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Dopo le minacce di morte e le aggressioni, gli arbitri non scendono più in campo: campionati sospesi

La decisione, immediata e irrevocabile, è arrivata nel weekend, in Uruguay: “Non accetteremo più situazioni simili”. La Federcalcio d’accordo: “Sospensione fino a nuovo avviso”
A cura di Alessio Pediglieri
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Insulti ricevuti prima, durante e dopo le partite dirette, in un clima sempre più teso e pericoloso che ha spinto l'associazione degli arbitri in Uruguay a prendere una decisione unica, storica nel mondo del calcio del Paese e non solo: non scendere più in campo. Una scelta precisa e irrevocabile che non ha un limite di tempo se non il ripristino delle garanzie nei confronti dei direttori di gara oramai costretti a subire vere e proprie minacce personali, insostenibili. Così, nell'ultimo weekend in Uruguay non si è potuto giocare mentre la Federcalcio ha già comunicato sia l'apertura di una inchiesta sia il massimo sostegno alla dirigenza arbitrale.

La denuncia dei direttori di gara, attraverso il loro organo ufficiale, l'AUDAF (Associazione uruguaiana arbitri di calcio), è arrivata dopo gli ultimi incredibili fatti avvenuti a ridosso di due partite della massima serie che hanno coinvolto un assistente e un arbitro. Il guardalinee Martin Soppi non ha potuto scendere in campo per Nacional-Torque e, dopo le reiterate minacce di morte ricevute dai tifosi di casa, è stato sostituito per evitare scenari peggiori. Altrettanto male, se non peggio, è andata all'arbitro di Penarol-Danubio, il signor Gustavo Tejera, che ha subito un'aggressione a bordo campo da uno dei fotografi ufficiali della squadra ospite mentre la restante terna arbitrale ha subito a sua volta pesanti minacce.

Davanti a questi ultimi accadimenti, anche la Federcalcio uruguaiana (AUF) ha sostenuto la decisione degli arbitri che ha utilizzato i propri profili social per pubblicare una nota e, di fatto, la sospensione del calcio giocato in Uruguay. "Dati i recenti atti di violenza individuati nell'aggressione subita oggi contro un nostro associato, sommati alle minacce recentemente subite" si legge nella nota, "l'AUDAF ha deciso".

L'intenzione, epocale, è quella di stemperare da un lato un clima insostenibile, dall'altro sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni calcistiche verso i propri confronti: "Non vogliamo arbitrare, cercando di generare uno spazio di riflessione, fino a comprendere che si diano le garanzie necessarie per riprendere le attività in tutte le discipline e categorie. Bisogna generare un'istanza di dialogo con l'UAF per dare dignità al nostro compito. Non tollerare in nessun caso, un altro fatto di caratteristiche simili. L'AUDAF" conclude il comunicato "non ammette né accetta nessun tipo di offesa, minaccia o attacco che coinvolga i nostri associati o la nostra attività"

Una presa di posizione che è stata accettata su tutta la linea dalla Federcalcio uruguaiana che, a sua volta, non si è opposta alla protesta e ha prodotto una sua nota d'appoggio: "Visto il provvedimento sindacale di non procedere ad arbitrare, adottato dall'AUDAF (Associazione uruguaiana degli arbitri di calcio), si comunica che tutte le discipline e le categorie dell'AUF sono sospese fino a nuovo avviso. L'AUF rifiuta qualsiasi tipo di azione che attacchi persone che compongono i diversi livelli su cui poggiano i tornei del nostro Calcio uruguaiano e si adopera per combatterli e identificare e punire i loro autori, all'interno della nostra giurisdizione".

Ovviamente la sospensione è stata estesa a tutti i campionati in Uruguay, dalla Primera Division  alle partite delle serie minori. A tempo indeterminato perché gli arbitri hanno spiegato di volere delle tutele reali senza le quali non scenderanno più in campo. Il massimo campionato ha disputato per intero solamente 4 partite, la sospensione è arrivata a ridosso del 5° turno, con l'annullamento dei posticipi in calendario (Fénix-Boston River, Albion-Wanderers, Nacional-Torque e Defensor Sporting-Plaza Colonia)

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