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Il caso dell’Inghilterra regina d’Europa: le donne vincono ma guadagnano 68 volte meno degli uomini

La disparità di trattamento economico tra calcio maschile e femminile è balzata (ancora) all’occhio dopo la vittoria dell’Inghilterra agli Europei. Il gender pay gap è imbarazzante, basta dare un’occhiata alle cifre. E in Italia va anche peggio.
A cura di Maurizio De Santis
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La nazionale di calcio femminile inglese fa festa a Wembley per la vittoria degli Europei.
La nazionale di calcio femminile inglese fa festa a Wembley per la vittoria degli Europei.

Cinquantamila sterline e una bella manciata di spiccioli sonanti. Il premio che ogni calciatrice dell'Inghilterra campione d'Europa ha incassato è risibile rispetto al ricco salvadanaio che i colleghi maschi avrebbero portato a casa in caso di vittoria contro l'Italia a Euro 2020.

Andò malissimo anche sotto quel profilo, costretti ad ‘accontentarsi' di appena 300 mila sterline per la qualificazione in finale. Se fossero riusciti ad alzare il trofeo a Wembley nelle loro lasche sarebbe arrivato un assegno di 460 mila sterline.

Otto volte in più delle donne che hanno trionfato in quello stesso stadio ammutolito dai rigori Azzurri, dalle parate di Gigio Donnarumma e dagli errori dei giocatori dal dischetto.

"It's coming home", "sta tornando a casa" è divenuto realtà. I tifosi hanno potuto (finalmente) urlarlo a squarciagola dopo la scoppola tremenda presa dai maschi strapagati anche quando perdono.

Imbarazzante. Non c'è altra definizione che calzi a pennello, considerata la palese sperequazione tra le parti, quando si tocca l'argomento della parità di trattamento economico tra calcio professionistico maschile e femminile.

Beth Mead, migliore calciatrice e capocannoniere degli Europei femminili, nella sua squadra di club (l'Arsenal) guadagna 25 mila sterline all'anno.
Beth Mead, migliore calciatrice e capocannoniere degli Europei femminili, nella sua squadra di club (l'Arsenal) guadagna 25 mila sterline all'anno.

La sproporzione delle cifre raccolte dalla BBC dice tutto: le giocatrici della Women's Super League (la massima serie del campionato femminile inglese) guadagnano in media 47 mila sterline all'anno mentre lo stipendio medio di un calciatore della Premier League si attesta sulle 60 mila a settimana (circa 3 milioni all'anno), con punte che toccano le 400 mila sterline a settimana (nel complesso 68 volte in più a fronte del ‘salario rosa') come nel caso di elementi di spicco come David De Gea (350 mila) e Cristiano Ronaldo (385 mila) del Manchester United.

L'eguaglianza è un miraggio. Esiste nelle regolamenti della Uefa, per tutto il resto non c'è paragone che tenga né forma di giustizia che riesca a fare breccia nel business. Un altro esempio rende bene l'idea: l'attaccante delle ‘leonesse' Beth Mead, migliore calciatrice e capocannoniere degli Europei femminili, percepisce dalla sua squadra di club (l'Arsenal) 25 mila sterline all'anno.

La manager della selezione inglese di calcio femminile, Sarina Wiegman, esibisce con orgoglio il trofeo conquistato a Wembley.
La manager della selezione inglese di calcio femminile, Sarina Wiegman, esibisce con orgoglio il trofeo conquistato a Wembley.

Ma grazie alla sua bravura e alla grande popolarità conquistata sul campo la punta dei Gunners è riuscita ad accumulare un tesoretto in sponsor (413 mila sterline). Un'eccezione è anche Sarina Wiegman, la selezionatrice dell'Inghilterra che può ‘vantare' uno stipendio di 400 mila sterline a stagione per l'incarico in nazionale. Poco nonostante l'aumento degli investimenti e degli introiti in contratti pubblicitari.

Qual è la situazione in Italia? Peggio che andar di notte… Ragionando sempre in termini di media – e questo rende bene l'idea di quale sia il livello diseguaglianza che in inglese viene definito gender pay gap – un calciatore tesserato per un club che gioca in Serie C può contare su un'entrata mensile di 2.500 euro, il doppio rispetto ai 1.250 euro delle calciatrici della Serie A femminile.

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