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Ibrahimovic al Manchester United, dove il feeling con Mourinho non è bastato

Zlatan Ibrahimovic ha avuto un impatto fortissimo sul Manchester United, in campo e negli spogliatoi. Alla corte di José Mourinho, con il quale ha stabilito un rapporto fortissimo, il centravanti ha lasciato un segno indelebile, prima dell’infortunio al ginocchio che gli ha impedito di replicare la prima importante stagione vissuta all’Old Trafford.
A cura di Marco Beltrami
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Zlatan Ibrahimovic ha lasciato un segno indelebile anche al Manchester United. Due le stagioni collezionate dal sempreverde centravanti svedese all'Old Trafford, protagonista di un impatto notevole in campo e nello spogliatoio dei Red Devils, con un feeling totale con José Mourinho (che credeva però che dopo l'infortunio Ibra non sarebbe mai tornato) e i compagni, stupiti dalla sua fame e attitudine al successo. Un'esperienza purtroppo condizionata dal grave infortunio che però non gli ha impedito di mettere la sua firma nella storia del club inglese.

Ibrahimovic e l'inizio della sua avventura con il Manchester United

Ibrahimovic approda al Manchester United nell’estate del 2016 a 34 anni, dopo le fortunate stagioni al Psg. Troppo forte la voglia di provare un altro dei top 5 campionati Europei dopo Serie A, Liga, e Ligue 1 per lo svedese prelevato a zero dai Red Devils. L'impatto dell'attaccante alla corte di José Mourinho, arrivato con lui all'Old Trafford è devastante, come confermato dal gol decisivo per la conquista del Community Shield ai danni del Leicester. Già a gennaio 2017, Ibra ha segnato 18 gol, un rendimento tale da fargli dichiarare: "In tre mesi ho conquistato l'Inghilterra". E la conquista continua poi a febbraio con la doppietta che aiuta lo United a vincere la Coppa di Lega a Wembley.

L'empatia tra Ibrahimovic e lo United, l'impatto sui compagni

In pochi mesi l'empatia con la sua nuova squadra e l'ambiente è ai massimi livelli. Ibrahimovic come spesso accaduto in carriera, sembra aver cucita addosso la casacca dei Red Devils, e fa sognare i tifosi non solo in campo, ma anche a suon di dichiarazioni: "Il Manchester United è probabilmente il club più grande tra quelli in cui ho giocato. L'unico a cui posso paragonarlo è il Milan. Abbiamo iniziato vincendo, è una bella storia. Sto bene, a squadra è fantastica, lo spirito è buono, e l'allenatore, beh, lo conoscono l'allenatore, fa tutto per vincere".

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Come spesso accaduto in carriera (anche in occasione della sua esperienza bis al Milan), l'impatto di Ibrahimovic sullo United è  importante non solo in campo ma anche nello spogliatoio. Basta pensare alle parole degli ex compagni Ander Herrera e Luke Shaw. Il primo al canale ufficiale dei Red Devils dichiarò all'epoca: "Si allena ogni giorno al 100% cercando sempre di migliorare e alzare il livello delle proprie prestazioni. È molto aggressivo ed esigente, ma in senso positivo. Vuole vincere sempre. Se non conoscessimo la sua età potremmo pensare che abbia solamente 28 o 29 anni". Il terzino sulla stessa lunghezza d'onda: "Si allena ogni giorno al 100% cercando sempre di migliorare e alzare il livello delle proprie prestazioni. È molto aggressivo ed esigente, ma in senso positivo. Vuole vincere sempre. Se non conoscessimo la sua età potremmo pensare che abbia solamente 28 o 29 anni".

I numeri di Ibrahimovic nella sua prima stagione con i Red Devils

I numeri della sua prima stagione con i Red Devils sono notevoli. Ibra ha contribuito su 19 dei 42 gol dello United, per il 45.2%, con i suoi gol e gli assist che hanno fruttato alla sua squadra 15 punti dei 53 in campionato, con il "premio" di miglior marcatore dei Red Devils nel 2015-2016 con 28 reti. Solo Van Persie ha fatto meglio nel 2012-2013 con 30 sigilli. Un rendimento che gli ha permesso di eguagliare lo score di altri due giganti come Leo Messi e Cristiano Ronaldo, con la doppia cifra di gol nelle ultime 11 stagioni.

Il grave infortunio e il lungo stop

Una stagione trionfale che purtroppo però si conclude anticipatamente per Ibrahimovic che nei quarti di finale di Europa League rimedia un gravissimo infortunio al legamento crociato anteriore del ginocchio. Un problema che gli impedisce di scendere in campo nella finale del torneo continentale, vinto poi dalla sua squadra. Lo United non esercita l'opzione per il rinnovo di Ibra che però a fine agosto si lega nuovamente al club inglese per un'altra stagione.

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Uno stimolo importante per il calciatore che nonostante le 35 primavere dimostra gran voglia di tornare a giocare e mettersi alle spalle l'infortunio. La grinta e gli stimoli sono quelli di sempre, così come l'atteggiamento spavaldo anche nei momenti più duri di assenza dal calcio giocato: "È una nuova sfida ma sono forte mentalmente e quando mi concentro su un obiettivo niente può fermarmi. Passerò attraverso tutto, non importa cosa c'è sulla mia strada, romperò tutto per raggiungere il mio obiettivo". 7 i mesi ai box con un unico obiettivo quello di tornare in campo più forte di prima: "Non tornerò per essere quello che sono, ma solo per essere migliore del vecchio Ibra. Non voglio scuse per essere stato infortunato come ‘è appena tornato, è la sua prima partita'. Voglio sentire la stessa pressione che avevo prima".

Le difficoltà post-infortunio e l'addio allo United con le polemiche con i grandi ex

E il ritorno in campo si concretizza il 18 novembre, mentre per il gol bisognerà attendere il 20 dicembre in EFL. È quella l'unica marcatura, 255 dopo l'ultimo gol, di quella sfortunata annata pesantemente condizionata dal problema al ginocchio, prima della separazione definitiva con destinazione Miami. Dopo l'addio, lo svedese si è detto dispiaciuto per non essere arrivato prima all'Old Trafford: "Mi spiace per i tifosi, se mi avessero visto più giovane avrebbero visto un leone diverso. Sarebbe stato pericoloso per la Premier, avrei mangiato tutti a colazione, e invece li ho presi a pranzo. Però sono venuto comunque: ci sono stato e ho portato a termine il mio compito. Ho dato più che potevo il più a lungo possibile".

Non sono mancate però anche le critiche a Ibra soprattutto da parte delle grandi glorie del Manchester United. Numerosi opinionisti, ex calciatori molto legati al ciclo vincente di Sir Alex Ferguson hanno puntato il dito contro lo svedese che ha risposto per le rime: "Basta con i confronti con l'era Ferguson. Quel ciclo è chiuso, non voglio sentire cosa è successo prima. Lui ha il suo posto nella storia di questo club, ma ora si deve andare avanti. Alcuni di loro non giocano più. Sono in tv e si lamentano tutto il tempo perché non sono più parte attiva nel club. Se vuoi lavorare in società vai da loro e cerchi un lavoro. Non puoi andare in tv e criticare sempre".

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Il feeling unico con Mourinho che credeva però che fosse finito dopo la MLS

Parole al miele anche per Rashford, Pogba, ma soprattutto per José Mourinho che a detta di Ibrahimovic è stato uno dei motivi che lo ha spinto ad accettare la proposta dello United, dopo l'esperienza condivisa all'Inter: "Ciò che ha fatto non potrà mai essere dimenticato. Ha un curriculum in cui vanta trofei in ogni club in cui è andato ad allenare". I due non hanno mai fatto mistero di avere un rapporto molto forte".

Ai microfoni di ESPN, l'attaccante parlò così del suo rapporto con lo Special One: "Personalmente mi ha fatto sentire sempre a mio agio, mi ha dato molte responsabilità. Mi disse che l'unico problema che aveva con me era quando doveva farmi riposare". Il tutto anche passando attraverso momenti di tensione, che sono serviti a Ibrahimovic per crescere: "Una volta, nell'intervallo, mi criticò davanti a tutta la squadra dopo un brutto primo tempo – ha dichiarato al Mirror – Avrei dovuto ricevere un premio come miglior giocatore in Italia e mi disse: ‘Quando vai su quel palco e ricevi il tuo premio dovresti vergognarti per il modo in cui stai giocando, non te lo meriti'. Non è una novità il fatto che critichi spesso i giocatori, ma dipende da come la prendi e da come reagisci. Mi sono detto che sarei uscito dallo spogliatoio e avrei dimostrato di poter fare di meglio".

Nel suo libro poi il bomber ha raccontato proprio dei momenti difficili condivisi nella seconda stagione in Inghilterra a causa dell'infortunio: "Tutto sembrava a posto con il ginocchio e non sembrava che avrei avuto bisogno di tanta riabilitazione come pensavamo. Gli dissi poi ‘se vuoi che giochi, sto giocando ma non voglio deluderti. Non posso darti quello che di solito posso garantire". L'addio fu inevitabile dunque, con Mourinho che poi a malincuore prese atto della fine di un'era. Una situazione però smentita poi nel tempo dalle prestazioni di Ibrahimovic, che ancora oggi al Milan continua a rivelarsi un fattore: "Non tornerà più al suo livello. Gli anni in America (alla vigilia del trasferimento ai Los Angeles Galaxy, ndr), saranno ottimi per lui, e si divertirà negli anni che gli restano. Sarà un modo per godersi il finale di carriera, potrà insegnare la sua personalità, la sua passione per il calcio". Ibra però è ancora lì, in campo a regalare gol ed emozioni.

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