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Il più contestato della storia: da quel giorno il Pallone d’Oro non sarà più lo stesso

Matthias Sammer nel 1996 vince l’ultima edizione del Pallone d’oro in cui dominano ancora i criteri che hanno guidato l’assegnazione dal 1956 in avanti. Dopo la sua vittoria e le critiche che ne sono derivate, il Pallone d’oro diventa il marchio di fabbrica del miglior prodotto calcistico possibile, da esportare in tutto il mondo.
A cura di Jvan Sica
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Il 24 dicembre 1996 cambia definitivamente l’assegnazione e in un certo senso anche il valore del Pallone d’oro, classifica, trofeo, premio che tanti criticano e altri snobbano, ma che diventa sempre l’apposizione più usata per definire chi lo vince. Quindi vuol dire che conta eccome. Quel giorno cambia perché viene assegnato al tedesco Matthias Sammer, centrocampista, poi diventato libero beckenbaueriano del Borussia Dortmund e della Nazionale tedesca.

Che Sammer abbia vinto il Pallone d’oro non dovrebbe creare nessuno scalpore, in quanto quell’anno con il Dortmund ha vinto la Bundesliga e porrà le basi per la vittoria della Champions League dell’anno successivo, in finale contro la grande Juventus di Lippi, e soprattutto ha guidato, letteralmente accompagnando per mano i compagni in partite decisive come quella dei quarti di finale contro la Croazia, la Germania al titolo europeo. Risulterà anche il miglior giocatore di quell’edizione degli Europei, quindi tutto torna?

Purtroppo no e tutti subito se ne rendono conto. L’assegnazione del Pallone d’oro a Sammer è un’assegnazione che potremmo definire classica. Come tante altre volte si sono rispettati tre criteri non formalizzati ma in pratica decisivi per le scelte. Il primo riguarda il fatto che fino all’anno prima si poteva premiare solo un calciatore europeo. Ecco perché nell’albo d’oro ad esempio non vedete Pelé oppure per l’anno 1986 vedete al primo posto Belanov e non ai primi tre posti ex-aequo Diego Armando Maradona.

Il secondo punto riguarda il fatto che negli anni pari si tende a premiare chi ha realizzato qualcosa di speciale durante i tornei per Nazionali che si sono disputati in estate. Ecco perché Paolo Rossi lo vince nel 1982, nonostante per metà anno non abbia giocato, nel 1962 è appannaggio di Josef Masoupust, in finale con la sua Cecoslovacchia ai Mondiali del 1962, nel 1972 ai primi tre posti sono tutti tedeschi occidentali e così via.

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Il terzo assunto nascosto riguarda anche il desiderio di premiare chi ha detto qualcosa di nuovo, rispetto alla sua carriera precedente, come se si volesse premiare anche il calciatore più migliorato, secondo una definizione presa dall’NBA.
Matthias Sammer nel dicembre del 1996 aderiva perfettamente ai tre punti sopra citati e il premio fu correttamente assegnato. Ma il Pallone d’oro e il calcio nella sua totalità proprio in quegli anni stava cambiando completamente. Dal 1995 il Pallone d’oro non si assegnava solo ai calciatori di nascita europea, ma anche a chi giocava nel continente, il che vuol dire tutti i migliori al mondo. Sempre l’anno precedente c’era stata la sentenza Bosman, che stravolge le identità nazionali nel calcio rendendolo negli anni lo sport globalizzato per eccellenza. In terzo luogo il calcio delle Nazionali perde leggermente appeal rispetto a tornei per club che iniziano a diventare mastodontici per interesse mondiale e introiti, come la Champions League.

Il Pallone d'Oro a Sammer cambia la storia del premio

Insomma con Sammer finisce definitivamente la concezione appunto classica del Pallone d’oro e ne inizia una globalista, in cui si premia prima di tutto il miglior calciatore in circolazione tout court, senza tanti fronzoli sull’anno solare o meno, poi si premia chi fa i gol e più ne fai più scali la classifica e infine si tende a premiare calciatori anche più giovani rispetto alla fase precedente, perché su di loro è più semplice poi costruire strategie che vanno molto oltre il calcio. L’anno successivo alla vittoria di Sammer il trofeo verrà conquistato da Ronaldo, in un 1997 a metà fra Barcellona e Inter, due anni dopo da Zidane, che sarà decisivo per la Francia ai Mondiali solo in finale, nel 2001 Owen e così via fino al 2007, anno in cui si decide di assegnarlo a Kaká, ma anche a stravolgerlo di nuovo.

Dal 2008 in poi (con parentesi obbligatoria e quasi forzata nel 2018 con la vittoria di Modric) il Pallone d’oro “devono” vincerlo Messi o Cristiano Ronaldo. E la costrizione necessaria che sottolineo con le virgolette non riguarda tanto il fatto che potrebbero non meritarlo eppure deve andare così, ma per una nuova concezione del premio stesso, secondo la quale deve andare a chi poi con la sua sola figura possa espanderne di più l’allure in paesi calcisticamente in via di sviluppo. Il Pallone d’oro deve essere il marchio di garanzia vicino al prodotto calcistico migliore possibile, al fine di vendere il pacchetto completo a chi vuole solo comprare a peso, senza stare lì a guardare i dettagli. Non una visione svilente, ma una visione che rispecchia l’oggi, inutile guardarsi indietro.

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