Giampaolo Pazzini: “Allegri mi disse cosa fare con Pirlo, lui mi gelò in campo: ‘non venire'”

Giampaolo Pazzini ha iniziato una nuova avventura da opinionista e commentatore in TV. Il richiamo però del calcio giocato è ancora forte per il centravanti, che infatti non perde occasione per raccontare gustosi aneddoti. Uno di questi, relativo al confronto in campo con Andrea Pirlo quando i due vestivano rispettivamente le maglie di Milan e Juventus, è stato utile per un paragone con il calcio odierno in Italia.
Pazzini e l'aneddoto su Pirlo in una sfida tra Milan e Juventus
Il "Pazzo" nel podcast Aura Sport ha mostrato la sua perplessità sugli “scorrimenti difensivi” molto lenti nelle formazioni di Serie A. Passaggi fini a sé stessi, poca velocità e giocatori che non tagliano le linee di passaggio con movimenti rapidi o intuizioni. Insomma, tutti d’accordo in studio sulla poca voglia di rischiare, forse anche per l’assenza di calciatori capaci di quell’intuizione che può spaccare gli equilibri.
Le parole del calciatore bianconero in campo
In questo scenario ecco il racconto di un episodio speciale e “figo” da parte di Giampaolo Pazzini: “Eh vabbè, sto parlando di uno dei più forti al mondo, Andrea Pirlo. Giocava nella Juventus, io giocavo nel Milan. Tra l’altro noi rossoneri abbiamo anche vinto quella sera”. L’allenatore dell’attaccante all’epoca era Allegri, che poi avrebbe fatto il salto trasferendosi proprio in bianconero. Max diede indicazioni precise a Pazzini: "Quando hanno palla loro stai su Pirlo (per mettergli pressione, ndr). Gli arrivò una palla che era un missile da parte di Lichtsteiner e io andai forte a pressarlo. Lui, mentre gli stava arrivando la palla, mi disse: ‘Non venire, tanto gioco di prima’. Cioè, ha avuto il tempo: boom, e giocò di prima davanti. Io gli feci: ‘Andrea, vabbè…’".
Ma non fu l’unica situazione di questo genere, visto che poco dopo Pirlo concesse il bis: “Sembrava finisse lì, ma poco dopo arrivò da Alex Sandro la solita palla forte e anche di sinistro Andrea… Cioè, palla che gli arrivò a 2000 all’ora e lui che mi disse, prendendomi in giro: ‘Guarda, anche di sinistro gioco di prima, non venire’”. Quando ci ripensa, Pazzini sorride ancora per un livello difficile da ritrovare: “Uno dei più grandi. Ero a 5 metri, e io partii e dissi: ‘Ca..o, adesso gli vado in contatto’. Ma niente”. Un altro calcio e altri campioni, che ora latitano in Italia.