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Josip Ilicic e l’Atalanta, la bellezza che salva il calcio almeno per una sera

Nel Mestalla vuoto per timore del contagio da coronavirus, l’Atalanta trionfa 4-3 nel segno di Ilicic che segna tutti i gol dei nerazzurri. Lo sloveno si adatta sia con Gomez nel 3-5-2, sia nel tridente con il “Papu” e Zapata, importante nel far salire la squadra negli spazi larghi nel secondo tempo.
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Josip Ilicic ha sempre avuto colpi da campione. Ma con Gasperini campione lo è diventato, e non è un dettaglio. L'all-in in un Mestalla vuoto, quattro gol nel 4-3 dell'Atalanta tra cori registrati e tifosi che si assembrano fuori a dispetto del coronavirus, lo dimostra. Segna due reti su azione e due su rigore, solo il Fonseca da record del Napoli ne segnò di più a Valencia (cinque). Oltre al poker servito, c'è il suo modo di essere sempre l'uomo giusto nel posto giusto: serve 13 passaggi nella trequarti offensiva, secondo solo a Freuler tra i nerazzurri, completa 2 dribbling, interpreta i momenti della partita e le indicazioni di Gasperini. Un tecnico che ha costruito una squadra che fatica a rallentare, ad aspettare, che ha bisogno di correre e giocare. L'Atalanta ha un rapporto energico, fisico, primordiale col pallone. Si impossessa fisicamente del campo, al di là dei numeri e dei moduli. Plasmata da un allenatore che nel primo tempo, in controllo del match, toglie un centrocampista e mette un centravanti, Zapata. Non tutti avrebbero fatto lo stesso.

Ilicic inaugura il suo show

Il diciottesimo gol di Ilicic, l'84mo dell'Atalanta in stagione, mette in discesa la partita. La squadra di Gasperini, come d'abitudine, accetta l'uno contro uno a tuttoc ampo. Parte aggressiva, non pensa ad amministrare, a controllare il triplo vantaggio che si è ulteriormente esteso dopo il rigore dello sloveno. Djimsiti sale a cucire il gioco, De Roon e Freuler stringono e chiudono le linee di passaggio per le fonti del gioco della squadra di Celades. Goosens e Hateboer giocano a tutta fascia e il campo si trasforma in una distesa di opportunità per l'Atalanta. Gli spagnoli aumentano la quota di possesso palla, ma i nerazzurri restano in pressione alta. Le linee del Valencia finiscono per allontanarsi, le maglie bianche sono più lontane fra loro a tutto vantaggio della difesa attiva della Dea.

I passaggi nel primo tempo evidenziano il calcio più diretto e verticale dell'Atalanta
I passaggi nel primo tempo evidenziano il calcio più diretto e verticale dell'Atalanta

Gomez e Ilicic giocano stretti, il Valencia pareggia

Fondamentale anche la posizione di Pasalic tanto per il recupero del pallone quanto per le occasioni di dialogo con Gomez e Ilicic che tendono ad avvicinarsi molto nelle due fasi. Su di loro si convoglia il gioco che però si sviluppa, dopo l'uscita bassa, prevalentemente sulle fasce per andare solo in un secondo momento a cercare le punte in profondità. Il Valencia, che fatica a scivolare rapidamente da un lato all'altro del campo, è costretto ad alzarsi, a scoprirsi, ma il possesso è lento e non basta a disallineare l'Atalanta.

Dove non riesce il Valencia, arriva un passaggio migliorabile di De Roon che apre con qualche leggerezza verso il centro-sinistra. Gli spagnoli stavolta lo spazio lo trovano, Dani Parejo lancia il tre contro tre nello spazio di mezzo. Da lì può vedere più campo, aspetta l'inserimento senza palla di Gameiro e lo serve con l'imbucata verticale verso l'area. Palomino legge bene la situazione, si posiziona in maniera corretta e in anticipo ma la scivolata di fatto accomoda il pallone per l'attaccante francese che segna il 32mo gol nelle competizioni UEFA.

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L'Atalanta pressa alta e torna avanti

Il Valencia si mette a giocare, ritrova la vocazione alla proposta, inficiata da una certa fretta nell'interpretazione, che emerge in un pallonetto ibrido, tiro e cross, del "Papu" Gomez che galleggia sul centro-sinistra. Si vede nel timore che rende meno efficaci le uscite difensive, nei passaggi corti al limite dell'area che comunque evidenziano la solita accettazione del rischio che fa funzionare il modello Atalanta.

Funziona decisamente bene, poi, il pressing alto a centrocampo e sulla trequarti. I nerazzurri arrivano spesso prima su respinte corte o palloni mal controllati. La maestria nelle transizioni positive riduce spesso le opzioni di costruzione del Valencia, costretto a far girar palla all'indietro, a ricominciare l'azione dai difensori.

Le posizioni medie nel primo tempo. L'Atalanta (blu) crea superiorità alle spalle di Ilicic con Djimsiti, Hateboer e De Roon. Quel triangolo porta Gayà (numero 14 del Valencia) fuori posizione e libera spazio per Ilicic nello spazio di mezzo
Le posizioni medie nel primo tempo. L'Atalanta (blu) crea superiorità alle spalle di Ilicic con Djimsiti, Hateboer e De Roon. Quel triangolo porta Gayà (numero 14 del Valencia) fuori posizione e libera spazio per Ilicic nello spazio di mezzo

Sotto pressione, emergono le difficoltà di Diakhaby, che peraltro è l'unico centrale di ruolo, quando Ilicic lo punta. La sua leggerezza nell'andare col braccio verso il pallone sfugge all'arbitro ma non al VAR: secondo rigore, secondo gol di Ilicic e i quarti si avvicinano.

Si fa male De Roon, manata involontaria che causa problemi all'occhio, Gasperini tutt'altro che conservativo mette Duvan Zapata, arretra Pasalic da mediano e gli stringe dietro Gomez e Ilicic, pronti a muoversi da trequartisti.

Il primo tempo di Ilicic e Gomez che si sono divisi le zone di competenza e hanno allargato le maglie della difesa del Valencia
Il primo tempo di Ilicic e Gomez che si sono divisi le zone di competenza e hanno allargato le maglie della difesa del Valencia

Secondo tempo

Celades toglie Diakhaby per Guedes, che aumenta la presenza offensiva del Valencia muovendosi bene tra le linee. Il tecnico schiera il Valencia a specchio con tre uomini dietro che però sono tre difensori adattati: Kondogbia, Coquelin e Wass. Si passa velocemente dalla traversa di Hateboer al pareggio di Gameiro, il giocatore con più gol e più presenze in Europa nella rosa del Valencia, favorito dalla mancata spazzata di Palomino. Di nuovo, l'Atalanta che dà il meglio quando gioca in verticale per abbassare la difesa del Valencia, si scopre più vulnerabile quando cerca di amministrare dietro. Quella di Gasperini è una squadra fatta per giocare a calcio, con ogni risultato, contro ogni avversario.

Un errore di posizionamento di Palomino, oggi non esattamente impeccabile sul centro-sinistra, su un lancio in verticale a favorire lo scatto di Torres che porta per la prima volta il Valencia in vantaggio. Ma nel silenzio di una partita surreale, mentre gli spazi si allargano, l'Atalanta scopre fino in fondo il senso, l'importanza, il valore della presenza di Zapata che pure impiega un quarto d'ora abbondante per entrare in partita. Il colombiano serve proprio per permettere di ribaltare l'azione alle spalle del centrocampo e sfidare i difensori adattati con gli scatti palla al piede in progressione. E' quello che fa bene prima andando al tiro in diagonale (para Cillesen di piede) poi proteggendo palla e appoggiando dietro per Ilicic che si regala l'hat-trick e il ventesimo gol stagionale.

Ilicic domina l'area e si muove a tutto campo, Zapata si adatta e svaria dall'altro lato per aprirgli ulteriormente spazi
Ilicic domina l'area e si muove a tutto campo, Zapata si adatta e svaria dall'altro lato per aprirgli ulteriormente spazi

L'evidenza di un mis-match tra la linea difensiva del Valencia e il tridente d'attacco dell'Atalanta sposta gli equilibri. L'inserimento dalla panchina di Cheryshev appare come una mossa disperata di Celades. Il quarto gol alimenta una gioia contenuta e distante, ma non per questo meno importante. L'Atalanta, pur con 246 passaggi contro 402 e sei occasioni create a 10, vince e diverte. Passa il turno con otto gol tra andata e ritorno, vince senza dimenticare chi è e cosa la rende grande. La bellezza salva il calcio, almeno per una sera.

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