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Gli strani Europei di Morata, il calciatore più amato e detestato della Spagna

Alvaro Morata ha giocato come al suo solito durante il primo girone in questi Europei 2020. Non ha entusiasmato ma ha svolto il suo enorme lavoro, svariando molto su tutto il fronte d’attacco. Avvicinandogli Gerard Moreno, sembra che Luis Enrique voglia esaltarlo ancora di più e di sicuro sarebbe ingiusto prendersela con l’attaccante della Juventus per una Spagna fino a questo momento sottotono.
A cura di Jvan Sica
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Álvaro Morata durante questi Europei sta vivendo una situazione davvero paradossale. Per il tecnico della Spagna, Luis Enrique, è un calciatore determinante per la sua proposta di gioco e per la messa in campo di alcune idee offensive che Morata riesce a rendere possibili grazie alle sue caratteristiche. Dall’altra parte per buona parte dei tifosi spagnoli Morata è invece l’uomo del vorrei ma non posso, il centravanti che segna poco, sbaglia gol a volte facili, si muove tanto ma non concretizza e poi, almeno all’inizio, era colui che prendeva il posto dell’uomo del popolo (meglio dire del pueblo in questo caso) di questi europei spagnoli, Gerard Moreno. Morata è preso in parte a esempio, per sua immensa sfortuna, di quella generazione post-Iniesta, Xavi e tutto il resto che non ha continuato la tradizione luccicante della Generación Dorada, capace di vincere Europei, Mondiali, Europei in una fase della storia del calcio su cui ha impresso un marchio indelebile.

“Insultare qualcuno e augurargli la morte è un qualcosa che va messo nelle mani della polizia, e deve essere perseguito in modo deciso” – Luis Enrique

Morata insieme ai vari David de Gea per la porta, Daniel Carvajal, Sergi Roberto e Iñigo Martínez per la difesa, Koke e Thiago Alcantara per il centrocampo, Marco Asensio e appunto Morata per l'attacco sono da tanti considerati i fratellini svogliati dei grandi campioni di pochi anni prima. Questa generazione inoltre aveva ben predisposto tutti, vincendo gli Europei Under 19 in Romania nel 2011 e poi gli Europei Under 21 in Israele nel 2013, peggiorando di molto l’umore quando i risultati con i grandi non sono stati quelli sperati.

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È molto ingiusto però prendersela nello specifico con Morata, addirittura minacciato da invasati durante il torneo e alle prese anche con problemi famigliari per questa follia, perché fin da subito si era visto che l’attaccante di Madrid era qualcosa di molto specifico a cui non bisognava chiedere quello che non avrebbe mai potuto fare.

“La responsabilità è sua e di tutti. Morata ha compiuto diversi sforzi difensivi che sono da ammirare. Sono cresciuto con lui, è un gran giocatore, le statistiche sui suoi gol sono lì. E' uno dei migliori in Europa. Lo vedo forte e con più voglia che mai di segnare nella prossima partita” – Pablo Sarabia dopo la partita contro la Svezia

Negli occhi dei tifosi spagnoli e degli amanti di calcio di tutto il mondo, gli attaccanti spagnoli per eccellenza erano Fernando Torres e David Villa, due quanto mai distanti da Morata. Il primo è un 10 che faceva il centravanti, capace di prendere un vantaggio sul difensore soprattutto con la palla grazie a una tecnica in conduzione davvero strepitosa. L’altro invece giocava sui lati deboli del campo e approfittava del lavoro di cesello che Iniesta e Xavi facevano in Nazionale (con l’aggiunta di Messi quando giocava nel Barcellona) per farsi trovare pronto e pungere.

Álvaro Morata invece è tutt’altra cosa, è una seconda punta che non può sostenere da solo un attacco, come invece gli viene spesso richiesto (anche se Luis Enrique si è subito corretto affiancandogli Gerard Moreno), non è un calciatore che può saltare l’avversario in dribbling in maniera costante e non gioca su scatti e velocità pura come Villa. Morata è un uomo d’area, bravo a entrare negli interstizi della partita e approfittare della palla sporca, dell’ultimo passaggio del compagno, del movimento ben fatto per puntare la porta. Morata potrebbe giocare bene se vicino avesse un grande attaccante alla Lukaku, un centravanti pianeta intorno a cui fare il satellite. Nella Juve ha Cristiano Ronaldo, ma il portoghese non ha più gli anni, la voglia tattica e la forza di reggere per tutte le partite da giocare. Morata non è un attaccante determinante, però conosce il gioco offensivo e questo non guasta mai.

Se Luis Enrique, cosa che sembra essere avvenuta grazie all’utilizzo di Gerard Moreno al fianco di Morata, riesce a esaltare le caratteristiche del suo numero 7, non solo avrà un attacco molto più equilibrato e pericoloso, ma soprattutto potrà contare su un calciatore determinante quando c’è da segnare gol pesanti, come ci ha mostrato con l’Atletico Madrid ad Anfield Road nella Champions League dello scorso anno, e come abbiamo compreso anche noi nella notte in cui è iniziata l’Apocalisse, quella del 2 settembre 2017, quando l’Italia di Ventura prese 3 gol dalle Furie Rosse e Morata fu per la nostra difesa un enigma senza soluzione.

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