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Inter, prove d’addio per Diego Godin: Vertonghen e Kumbulla nel mirino di Conte

Il futuro di Diego Godin all’Inter è sempre più incerto anche se una prossima ripartenza del campionato ed eventuali prestazioni di livello porterebbero il centrale difensivo a poter rispettare il contratto che lo lega fino al 2022 a 5 milioni l’anno più bonus. Ma per Conte non è più indispensabile, grazie alla crescita di Bastoni e alle visioni di mercato su Vertonghen e Kumbulla già sul taccuino di Marotta.
A cura di Alessio Pediglieri
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Diego Godin è pronto a rimettersi al servizio dell'Inter e di Antonio Conte in particolare. Lo ‘sceriffo' uruguaiano non ha brillato in questa prima parte di campionato e sta attendendo la possibile ripresa per poter mettere in mostra tutte le sue qualità che lo hanno reso negli ultimi anni uno dei migliori interpreti internazionali del suo ruolo di centrale difensivo. Ma con Antonio Conte sembra non essere mai arrivato il feeling giusto, né in campo né fuori.

A 34 anni Godin deve ancora dimostrare di valere una maglia prestigiosa come quella dell'Inter, un posto da titolare e soprattutto un contratto da favola da 5 milioni di euro a stagione più bonus. In una difesa a tre i posti sono limitati per un centrale e la concorrenza sempre più alta. Le qualità di Skriniat e di de Vrij non si discutono ma c'è il classico terzo incomodo che ha messo in difficoltà l'ex Altetico, il giovane Bastoni.

Nelle gerarchie di Antonio Conte, il 21enne di Casalmaggiore è salito di ruolo e grado grazie alle ottime prestazioni fornite nel momento in cui è stato chiamato in causa: giovane, di prospettiva e margini di crescita importanti, Alessandro Bastoni rappresenta oggi la terza pedina dei centrali nerazzurri con il sempre pronto Andrea Ranocchia in panchina. Una reparto che anche con la presenza di Godin potrebbe essere considerato a posto ma proprio il mancato inserimento di quest'ultimo porterebbe Marotta a rivedere qualcosa sul mercato.

Diego Godin è stato il primo acquisto ufficiale dell'Inter di Antonio Conte. Opzionato a gennaio 2019 è poi arrivato la scorsa estate, sulla scia di una carriera importante e un profilo da vincente, targato soprattutto Atletico Madrid, laddove l'uruguaiano sotto la guida di un altro grande ex inter, Diego Simeone ha conquistato trofei importanti: "Con il ‘Cholo' mi sono sempre trovato benissimo, è un direttore d'orchestra che sa preparare le gare come pochi. Ma non credo che in futuro tornerei a Madrid, è un capitolo chiuso per me". Eppure al momento, all'Inter, Godin ha fallito.

Fin qui in stagione ha totalizzato 25 presenze scendendo in campo in ogni competizione l'Inter abbia messo piede, realizzando un solo assist (alla 3a giornata nella vittoria di misura sull'Udinese con la rete di Sensi) e nessun gol. Troppo poco per il centrale di Rosario che era stato chiamato in nerazzurro per alzare il livello del reparto e garantire maggior peso a livello motivazionale. Le 8 panchine in campionato, le altrettante gare giocate per 90 minuti, di cui la maggior parte prima della pausa natalizia, con relative prestazioni sotto misura, hanno invece evidenziato un mancato inserimento che oggi può preludere anche un anticipato addio.

Lo stesso Godin ha chiuso per un possibile ritorno in Spagna all'Atletico. L'avventura con i Colchoneros è chiusa in modo straordinario con una Liga, una Coppa e una Supercoppa di Spagna, due Europa League e tre Supercoppe Europee. L'altra soluzione sarebbe il ritorno in patria per concludere la carriera ma ad oggi gode ancora di un contratto importante con l'Inter, da oltre 5 milioni fino a giugno 2022. Per il prossimo mercato, però, non è un mistero che il club si sia già guardato attorno sul ruolo di centrali: Vertonghen e Kumbulla sono sul taccuino di Marotta. Il primo, quasi coetaneo di Godin, nazionale belga, nel Tottenham di Mourinho potrebbe raggiungere l'ex compagno di squadra Eriksen avendo scadenza con gli Spurs nel 2020. Il secondo, albanese d'origine ma di cittadinanza italiana, è una stellina nascente del nostro calcio, cresciuto nel Verona e pronto a fare il grande salto. Due profili differenti per due strategie diverse che sembrano avere avuto già il benestare di Conte, pronto a salutare lo ‘sceriffo' Godin.

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