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Emiliano Mondonico e la sedia al cielo in Ajax-Torino: simbolo di una protesta “da osteria”

“Quella fu una protesta che rappresentava la rabbia di tutti coloro che non hanno voce: quella sedia non era un fucile, era un’arma da osteria”. Così Emiliano Mondonico spiegherà il perchè di un gesto entrato nella storia del calcio mondiale durante la Finale 1992 di Coppa Uefa contro l’Ajax, davanti ad un rigore non fischiato al suo Torino.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il mondo dello sport è ricco di momenti epici, in cui chi ha pensato di aver subito un torto si è scatenato in proteste, a volte esemplari e rimaste nell'immaginario collettivo, riuscendo così a trovare un proprio riscatto sportivo. Alcuni momenti sono diventati epici come la folle corsa di Mister Mazzone sotto la curva del Brescia dopo una straordinaria rimonta in un derby oramai datato 2001, in cui l'allora tecnico delle Rondinelle, colmo degli insulti e delle ironie del tifo avversario, ruppe ogni argine sulla rimonta del Brescia (dal 3-1 al 3-3 al 90°) e si fece 100 metri di corsa punga al cielo, inveendo ai supporter avversari senza che nessuno riuscisse a frenarlo. Altre volte, per restare in Italia, sono stati gesti polemici (le ‘manette' di Mourinho contro le direzioni arbitrali, lo stesso gesto di zittire il popolo rossonero in occasione di un suo ritorno con il Manchester a San Siro, – anche se all'esterno – la protesta è spesso passata dal campo al microfono: epiche le invettive di Trapattoni contro Strunz al Bayern, di Malesani in Grecia davanti alle critiche della stampa di casa o di Spalletti quando in Ucraina guidava lo Zenit.

Tra queste, non si può dimenticare un'altra scena straordinaria, di una protesta tanto esemplare quanto particolare, quella di Emiliano Mondonico, targata 1992, quando – alla guida del Torino, si rese protagonista di un gesto immortalato da telecamere e macchine fotografiche: la sedia alzata al cielo in uno dei palcoscenici più visti e seguiti a livello internazionale, la finale dell'allora Coppa Uefa che vedeva di fronte la squadra granata all'Ajax, giocata ad Amsterdam nella gara di ritorno che si concluse 0-0, regalando la coppa agli olandesi capaci a Torino di chiudere sul 2-2 l'andata.

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Cosa accadde nella notte del 13 maggio 1992

A Torino va in scena la prima parte della finale, con la partita d'andata tra i padroni di casa, alla prima gara europea con in palio una Coppa e l'Ajax, giunta imbattuta alla sua prima finale di Coppa UEFA. I giovani olandesi di van Gaal passano in vantaggio al quarto d'ora con Wim Jonk ma il Torino di ‘Mondo' non ci sta e il brasiliano Walter Casagrande riporta tutto in parità. Poco dopo, però Benedetti atterra Bergkamp in area per il rigore di Pettersson che riporta gli ospiti avanti 2-1. Poi, cinque minuti prima del fischio finale, Casagrande riaccende le speranze con il 2-2 in vista del ritorno. Che si gioca ad Amsterdam dove il Torino di Mondonico dà il meglio di sè: cuore e grinta, ci si mette anche la sfortuna colpendo due volte il palo e una traversa. Alla fine, terminerà 0-0 la Coppa andrà all'Ajax ma l'episodio che resterà per sempre sarà quel gesto di ‘Mondo': un fallo su Cravero in area di rigore non viene fischiato, i giocatori protestano, le immagini sono chiare ma l'arbitro (lo jugoslavo Zoran Petrović) non fischia.

La protesta d'osteria del ‘Mondo' al mondo

Una sedia alzata a mo' di clava, dalla panchina nei confronti dell'arbitro reo di non aver avuto il coraggio di fischiare un rigore che avrebbe potuto cambiare la storia del Torino e la carriera di mister Mondonico: "Quella sedia è il simbolo di chi tifa contro tutto e tutti. È il simbolo di chi non ci sta e reagisce con i mezzi che ha a disposizione. È un simbolo-Toro perché una sedia non è un fucile, è un'arma da osteria" dirà poi il tecnico dei granata a chi chiederà spiegazioni per quel gesto tanto inusuale quanto eclatante.

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Chi era Emiliano Mondonico

Perché Emiliano Mondonico era così, figlio di una generazione da pane e sport, cresciuto con i sani principi della competizione, del calcio prima calcato in campo con i colori della Rivoltana, poi difendendo quelli della Cremonese, del Torino, del Monza, dell'Atalanta. Calcio di periferia vissuto per 15 anni con le scarpette ai piedi e mai rinnegato quando intraprese l'avventura dall'altra parte della barricata, in panchina, dove sedette per oltre 30 anni. Dedicandosi alla sua ‘missione' di sempre: abbracciando la causa delle seconde linee, trascinando il ‘proletariato' del pallone ai vertici dell'aristocrazia da Palazzo. Con la Cremonese prima, Como, Atalanta, Fiorentina, Torino, Novara poi. Vinse poco, una Mitropa nel 1991 e una Coppa Italia nel 93 con i colori granata, ma lasciò moltissimo al mondo del calcio. Persona verace, realista, concreta, Mondonico era un uomo vero e sanguigno, emotivo e passionale, l'allenatore non era in grado di celare quanto accadeva all'uomo e – soprattutto – sapeva farsi voler bene da tutti, anche dagli avversarsi.

La creatura più bella di mister Mondonico

Se Emiliano Mondonico ovunque andò lasciò il proprio segno e il proprio ricordo è anche vero che l'immagine più bella cui si è legato l'allenatore nato a Rivolta d'Ada nel 1947 e scomparso per un tumore nel 2018, è quella del suo Torino, la squadra granata che ne rispecchiò la cultura, la vitalità, l'ideologia. Quel ‘suo' Toro dei primi anni '90 è stato uno degli ultimi, se non l'ultimo, nel quale tutti i tifosi d'Italia si sono almeno una volta identificati. Quella squadra rispecchiava il carattere di Mondonico: schietto e sincero (con Lentini, Mussi, Venturin), testardo e battagliero (nei piedi e la tenacia di Pasquale Bruno, Annoni, Benedetti e nelle parate di Marchegiani) e nella voglia di sorprendere (con la fantasia di Scifo, i gol di Casagrande,  e la personalità di capitan Cravero). Un ‘Toro' sanguigno, che era riuscito a esaltare il proletariato del pallone contro ogni previsione e al di là di ogni aspettativa, vivendo il calcio a vino rosso, pane e salame. E sfiorando il cielo con un dito. Anzi, con una sedia

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La doppia finale di Coppa Uefa contro l'Ajax di van Gaal

TORINO – AJAX 2-2 (0-1)
Torino
: Marchegiani, Bruno, Mussi (all’83’ Sordo), Annoni, Benedetti, Cravero (all’83’ Bresciani), Scifo, Lentini, Casagrande, Martin Vazquez, Venturin. A disposizione: Di Fusco, Cois, Vieri. Allenatore: Mondonico.
Ajax: Menzo, Blind, Silooy, Jonk, DeBoer, Winter, Van’t Schip, Kreek, Petersson, Bergkamp, Roy (all’83’ Groenendjik). A disposizione: Van der Sar, Vink.Allenatore: Van Gaal.
Arbitro: Worral (Inghilterra)
Marcatori: Jonk 14′ (A), Casagrande 62′, 84′ (T), Petersson (rig) 75′ (A)
Spettatori: 65.377 per un incasso di 3.564.380.000 lire, record d’incasso nelle coppe europee.
Note: Ammoniti Bruno e Annoni.

AJAX – TORINO 0-0
Ajax
: Menzo, Silooy, Blind, Jonk, De Boer, Winter, Kreek (all'80' Vink), Alflen, Van't Schip, Pettersson, Roy (al 65′ Van Loen). A disposizione: Van der Saar, Davids. Allenatore: Van Gaal.
Torino: Marchegiani, Mussi, Policano, Fusi, Benedetti, Cravero (al 56′ Sordo), Scifo (al 60′ Bresciani), Lentini, Casagrande, Martin Vazquez, Venturin. A disposizione: Di Fusco, Cois, Vieri. Allenatore: Mondonico.
Arbitro: Petrovic (Jugoslavia).
Marcatori: –
Spettatori: 42.000 circa.
Note: Ammoniti Casagrande, Silooy, Sordo, calci d'angolo 9-2 per l'Ajax. L'Ajax si aggiudica la Coppa Uefa in virtù dei gol segnati in trasferta.

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