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Di Campli a Fanpage: “Il PSG fa calcio usa e getta, Verratti ricattato e minacciato”

Non si tratteneva quando aveva interessi, poi persi a seguito di dichiarazioni scomode, figuriamoci ora che non vuole quasi più avere nulla a che fare con il mondo del calcio. Donato Di Campli, ex procuratore di Marco Verratti, ha parlato a Fanpage.it della sua vita imprenditoriale abruzzese, lanciando nuove frecciatine all’emiro del PSG: “A me non spaventa, ha ricattato Marco per farlo restare. Il PSG vuole comprare la Storia, non scriverla. E poi non vince nemmeno i campionati”.
A cura di Filippo M. Capra
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Donato Di Campli è un fiume in piena. Dai limiti della sua regione, l’Abruzzo, dove ha ridato vita alla Costa dei Trabocchi con i suoi investimenti, al Paris Saint-Germain e più in generale al mondo del calcio, con un focus sulla serie A, “dove arrivano mezze pippe dall’Europa e da cui i campioni scappano, come Lukaku”. L’ex procuratore di Marco Verratti, di cui ha perso la procura dopo una dichiarazione contro Al-Khelaifi e la “gabbia d’oro” costruita intorno ai giocatori acquistati, ha parlato a Fanpage.it dal suo stabilimento, Supporter Beach, di Fossacesia, in provincia di Chieti, della sua “nuova” vita di imprenditore, volutamente staccata da quella di procuratore, e del presente e del futuro del mondo del pallone, rimanendo fedele solo a sé stesso: “Io sono una persona vera, a me non frega un cazzo degli emiri e di nessuno. Non ho paura di nulla. Non come altri che guadagnano sul mio lavoro”. Il riferimento a Mino Raiola è tutt’altro che implicito.

Perché hai investito sul tuo territorio piuttosto che andare altrove come fanno tanti?
"Perché amo la mia città, Lanciano, e i luoghi dove sono cresciuto. Sapevo che prima o poi il mondo del calcio sarebbe dovuto finire e credo che stia finendo perché non mi ci ritrovo più. Penso che sia più bello decidere per sé stessi, stare in un posto così bello e dare soddisfazione ai miei concittadini".

Lungo la Costa l’opinione è che prima del Supporter ci fosse poco. Ti ritieni artefice della nuova vita della zona?
"Lo dice la gente e a me fa piacere. Noi dobbiamo ringraziare il Comune di Fossacesia che ci ha accolti. Certamente abbiamo dato un incremento importante al turismo sulla Costa, ma io voglio pensare al mio progetto, al mio sogno che si sta realizzando. Sono felice di essere diventato un punto di riferimento dell’Abruzzo".

Qual è il tuo sogno?
"Il mio sogno era di fare tutto ciò insieme a Marco Verratti. Poi le cose sono andate come sono andate e io ho proseguito da solo".

Cosa non ti piace dell’Abruzzo?
"Come viene presentato. Credo che questa costa, quella dei Trabocchi, sia sconosciuta alla maggior parte degli italiani. Un investimento sulla comunicazione è fondamentale: tutto il mondo dovrebbe conoscere questa meravigliosa regione".

Si parlava di una tua candidatura a sindaco di Lanciano. Cosa c’è di vero?
"Io ho dato la mia disponibilità proprio perché amo il mio territorio. Non è stato possibile perché io non mi faccio mettere cappelli sulla testa. È stata scelta un’altra persona, forse migliore di me, e va bene così".

Si dice anche che potrebbero assegnarti un assessorato.
"Non accetto nessun tipo di incarico di alcun genere. Non voglio prebende. Io continuo a fare il mio lavoro".

Hai parlato di un allontanamento dal calcio. Dopo la pandemia come vedi la situazione?
"Il Covid ha dato una mazzata tremenda e qualcuno deve fare dell’ingegneria finanziaria. E si fa soltanto in un modo: facendo giocare i giovani del vivaio. Se si continuano a prendere mezze pippe dall’Europa abbiamo sbagliato tutto".

Una mezza pippa arrivata quest’anno?
"Ce ne sono tante, non farmi fare nomi dai…".

In tanti poi sono “fuggiti”. All’Inter, ad esempio, se ne sono andati i volti più rappresentativi: da Conte a Lukaku, passando per Hakimi e Oriali…
"Questo è il sintomo di quello che ti dicevo. Non ci sono più denari per tenere giocatori del genere".

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Anche il Milan ha visto partire Donnarumma, finito al PSG, che ha preso anche Ramos e Messi. Che ne pensi?
"Il PSG vuole comprare la storia, ma la storia si scrive e non si compra. Quello che stanno facendo a Parigi è un calcio usa e getta".

Pro o contro la Superlega?
"All’inizio ero contro, ora dopo questo mercato fuori schema del PSG sono a favore".

Perché?
"Così loro stanno fuori e la Champions che portano a casa se – sottolinea vigorosamente, ndr – la portano a casa, non vale nulla. Non hanno nemmeno vinto il campionato di Francia lo scorso anno, pensa un po’ come sono messi".

Hai parlato di Verratti: ha vinto gli Europei, ricevuto gli elogi di Messi. Un bel riconoscimento.
"Io non potrei mai parlare male di Marco perché è una persona a cui voglio bene e che devo ringraziare per tutta la vita. Tutti quanti ora salgono sulla carrozzone, ma è troppo facile. Quando l’ho portato al PSG tutti dicevano: ‘È piccolo, cosa deve fare là?'. Ora tutti lo vogliono. Ma che ne sanno quelli che gli stanno attorno di Marco Verratti? Non sanno nemmeno cosa pensa nel suo intimo".

Vi sentite ancora?
"L’ho sentito per messaggio un po’ di tempo fa ma non lo vedo dal 2017. Penso sempre a lui, è stato più di un amico per me. È come un figlio".

Cosa ti dà più fastidio di ciò che è successo?
"Che sono stato sostituito da un procuratore (Mino Raiola, ndr) che non ha mai fatto nulla per lui. Ha solo guadagnato soldi sul mio lavoro".

In che senso?
"Gli ha fatto rinnovare il contratto con il PSG dopo che io avevo portato all’emiro un’offerta del Barcellona da cento milioni di euro nel 2017".

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Ti sei pentito col senno di poi di aver detto quella cosa sul PSG?
"Non mi pento di nulla. Tutti mi rimproverano che ho fatto quell’intervista contro l’emiro. Io non ho fatto altro che esaudire i desideri di Marco: sono partito con un Kalashnikov e sono finito con in mano una pistola ad acqua".

Marco voleva il Barcellona?
"Sì e io in quanto suo rappresentante ho tirato la corda, l’offerta era buona sia per lui che per il PSG".

Poi però si è rotto qualcosa. Cos’è successo?
"Lui è stato ricattato dal PSG e minacciato di essere messo fuori rosa se avesse continuato a chiedere la cessione. Questo perché la proprietà non ha bisogno di denaro, per loro cento milioni sono spiccioli, e gli hanno detto di accantonarmi. Poi sono venuti da me a dirmi che non volevano più comunicare con me, suggerendogli di cambiare agente".

E tu come hai reagito a questo comportamento dell'emiro?
"Non me ne importa un cazzo, io non ho paura di nessuno. Tantomeno di Al-Khelaifi".

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