pagato per tutti all'indomani dell'eliminazione in Champions per mano del Lione. Non è bastata dunque al presidente Agnelli la vittoria del nono Scudetto consecutivo, con l'allenatore che è finito sotto accusa per una serie di aspetti che hanno portato la dirigenza ad optare per un nuovo ribaltone. Ecco quelle che sono le principali "colpe" di Maurizio Sarri, e le grandi aspettative che sono state disattese.

L'assenza del gioco nella Juventus di Sarri

L'accusa principale rivolta a Sarri è quella relativa all'assenza del famigerato "gioco". Soltanto un anno fa, la Juventus dava il benservito al "pragmatico" Allegri per cercare di andare oltre il risultato, puntando su un mister considerato il profeta di un calcio divertente e convincente, più "europeo" rispetto a quello del predecessore. In realtà trame e palleggio in bianconero si sono visti solo a sprazzi, e per larghi tratti della stagione la squadra ha giocato anche peggio rispetto al recente passato e aiutata in molte occasioni dalle proprie importanti individualità. Ad aiutare Sarri non sono arrivati nemmeno i risultati visto che, è stato portato a casa il nono Scudetto consecutivo, ma sono stati registrati flop pesanti in Supercoppa, Coppa Italia e soprattutto Champions dove la Juventus ha ceduto il passo al Lione, squadra nettamente inferiore in termini di valori. Una situazione inammissibile in un club dove "vincere è l'unica cosa che conta".

Il flop in Champions League della Juventus, eliminata dal Lione

Già la Champions. Dichiarazioni di facciata a parte, è questo ogni anno il principale obiettivo della Juventus. Con Sarri si sperava di poter contare su una squadra più a suo agio in ambito continentale, anche sulla scia del successo con il suo Chelsea nella scorsa Europa League. Anche in Europa però i bianconeri non sono riusciti a cambiare marcia rispetto al passato, e l'eliminazione contro un Lione, sicuramente inferiore e di fatto fermo dal pre-lockdown è ingiustificabile, se si considera che si tratta degli ottavi. Dito puntato soprattutto sulla gara d'andata, in cui è andata in scena forse la peggiore Juventus dell'anno e non solo, incapace nell'arco di 90′ di mettere in difficoltà l'avversario. Un peccato, in considerazione del fatto che nella final eight, con partite secche potrebbe succedere di tutto. La sensazione è quella di aver gettato alle ortiche una colossale opportunità di arrivare fino in fondo.

Il rendimento da incubo della difesa della Juventus con Sarri

Il reparto che ha fatto più fatica è stato sicuramente quello arretrato. Quella difesa che nelle ultime stagioni era stata sempre il punto di forza e il primo fattore dei successi della Juventus, ha perso certezze con il passare dei mesi. Al netto dei tanti infortuni, i 43 gol subiti in campionato, sono un'enormità considerando che la Juventus non si dimostrava così vulnerabile dal 2010/2011, ultima stagione a bocca asciutta prima del filotto di titoli iniziato con Conte. Troppe lacune, troppa fragilità per una squadra che soprattutto dopo il lockdown ha dato la sensazione di poter subire gol in qualsiasi momento della partita. Certo anche l'attacco, considerando i nomi su cui poteva disporre (Ronaldo e Dybala su tutti) non ha brillato per efficacia in Serie A confermandosi il peggiore tra le prime cinque in classifica.

La difficoltà di Maurizio Sarri nell'imporre le proprie idee

Il tanto atteso "Sarrismo" dunque a Torino non ha mai attecchito. Il tecnico non è mai riuscito ad imporre le sue idee, dovendo fare i conti con la gestione di uno spogliatoio importante, dove i campioni non mancano. Le premesse e promesse della scorsa estate si sono rivelate infondate e l'allenatore è stato costretto a cambiare diverse volte. Basti pensare per esempio alla "gestione" di Pjanic, uno che a detta di Sarri avrebbe dovuto toccare "150 palloni in partita" e che invece non è riuscito ad allinearsi alle idee del mister. La sensazione è stata sin dall'inizio quella di una difficoltà di natura gestionale, con i calciatori che non sono riusciti a riconoscere l'autorità del tecnico.

Lo scarso feeling con lo spogliatoio della Juventus

E a tal proposito l'empatia con la squadra non è stata mai totale. Sin dal momento del suo arrivo con le lamentele per una rosa troppo numerosa (paradossali se si pensa che ieri è stato necessario l'inserimento di Olivieri dell'Under 23) con la rottura con Emre Can e Mandzukic, Sarri non è riuscito a far breccia nel gruppo Juventus con le sue scelte che sono state maldigerite anche in maniera plateale. Cristiano Ronaldo, stella indiscussa della squadra, spesso e volentieri in campo si è lamentato in direzione della panchina durante la partita puntando il dito contro l'atteggiamento della squadra e i pochi palloni ricevuti.

I problemi a livello di comunicazione e le uscite che hanno fatto arrabbiare i tifosi della Juventus

In ultimo non bisogna dimenticare anche l'aspetto extra-campo, soprattutto per quanto concerne la comunicazione. Alcune uscite di Maurizio Sarri non sono state gradite né dai tifosi, né dalla dirigenza. Basti pensare alle parole dopo la sconfitta della Juventus contro il Napoli sua ex squadra quando dichiarò: "Sono contento per i ragazzi a cui sono affezionato e resterò per sempre. Se proprio devo perdere, almeno qui sono contento per loro". Ma anche quelle dopo il flop in Champions contro il Lione "Se ci fosse una classifica della Champions League, saremmo primi". Una differenza notevole rispetto al suo predecessore Allegri, sempre molto abile davanti ai microfoni.

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