Il Tottenham dopo Conte e Stellini caccia tutti gli italiani, tranne uno: lo chiamano “il mago”

Li cacciati tutti meno uno. Il Tottenham ha iniziato il repulisti all'interno del club, lo sconforto dei risultati negativi ha indotto la proprietà londinese a smontare un pezzo alla volta tutto ciò che ha fatto parte dell'esperienza di Antonio Conte. Dopo l'esonero di Cristian Stellini, che da vice era stato promosso ad allenatore titolare per quattro incontri, gli Spurs hanno deciso di affidarsi al 31enne ex centrocampista Ryan Mason (accadde la stessa cosa un paio di anni fa, con la partenza di José Mourinho).
Una scelta inevitabile alla luce della pesante e mortificante sconfitta subita contro il Newcastle (6-1, con 5 gol incassati in 20 minuti) e di un quinto posto in campionato che tiene la squadra a -6 dalla zona Champions. Una scelta che scandisce il momento difficile della società inglese, costretta a fare i conti anche con le dimissioni del manager, Fabio Paratici, a causa della squalifica inflittagli dalla Corte d'Appello Federale italiana e confermata per effetto del ricorso bocciato dal Collegio di Garanzia del Coni.

Il precedente staff è stato azzerato ma non tutto è stato buttato via. Qualcosa di buono c'era, c'è adesso e con ogni probabilità resterà anche in futuro: si tratta di Gianni Vio, lo specialista degli schemi sui calci piazzati, la persona che Roberto Mancini ha voluto anche con sé in Nazionale, lo scacchista perfetto su palla inattiva al punto da inventare oltre quattromila possibili combinazioni su punizione, calcio d'angolo, rimessa laterale e tutti quei frangenti di un incontro in cui per rendersi pericolosi serve un'alternativa al gioco manovrato. È come se nella sua testa ci fosse una lavagnetta dove prendono forma traiettorie che inventano spazi e giocate laddove nessun altro ci arriva con la fantasia.
La domanda sorge spontanea: perché il Tottenham ha deciso di tenere Vio? Con ogni probabilità le ragioni plausibili sono due. La prima spiegazione è che viene identificato come figura a sé, una sorta di consulente esterno e non come membro effettivo e organico della struttura che faceva capo a Conte e a Stellini. In buona sostanza non è considerato un "uomo" stretto dell'ex allenatore leccese.
La seconda motivazione è di mera opportunità professionale: perché Mason porti a termine la stagione nel migliore dei modi possibili, provando a salvare il salvabile (e conquistare l'accesso alla Champions) ha bisogno di contare anche sull'esperienza di altri professionisti del campo per orientare il lavoro in questa porzione di stagione. E Vio è sicuramente uno di questi.