Il video del figlio di Ronaldinho col Barcellona fa il giro del mondo: ma è per il motivo sbagliato

Joao Mendes de Assis Moreira sa di avere tutti gli occhi del mondo puntati addosso. È il figlio di Ronaldinho e, in Spagna (quella che ha il cuore blaugrana) e in Brasile (che ancora sogna per i colpi da funambolo del padre), si aspettano che in campo faccia faville come l'ex Pallone d'Oro. Ma la discendenza paterna non sempre è garanzia di talento (che pure ha bisogno di tempo per sbocciare) e, soprattutto, rischia di essere un fardello troppo pesante da portare sulle spalle fino a smorzare le qualità del ragazzo.
Basta dare un'occhiata alla media dei commenti che gli utenti hanno riservato al giovane 18enne che ha giocato con la maglia della Juvenil B del Barcellona nel torneo amichevole MIC. È la quarta esperienza nella brevissima carriera che lo ha portato già a indossare le maglie dei settori giovanili di Paris Saint-Germain, Cruzeiro e Flamengo.

L'esordio non è stato scintillante come molti credevano: "Tale padre non è sicuramente tale figlio", è stato uno dei commenti più gettonati tra quelli critici oltre a "lui se non era figlio di Ronaldinho" alludendo al fatto che adesso nella sua vita farebbe un lavoro normale se non fosse per la fama e le raccomandazioni. E ancora: "Crescere nelle favelas brasiliane è necessario per avere abilità. La vita è stata chiaramente troppo bella per lui", come a dire che al ragazzo manca quella ‘fame' che associata alle qualità naturali ti fa compiere cose straordinarie.

Il difetto, se così lo si può definire, di Joao Mendes è stato disputare una partita normale facendo cose ordinarie. Qualche finta o cambio di passo, il tentativo di andare via in dribbling provando a disorientare l'avversario, una fuga verso il fondo per crossare, un tocco di punta per anticipare la marcatura e alimentare il palleggio della squadra. Tutto qui? Si sono detti in molti di quelli che al campo erano corsi perché c'era il figlio di Ronaldinho.
Dopo diverse settimane di allenamento era riuscito a convincere i suoi allenatori a dargli finalmente un'opportunità di scendere in campo con la divisa blaugrana. Aveva la numero sette addosso e anche la pressione di spettatori, osservatori. Ma chi si aspettava che avrebbe assistito a qualche colpo di pura magia, di quelli che papà Ronaldinho faceva uccellando portieri e difensori, s'è dovuto accontentare di cose normali. Nessun effetto speciale, almeno per adesso. Il ragazzo di farà anche se ha spalle ancora troppo strette per essere "figlio di".