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Il disperato appello delle calciatrici afghane: “Fateci arrivare in Italia con le famiglie”

Dall’Italia è in atto una fitta rete di contatti con le calciatrici dell’Herat Football club, disperate come tutte le donne afghane dopo la presa del Paese da parte dei talebani. L’ONG fiorentina Cospe: “Ci hanno chiesto aiuto per arrivare in Italia con le famiglie”. Il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero si mette a disposizione per accoglierne una.
A cura di Paolo Fiorenza
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Nella tragedia incombente sulle donne dell'Afghanistan, il cui cielo è diventato nero come la pece dopo la presa del Paese da parte dei talebani, tra le giovani più a rischio di ritorsioni – in quanto simbolo di emancipazione attraverso lo sport – ci sono certamente le calciatrici. Il terrore nelle loro voci viene portato all'attenzione dell'Occidente tramite le testimonianze di chi riceve da loro disperate telefonate o messaggi vocali, come l'ex capitano della Nazionale femminile afghana Khalida Popal: "Piangono, piangono soltanto… sono disperate. Si stanno nascondendo. La maggior parte di loro ha lasciato le proprie case per andare dai parenti e nascondersi perché i vicini sanno che sono giocatrici. Hanno paura, con i talebani è tutto finito".

Da Herat – terza città dell'Afghanistan per popolazione dopo la capitale Kabul e Kandahar – le giocatrici della squadra locale, campione in carica del campionato femminile, hanno chiesto aiuto all'Italia per cercare di fuggire: "Una quindicina sarebbero scappate in Iran. Altre sei, tutte nate tra il 1999 e il 2000, sono ancora lì, ci hanno chiesto aiuto per arrivare in Italia con le famiglie – spiega al Corriere della Sera Pamela Cioni dell'ONG fiorentina Cospe, che collaborava con le giocatrici anche prima – Sono giovani e nubili, il rischio di ritorsioni dei talebani è molto alto. Anche il loro allenatore sta tentando di fuggire. Siamo preoccupati".

Quanto sia difficile per le ragazze lasciare il Paese lo spiega Stefano Liberti, coautore con Mario Poeta del docufilm Herat Football club, dedicato proprio alla squadra di calcio femminile della città: "Sono in contatto costante con le ragazze, ma arrivare all’aeroporto di Kabul non sarà facile. Sono oltre 20 ore di viaggio". Una mano tesa arriva anche da Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria: "Sono pronto ad accogliere una campionessa del calcio afghano. Lo sport in questo caso è solo un pretesto, il mio è un messaggio di fratellanza e di solidarietà". Girarsi dall'altra parte è impossibile.

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