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Conte rivive gli ultimi giorni di Ventrone: “Aveva un po’ di febbre”. Poi la leucemia fulminante

Il ricordo di Gian Piero Ventrone è struggente. Antonio Conte ne ripercorre la collaborazione prima da calciatore e poi da allenatore: “Mi ha spinto a superare le mie reali possibilità”.
A cura di Maurizio De Santis
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Gian Piero Ventrone al Tottenham, Antonio Conte lo aveva voluto accanto a sé anche in Inghilterra.
Gian Piero Ventrone al Tottenham, Antonio Conte lo aveva voluto accanto a sé anche in Inghilterra.

Le immagini che hanno raccontato il minuto di cordoglio osservato per la morte di Gian Piero Ventrone sono tutte rivolte verso Antonio Conte. La commozione e il dolore provati dal tecnico del Tottenham sono molto forti: una leucemia fulminante s'è portata via la persona che ne aveva forgiato muscoli e carattere alla Juve da calciatore, poi era divenuto il suo più fedele collaboratore nelle differenti esperienze da allenatore. È accaduto tutto nel giro di poco tempo, la situazione è divenuta critica e la malattia è andata fuori controllo.

"Sapevo che la situazione era davvero problematica dopo la partita contro il Francoforte – ha spiegato Conte a Football London – ma nessuno si aspettava che precipitasse. Sono rimasto molto colpito sotto l'aspetto emotivo. I calciatori erano davvero devastati dal dolore. In soli dieci mesi credo che Gian Piero abbia conquistato il cuore di tutti. L'hanno apprezzato perché era un grande lavoratore e, per me, uno scienziato nel suo mestiere".

Antonio Conte è profondamento addolorato per la morte di Gian Piero Ventrone.
Antonio Conte è profondamento addolorato per la morte di Gian Piero Ventrone.

Dal Bari fino agli Spurs, se c'è una persona che voleva accanto a sé era proprio lui, l'uomo che per i calciatori preparava una sorta di campo di sopravvivenza per temprarli alle sollecitazioni delle partite. Non era solo questione fisica ma di carattere. Quel lavoro massacrante aveva uno scopo preciso: spingerti oltre ogni limite perché dare tutto in partita non basta.

"Ho parlato con lui giovedì scorso – ha aggiunto il tecnico salentino -. Mi ha chiesto di restare a casa perché aveva un po' di febbre. Era davvero molto dispiaciuto perché doveva saltare l'allenamento. E io ho detto: Gian Piero, stiamo parlando della tua salute. E in quel momento mi raccontò della sua malattia. Questa è la tua salute, gli ribadii… devi cercare di fare i controlli giusti, e non preoccuparti".

Il tecnico degli Spurs devastato dal dolore durante il minuto di silenzio per commemorare la morte di Ventrone.
Il tecnico degli Spurs devastato dal dolore durante il minuto di silenzio per commemorare la morte di Ventrone.

Dolcissima e spietata, la vita è così: quando meno te lo aspetti fa irruzione e sconvolge la tua esistenza. Ti accorgi di essere nulla, che nulla puoi governare, che sei solo dinanzi alla tua sorte che ti presenta il conto.

"È stato davvero difficile, abbiamo saputo della sua morte al mattino e ho comunicato la brutta notizia ai miei giocatori. È stato davvero, davvero difficile per tutti. Non abbiamo fatto la sessione di allenamento perché troppo coinvolti emotivamente". 

C'è ancora, ci sarà sempre. Conte lo ripete a se stesso e lo rimarca nell'intervista a caldo. L'assenza è presenza. E come fai a dimenticare in un attimo tanti anni condivisi in campo? Impossibile. Ecco perché più dura.

"Gian Piero ha lavorato con me anche nella mia prima esperienza al Bari quando abbiamo ottenuto la promozione e poi anche all'Atalanta. Ho vissuto molto tempo con lui perché abbiamo lavorato insieme per dieci anni alla Juventus quando ero un giocatore. Metteva un campanello in palestra e ci diceva: ‘se qualcuno non sta bene o vuole arrendersi, deve andare lì e suonare il campanello' – la chiosa commossa di Conte -. È una persona che mi ha spinto a superare le mie reali possibilità".

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