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Il Brentford: “Condanniamo il razzismo ma non ci mettiamo più in ginocchio”

In Inghilterra le squadre di calcio si inginocchiano poco prima di un match come forma di protesta simbolica contro il razzismo. L’iniziativa prese piede con il movimento Black Live Matter scaturito dopo la morte di George Floyd, soffocato da un agente che teneva il ginocchio premuto sul suo collo. Il Brentford ha spiegato perché non aderirà più all’iniziativa.
A cura di Maurizio De Santis
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In piedi mentre arbitro e calciatori avversari sono inginocchiati a pochi istanti dal calcio d'inizio. Il Brentford ha deciso di dissociarsi dall'iniziativa adottata nel calcio inglese per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla lotta alla discriminazione e al razzismo. Il club che milita nella Football League Championship (econda divisione del calcio d'Oltremanica) lo ha fatto in occasione della gara contro il Barnsley di domenica scorsa. Black Live Matter è il movimento che ha preso piede in America dopo l'uccisione di George Floyd da parte di un agente della polizia (che ne causò la morte per soffocamento premendogli il ginocchio sul collo) e ha coinvolto tutto il mondo dello sport.

Perché il Brentford ha deciso di non aderire più a quella dimostrazione simbolica? È forse una società che sposa idee razziste? Niente affatto. "Il razzismo è l'opposto di ciò che rappresentiamo", ha chiarito il club. E in un comunicato ufficiale ha spiegato cosa c'è dietro quell'atteggiamento che non poteva passare inosservato. In buona sostanza, pur condannando ogni forma di discriminazione e impegnandosi a combatterla, non ritiene che inginocchiarsi sia effettivamente utile alla causa.

Alcuni nostri calciatori hanno subito in prima persona abusi razzisti e abbiamo anche visto alcuni commenti spaventosi fatti nei confronti di altri giocatori in passato o più di recente – si legge nella nota del Brentford sulla questione finita sotto i riflettori -. C'è una chiara necessità di continuare a spingere per porre fine a tutte le discriminazioni e siamo pronti a batterci in tutte le sedi. A giugno abbiamo aderito all'iniziativa ma adesso non crediamo più che la cosa abbia lo stesso impatto. Crediamo di poter usare il nostro tempo e le nostre energie per promuovere l'uguaglianza razziale in altri modi.

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