Jorginho si rivolge a un mental coach: “Sì, abbiamo parlato del rigore con la Svizzera”

Jorginho non dimenticherà mai i due calci di rigore contro la Svizzera. Sommer, il portiere che escogita trucchetti di posizione e allena gli occhi con occhiali speciali, devi sembrargli una sorte di Mangiafuoco. Ne fosse entrato anche uno solo, a quest'ora l'Italia sarebbe in uno dei gironi dei Mondiali di Qatar 2022. Non c'è più alcuna speranza, nemmeno di ripescaggio: ammesso si liberi un posto, a salire a bordo dell'aereo sarà un'altra selezione. È già tutto deciso.
Il centrocampista del Chelsea non è certo l'unico colpevole della qualificazione fallita ma il peso che porta sulla coscienza deve essere terribile: anche in mezzo al caos quotidiano di allenamenti, partite, tifosi c'è un vocina che di martella la testa e davanti agli occhi puoi rivedere, come fosse ieri, la disfatta subita contro la Macedonia del Nord. Anche in quell'occasione (non) mise lo zampino nell'azione che avrebbe portato al vantaggio e alla vittoria degli avversari e al suo cospetto Trajkovski – lasciato tutto solo – è sembrato un fuoriclasse. Che botta, davvero.

Qualcosa del genere gli accadde anche in Inghilterra ma le mani grandi di Donnarumma – pure lui s'è liquefatto dopo gli Europei – tennero a freno senso di colpa e shock emotivo. Gli andò bene allora, adesso ha pagato tutto e con gli interessi. Non è più lui, ha bisogno di ritrovarsi e dal Londra fanno sapere che per elaborare queste situazioni emotivamente molto forti l'italo-brasiliano prende lezioni di meditazione. Prova così a scacciare tutte le energie negative, i brutti ricordi, le paure, le tensioni, il peso della responsabilità che lo ha schiacciato: si concentra, si astrae, resta fermo mentre tutto intorno a lui scorre veloce: è come se il tempo di fermasse e riuscisse a entrare in contatto con il lato oscuro della (sua) forza.

Deve raggiungere un equilibrio e sembra una battuta beffarda: lui, abituato a dare il ritmo al gioco, alle intensità delle azioni, a calamitare pallone e distribuirne, a ragionare, tessere la trama dei passaggi oppure scompaginare le geometrie con assist calibrati ora deve resettare ogni cosa. E ripartire. Lo agevola un amico speciale, si chiama Rafael Barreiros (ne dà notizia il Daily Mail) ed è un mental coach che lo accompagna nel percorso psicologico: non gli dice qual è la direzione da prendere ma lo aiuta a schiarire la mente e l'animo perché prosegua per la sua; non ha bisogno di ricorrere a pratiche particolari, sa quali sono le corde giuste da toccare perché l'animo di Jorginho torni a vibrare e a produrre musica in campo.
Lo psicoterapeuta sudamericano, che in passato ha lavorato anche com combattenti delle Arti Marziali Miste, era accanto al calciatore del Chelsea anche prima di Euro 2020, lo ha messo in trasparenza e gli ha letto dentro: "Jorginho non ha traumi o problemi psicologici – dice Barreiros -. Il mio compito è insegnargli a meditare, a lavorare meglio su se stesso così da trovare la giusta concentrazione nelle partite. Fa gli esercizi tutti i giorni. È una cosa che gli serve per imparare a gestire la pressione che ti mettono addosso quando sei in campo, sia gli avversari sia il tifo ostile. L'obiettivo è giocare sentendosi al top dal punto di vista emotivo".

Cosa è successo a Jorginho? Da quando ha sbagliato il penalty nella finale degli Europei, almeno in Nazionale, sembra aver perso il tocco magico. "La cosa importante è avere stabilità emotiva nei momenti difficili – ha aggiunto Barreiros -. Ha sbagliato un rigore importante per l’Italia e di questo ne abbiamo parlato. Forse Sommer era più concentrato di lui. La cosa più importante è non arrendersi ma allenare la mente e il corpo, accettare che la sconfitta è una lezione". Un punto di partenza. L'inizio di qualcosa di nuovo, non la fine di tutto.