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Caso Juve, le news su plusvalenze e stipendi

Cos’è l’inchiesta Prisma che coinvolge la Juve: le tappe delle indagini su plusvalenze e stipendi

L’Inchiesta Prisma è l’indagine condotta dalla Procura di Torino che, partita da una serie di controlli di Consob e Covisoc, ha analizzato alcune operazioni di mercato poco chiare, effettuate soprattutto dalla Juventus.
A cura di Redazione Sport
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La Juventus si trova al centro di un nuovo terremoto calcistico: tante le ombre e i sospetti emersi nell’inchiesta Prisma sulla gestione societaria del club che hanno spinto il CDA, Agnelli compreso, a dare le dimissioni lo scorso 28 novembre. Al centro delle indagini: plusvalenze fittizie e alcune manovre poco chiare sugli stipendi dei tesserati.

Lunedì 27 marzo è in programma l'udienza preliminare che vede coinvolti i 12 ex dirigenti del club bianconero: il gup Marco Picco dovrà decidere se accogliere o archiviare la richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura di Torino. Ma come nasce l’inchiesta Prisma? E quali sono le accuse contro la Juventus?

Che cos'è l'inchiesta Prisma nata sai controlli Consob e Covisoc 

Nell’estate 2021 prima la Consob – Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, organo di controllo statale sulle società quotate in borsa – e poi la Covisoc  – Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche, organo federale della FIGC – hanno messo sotto la lente di ingrandimento 62 operazioni di mercato della Serie A di cui 42 riguardanti la Juventus. Argomento in questione: plusvalenze fittizie.

Ad accendere il campanello d’allarme sulle plusvalenze, spingendo i due organi di controllo a voler fare chiarezza, è stata proprio la voce “plusvalenza” sugli ultimi bilanci di tutte le società di Serie A. Voce che nel 2020 aveva toccato il 20% dei fatturati, una cifra pari a 700 milioni di euro. Il tutto, però, finisce con un niente di fatto:  nell’aprile 2022 Il tribunale Federale aveva respinto le accuse della Procura Figc, prosciogliendo di fatto tutti gli indagati.

A seguito dei controlli di Consob e Covisoc, è la Procura di Torino che decide di aprire un’indagine sulle stesse operazioni controllate dalle due commissioni dando così il via a quella che è stata denominata Inchiesta Prisma. Concluse le indagini preliminari che hanno interessato le stagioni dal 2018 al 2020, la Procura ha inviato 16 avvisi di garanzia: tra gli indagati ci sono anche Andrea Agnelli, Maurizio Arrivabene e Pavel Nedved. Le accuse mosse dagli inquirenti sono di falso in bilancio, manipolazione del mercato e false comunicazioni sociali. 

Quali sono le plusvalenze fittizie della Juve finite sotto indagine

Nel novembre 2021 la Procura di Torino, nell’ambito dell’inchiesta Prisma, ha inviato la Guardia di Finanza nella sede della Juventus per acquisire documenti riguardanti i trasferimenti di mercato del triennio precedente, ovvero degli anni 2019-2020-2021.

Nella nota della Procura emerge l’ “ipotesi di reato di false comunicazioni delle società quotate” ed “emissione di fatture per operazioni inesistenti”. Secondo le indagini la Juventus avrebbe generato 155 milioni di plusvalenze fittizie, ovvero guadagni che non corrisponderebbero al reale incremento di valore del calciatore, messi a bilancio per ammortizzare le perdite così da rispettare il Fair Play Finanziario.

I trasferimenti finiti nel mirino sono quelli definiti a “specchio”, che avvengono quindi con gli scambi di giocatori senza un reale spostamento di denaro. Uno dei trasferimenti di questo tipo, al centro delle indagini, è quello di Miralem Pjanic al Barcellona: il calciatore è stato valutato dalla Juventus 63 milioni. Contestualmente Arthur è stato valutato dal Barcellona una cifra simile. I due calciatori sono stati scambiati alla pari, ma non c’è stato alcun passaggio di soldi. Queste valutazioni hanno permesso alle due società di mettere nelle voci dei ricavi due belle plusvalenze. Per la Juve quella su Pjanic si aggirava intorno ai 43 milioni, inseriti tra i ricavi del 2020.

Ma come si può accusare una società di aver attribuito un valore troppo alto a un proprio tesserato? In effetti non si può, perché dei parametri oggettivi per avere una reale valutazione di un calciatore non esistono. La valutazione la fa la società. Difatti quando la procura della FIGC ha portato al vaglio della giustizia sportiva gli atti dell’inchiesta, il tribunale federale, ad aprile scorso, ha assolto tutti, comprese le altre 11 società di Serie A coinvolte nelle indagini. In sostanza una plusvalenza fittizia può essere punita solo se nelle intercettazioni telefoniche si parla esplicitamente di valori gonfiati con lo scopo di sanare il bilancio.

Le indagini sulla manovra stipendi e la “carta Ronaldo”

Per quanto riguarda le indagini sulla manovra stipendi, in piena emergenza COVID, che ha causato gravi perdite per tutte le società di calcio, la Juventus ha diffuso questa nota con cui annunciava “la riduzione dei compensi per un importo pari alle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020” per un risparmio che ammontava a “90 milioni di euro” che non sono stati inseriti tra le voci delle spese del bilancio del 2020.

L’inchiesta Prisma – partendo anche dai messaggi che i giocatori si scambiarono in una chat segreta – accusa invece la Juve di aver in realtà erogato tre di queste quattro mensilità e di aver risparmiato quindi solo 20 milioni. Queste tre mensilità sarebbero state spalmate sul bilancio dell’anno 2021, per regolare i conti del 2020. Questo però non era stato dichiarato correttamente. E per la giustizia si tratta di falso in bilancio.

Quando la Guardia di Finanza ha ispezionato la sede della Juventus, ha cercato soprattutto delle scritture private, di cui gli inquirenti avevano prove certe della loro esistenza. Queste scritture sarebbero state realizzate tra i legali della società e i legali dei tesserati, come garanzia di quest’accordo sulla dilazione delle tre mensilità. Una volta completati i pagamenti i documenti sarebbero andati distrutti. Sarebbero state delle intercettazioni telefoniche a rivelare l’esistenza di queste carte. Su tutte la più controversa è la “carta che non dovrebbe esistere” che riguardava una documentazione relativa al contratto di Cristiano Ronaldo e che sembrerebbe essere tra le prove presentate dalla Procura di Torino.

Quali sono le altre squadre coinvolte

L'indagine della Procura di Torino ha coinvolto anche altre procure di sei diverse città italiane: nel mirino i rapporti della Juve con altre società sportive italiane. I club in questione sarebbero Atalanta, Bologna, Udinese, Cagliari, Sampdoria e Sassuolo.

Nel dettaglio, nel mirino degli inquirenti ci sarebbero i prestiti di Romero e Demiral con l'Atalanta; per il Bologna, invece, si indaga sull'operazione Orsolini mentre per il Cagliari sarà necessario fare luce sull'acquisto di Cerri.

Anche la Sampdoria risulta coinvolta nell'indagine Prisma: le operazioni tra blucerchiati e bianconeri da chiarire sarebbero quelle di Audero, Peeters e Mulè. Per l'Udinese, invece, Mandragora è stato convocato dai pm per testimoniare sull'accordo che lo ha interessato: il sospetto è che la Juve usasse altri club come "banche".

Cosa succede ora

La richiesta di rinvio a giudizio è stata depositata dai pubblici ministeri, si attende il pronunciamento del gup (giudice dell'udienza preliminare) che valuterà se ci sono i margini oppure no affinché la causa arrivi al processo in aula (disponendo il giudizio con decreto) oppure emettere una sentenza di non luogo a procedere. L'eventuale prima udienza dovrà essere calendarizzata entro 30 giorni dal deposito del rinvio a giudizio.

Questo sul piano penale, quanto a quello sportivo la Procura della Federcalcio verificherà se ci sono gli estremi per la revoca della sentenza e la riapertura delle indagini sulla questione plusvalenza fino ad arrivare a processo dinanzi alla Corte federale.

Cosa rischiano i bianconeri a livello sportivo? Allo stato dei fatti, prendendo in esame le manovre stipendi, le sanzioni vanno da un'ammenda con diffida, fino a punti di penalizzazione, retrocessione o addirittura esclusione dal campionato. Perché si verifichino punizioni così gravi è necessario dimostrare che la falsificazione dei documenti contabili sia servita all'iscrizione al campionato.

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