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Il calciatore contento di stare in panchina: “Non me ne fregava niente perché sono milionario”

La scelta di vita di Alex Song: voleva tutto, rinunciare a nulla, concedersi (e prendere) il meglio di quel che poteva al momento. In una chat su Instagram ha parlato con molta schiettezza delle scelte fatte in carriera.
A cura di Maurizio De Santis
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La scelta pragmatica di Alex Song: i soldi prima di tutto, non gli importava di giocare.
La scelta pragmatica di Alex Song: i soldi prima di tutto, non gli importava di giocare.

I soldi non fanno la felicità ma aiutano a vivere meglio. Alex Song, oggi 34enne, ha interpretato a suo modo quel vecchio adagio. Adesso gioca con l'As Arta Solar di Gibuti, spiccioli di carriera che ha monetizzato fin quando ha potuto. La vita professionale di un calciatore è così, ha poco tempo a disposizione e a un certo punto l'ex centrocampista dell'Arsenal s'è chiesto dinanzi allo specchio cosa volesse fare: continuare a essere talento pronto a esplodere, che non trova molto spazio, oppure monetizzare il suo status di buon giocatore. E così ha sfruttato l'occasione, cavalcato l'onda degli ingaggi aurei fin quando ha potuto facendo una scelta precisa: giocare poco, guadagnare tanto accettando di stare dietro le quinte di un grande club che ti prende e tiene in rosa, pronto per essere usato alla bisogna, senza che faccia ombra, che stia buono al suo posto e non faccia troppe storie in cambio di un ingaggio ricco abbastanza da trasformare in dorata la sua panchina.

Con molta schiettezza Song ha scelto la seconda strada e lo ha ammesso senza alcun timore di essere definito mercenario, attaccato solo al denaro. In una chat di Instagram con il giocatore NBA, Pascal Siakam, ha confessato tutto senza peli sulla lingua raccontando l'esperienza personale fin dai tempi dell'Arsenal. Capì quanto fosse importante il denaro da una disavventura: abbagliato dalle auto belle e costose ("quella di Henry era bellissima, volevo anch'io una del genere e firmai il finanziamento") ne comprò una che gli prosciugava lo stipendio da 15 mila sterline a settimana (circa 18 mila in euro) percepito durante gli esordi all'Arsenal. "Ero un ragazzo giovane – dice – credevo di poter comprare quello che volevo, passare anche notti folli e permettermi anche il lusso di acquistare anche una macchina lussuosa come quella che aveva Henry".

Song in panchina a Barcellona, sorride accanto a Neymar. "Non m'importava, guadagnavo molto"
Song in panchina a Barcellona, sorride accanto a Neymar. "Non m'importava, guadagnavo molto"

L'illusione di avere il mondo ai suoi piedi, tutto a portata di mano grazie a una ‘strisciata' di carta di credito, durò pochissimo, lo spazio di un paio di mesi e un conto in banca costantemente in rosso anche se a 20 anni metti in tasca in un mese quello che un ‘lavoratore normale' guadagna in un anno. "La maggior parte dei calciatori vive al di sopra delle sue possibilità – ha aggiunto Song -. Io non arrivavo a 100 mila sterline a settimana (circa 120 mila in euro) eppure la gente pensava che fossi un milionario. Dopo due mesi fui costretto a riportare indietro la vettura perché stavo spendendo tutti i miei soldi per fare benzina. Quando tornai alla concessionaria dissi: questa macchina non fa per me, è troppo… datemi una Toyota".

Song voleva tutto, rinunciare a nulla, concedersi (e prendere) il meglio di quel che poteva al momento. Per farlo, però, mancava un ultimo tassello: ricevere l'offerta di una società ricca e importante, un club che potesse mettergli sul piatto abbastanza denaro anche solo per ‘fare numero'. E quando arrivò la chiamata del Barcellona non ci pensò due volte nonostante la prospettiva chiarita in partenza fosse chiara: vieni da noi ma non avrai molto spazio per giocare. Chi se ne frega di fare da riserva, disse tra sé Song che decise di prendere i soldi e ‘scappare' in Catalogna.

In totale saranno 65 le presenze di Alex Song con la maglia dei blaugrana
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Chi avrebbe mai potuto fargli un'offerta del genere? E disse sì anche per amore della sua famiglia: "Ho pensato che così potesse avere una vita più serena anche alla fine della mia carriera – ha aggiunto il centrale camerunese -. Quando il direttore sportivo del Barcellona mi disse che non avrei giocato molto non ci rimasi male… la cosa non mi interessava perché sapevo che sarei diventato milionario". Soldi e basta, cos'altro? Song non chiedeva di più né di meglio al ‘netto' dei suoi trasferimenti in prestito al West Ham e poi al Rubin Kazan prima di passare agli svizzeri del Sion e infine a Gibuti. "Non me ne fregava un cazzo di restare seduto a scaldare la panchina al Camp Nou perché guadagnavo molto".

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