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“Come giocare in un cimitero”, perché la Norvegia vota sul boicottaggio di Qatar 2022

Il tema dei diritti umani violati in Qatar ha spinto la Norvegia a ipotizzare l’auto-esclusione dalle qualificazioni per i Mondiali 2022. Dopo aver manifestato proteste esibendo magliette con slogan a tema, la federazione scandinava vota sulla clamorosa decisione. Se passa il sì rischia sanzioni gravissime.
A cura di Maurizio De Santis
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Boicottare l'edizione 2022 dei Mondiali in Qatar. È la decisione clamorosa che il consiglio straordinario della federcalcio norvegese prenderà nelle prossime ore e lo farà sulla base di una questione validissima, finora passata sotto traccia rispetto alla grancassa mediatica che accompagna la kermesse iridata. Non si giocherà in estate ma in inverno (dal 21 novembre al 18 dicembre) a causa delle condizioni meteo proibitive (per le alte temperature) nel Paese della Penisola Araba. Ma non è la stravolgimento del calendario l'obiezione che arriva dai vertici della Norvegia, c'è dell'altro: le eccezioni ruotano intorno al tema dei diritti umani, soprattutto alla luce del rapporto sulle morti dei lavoratori migranti avvenute negli ultimi 10 anni (in particolare per la costruzione degli stadi).

Il rapporto sui lavoratori stranieri morti in Qatar

Il tabloid inglese The Guardian ha riferito che dal 2010 in Qatar sono deceduti 6.500 lavoratori stranieri (molti provenienti da India, Pakistan, Sri Lanka, Nepal e Bangladesh) 37 dei quali mentre erano all'opera per la costruzione degli impianti che ospiteranno la Coppa del Mondo. Numeri che tracciano la cornice entro la quale verrà fatta la scelta storica da parte della Norvegia: auto escludersi a prescindere dai risultati finora ottenuti nel percorso di qualificazione (2 vittorie, 1 sconfitta nel girone G che comprende anche Turchia, Olanda, Montenegro, Lettonia e Gibilterra). Così facendo resterebbe a casa Halaand: il talento del Borussia Dortmund conteso dai top club, perderebbe l'opportunità di esibirsi su un palcoscenico di primo piano come il Mondiale.

La questione dei "diritti umani dentro e fuori dal campo"

La Norvegia ha dibattuto il tema già in altre occasioni, manifestando dissenso anche attraverso prese di posizioni pubbliche: "Diritti umani dentro e fuori dal campo", era lo slogan scritto sulle maglie indossate dai giocatori in alcuni impegni della nazionale. Un esempio che ha scatenato l'effetto domino con Olanda, Danimarca e Germania che hanno alimentato la questione che va ben oltre il dato sportivo. Ole Kristian Sandvik, portavoce dell'associazione dei tifosi norvegesi (Norwegian Supporters Alliance), ha ammesso "sarebbe come giocare in un cimitero". Ma all'interno della stessa federazione ci sono posizioni differenti come si evince dalla nota ufficiale della NFF: "Il boicottaggio non è lo strumento giusto, né per migliorare i diritti umani o le condizioni di lavoro in Qatar".

Quali sanzioni rischia la Norvegia

L'annullamento delle partite di qualificazione conseguente alla decisione della NFF non sarebbe indolore. Le nazionali che annunciano il ritiro prima dell’inizio delle qualificazioni vengono sanzionate con una multa di 20.000 franchi svizzeri (circa 18 mila in euro), ammenda che viene raddoppiata qualora ciò accada a competizione in corso (in questo caso il girone di qualificazione). L'aspetto economico, però, è meno grave: il rischio è che la Norvegia sia esclusa dai prossimi tornei sotto l'egida della Fifa. Uno su tutti: le prossime qualificazioni all'edizione dei Mondiali che nel 2026 si giocheranno tra Canada, Messico e Stati Uniti.

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