Guardiola fa un discorso potente su Gaza: “I prossimi bambini di 4 o 5 anni saranno i nostri”

Pep Guardiola è stato accolto con tutti gli onori alla Whitworth Hall dove il rettore dell'Università di Manchester, Nazir Afzal, gli ha conferito la laurea honoris causa. Un riconoscimento prezioso per il contributo dato alla città nei nove anni in cui è stato allenatore del City, un'avventura che gli ha permesso di lasciare un'impronta indelebile anche sulla città. Nel corso della cerimonia lo spagnolo ha tenuto un discorso di ringraziamento molto potente, durante il quale ha parlato anche della guerra in corso tra Israele e Hamas difendendo la popolazione di Gaza. Ha parlato del dolore che prova per il conflitto che è in corso da quasi due anni, esortando tutti a fare la loro parte per cercare la pace.
Il discorso di Guardiola su Gaza
L'attenzione si posa sulla parte di mondo che dalla fine del 2023 è scossa da una guerra che ogni giorno porta morte e devastazione. Per questo l'allenatore nel suo discorso di ringraziamento si sofferma anche su quello che sta accadendo a Gaza: "È così doloroso quello che vediamo a Gaza. Mi fa male in tutto il corpo. E sia chiaro, non è una questione di ideologia. Non si tratta di sapere se ho ragione io o torto tu. Si tratta solo di amore per la vita, di cura del prossimo. Forse pensiamo di vedere bambini e bambine di quattro anni uccisi dalla bomba o uccisi in ospedale perché non è più un ospedale. Non sono affari nostri".
L'invito a chi lo ascolta è quello di fare la propria parte: "Possiamo pensare che non sono affari nostri. Ma fate attenzione. Il prossimo sarà il nostro. I prossimi bambini di quattro o cinque anni saranno i nostri. Mi dispiace, ma vedo i miei figli quando mi sveglio ogni mattina da quando è iniziato l'incubo con i neonati a Gaza. E ho tanta paura. Forse questa immagine sembra lontana da dove viviamo ora. E potreste chiedervi cosa possiamo fare".
Il discorso è forte e tocca i temi più dolorosi della nostra attualità. Guardiola si dilunga e batte sull'impegno che ognuno di noi deve assumersi in questa situazione. Per spiegarlo bene racconta una breve storia tanto ricca di significato: "Mi torna in mente una storia. Una foresta è in fiamme. Tutti gli animali vivono, terrorizzati, indifesi, inermi. Ma il piccolo uccello vola avanti e indietro, avanti e indietro verso il mare, avanti e indietro, portando gocce d'acqua nel suo piccolo becco. Il serpente ride e chiede: ‘Perché, fratello? Non spegnerai mai il fuoco'. L'uccello risponde: ‘Sì, lo so'. ‘Allora, perché lo fai ancora e ancora?' Il serpente chiede ancora una volta. ‘Sto solo facendo la mia parte', risponde l'uccello".
Cosa significa? È l'allenatore stesso a spiegarlo: "Ovvero, l'uccello sa che non può spegnere il fuoco, ma si rifiuta di non fare nulla. In un mondo che spesso ci dice che siamo troppo piccoli per fare la differenza, questa storia mi ricorda che il potere di ognuno non sta nelle dimensioni. Sta nella scelta. Nel presentarsi, nel rifiutarsi di tacere o di restare immobili quando è più importante". Un'esortazione importante per lo spagnolo che non tace e prende posizione in un momento così importante che sceglie di non dedicare solamente allo sport ma a un impegno concreto per raggiungere finalmente la pace.