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“Immobilizzato nel garage, gli ho dato tutto”: Ounas racconta gli attimi di terrore della rapina

Adam Ounas torna sull’incubo della rapina di cui è stato vittima alla vigilia di Milan-Napoli. Il racconto dell’algerino è da brividi, un vero e proprio trauma.
A cura di Marco Beltrami
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Difficile pensare allo stato d'animo di Adam Ounas nelle ultime ore, diviso tra il terribile ricordo della rapina di cui è stato vittima ieri, e il pensiero del big match del suo Napoli in casa del Milan. Probabilmente, il lavoro e la concentrazione sul big match di San Siro, hanno aiutato l'algerino ad allontanare dalla sua mente quei momenti terribili in cui è stato minacciato e costretto a cedere alcuni dei suoi beni più preziosi. Il suo racconto di quanto accaduto è da brividi, e fa trasparire tutto lo shock di Ounas che è stato addirittura sequestrato per pochi minuti.

Tutto è accaduto al momento del ritorno dalla rifinitura a Castel Volturno, e prima della partenza per la trasferta di Milano. Un uomo con casco e mascherina l'ha prima seguito, poi l'ha immobilizzato e infine l'ha sequestrato seppur per pochi minuti. Il calciatore del Napoli, che non era solo, non ha potuto fare altro che obbedire agli ordini impartiti anche sotto la minaccia di un'arma.  Ai microfoni de Il Mattino, Ounas ha ripercorso quei terribili momenti: "Ho avuto paura e l'uomo ci ha immobilizzati nel garage per qualche minuto. Gli ho consegnato tutto ciò che avevo: orologio, collanina, anello e soldi. Lui ha aperto il bagagliaio e ha preso anche una borsa. Non ci ha permesso di uscire dall'auto per alcuni minuti, poi quando ha preso tutto è fuggito via".

Il bottino della refurtiva, stando anche alla denuncia presentata da Ounas è stato di circa 5mila euro. A prescindere dalla delusione per il furto di oggetti a cui Ounas probabilmente era anche affettivamente legato, a fare male è la dinamica di quanto accaduto che rappresenta un trauma difficile da cancellare in poco tempo. L'ex Cagliari non si dà pace, anche perché pensava che si trattasse inizialmente di un "agguato" di tutt'altra natura, legato all'affetto dei tifosi: "All'inizio ho creduto si trattasse di uno dei tanti tifosi che non di rado arrivano sotto casa per chiedermi magliette, foto e autografi. Adesso sono tranquillo e voglio solo fare in fretta e pensare al Milan".

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