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Club chiedeva le impronte digitali ai tifosi per accedere allo stadio: ha violato una legge speciale

Il sistema di sicurezza adottato dal Burgos Club de Fútbol è stato giudicato illegale dall’Agenzia spagnola di protezione dei dati personali. Ma non sembra essere l’unico caso, un monito formale è stato fatto anche a LaLiga.
A cura di Maurizio De Santis
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Il Burgos Club de Fútbol, società castigliana che gioca nella Segunda division spagnola aveva talmente preso a cuore il tema della sicurezza all'interno degli stadi da escogitare (e mettere in atto) uno stratagemma molto efficace per filtrare l'accesso del pubblico allo stadio. Chiedeva ai tifosi di fornire le loro impronte digitali per concedere loro l'ingresso a El Plantío. Una pratica illegale secondo la legge spagnola e che la società ha portato avanti nonostante avvertimenti e sanzioni, prima minacciate poi inflitte. Ecco perché dovrà pagare un totale di 200 mila euro di ammenda per essersi spinto oltre i limiti consentiti dalla normativa iberica che, nel caso specifico, è estremamente restrittiva a tutela della privacy dei cittadini.

La legislazione sulla protezione dei dati è molto chiara al riguardo: si tratta di informazioni personali che rientrano in una categoria speciale, dati biometrici che per essere utilizzati necessitano di situazioni particolari e, più ancora, il loro impiego deve essere proporzionato all'evento per il quale vengono richiesti. In buona sostanza, obbligare una persona a essere riconosciuta/farsi riconoscere in quel modo per entrare in un campo sportivo non è misura giustificabile in riferimento all'esigenza di sicurezza.

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Il Burgos, però, almeno inizialmente non s'è fermato e ha ricevuto ben cinque sanzioni amministrative, il cui importo è notevole ma potrà scontarlo (fino a una riduzione massima a 120 mila euro) ammettendo la propria responsabilità e, soprattutto, accettando il pagamento volontario. Una sorta di patteggiamento per chiudere una vicenda rischiosa considerate anche la prassi adottata dalla società. Le denunce fatte da diverse persone hanno spinto l'Agenzia spagnola a indagare sulla questione ed è emerso che le impronte digitali erano richieste anche ai minori e senza la firma di alcun documento sul trattamento dei dati personali.

Cosa succedeva al momento del pre-filtraggio per entrare allo stadio? L'esibizione di una tessera per dimostrare di essere abbonati era sufficiente per superare i varchi e i tornelli: attraverso questa forma di schedatura il club aveva già effettuato una selezione e un riconoscimento dei propri tifosi. L'esposto serviva a fermare quei controlli eccessivamente invasivi come la raccolta di dati biometrici.

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Quello del Burgos non sembra essere l'unico caso. La stessa agenzia per la protezione dei dati ha espresso un monito formale anche a LaLiga prima della gara di appalto per un contratto relativo alla realizzazione e allo sviluppo di un sistema di riconoscimento facciale per l'accesso agli stadi spagnoli dei tifosi. Si può fare, non senza una valutazione preventiva di rischio e opportunità che richiede anche misure tecniche adeguate.

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