Cieco per un incidente, torna a giocare dopo 11 operazioni: “Sono un miracolo vivente”

Un lampo, uno scoppio e poi il buio. Una vita cancellata in un secondo: per Omar Elabdellaoui tutto è svanito in un attimo, nel 2020 quando il difensore del Galatasaray ha perso la vista da entrambi gli occhi. Un incidente gravissimo, che ha costretto il difensore di origini marocchine ma di nazionalità norvegese a dover abbandonare improvvisamente la propria attività agonistica e affrontare un lunghissimo calvario fatto di controlli, visite mediche, trapianti e riabilitazione. Fino al compiersi di un vero e proprio miracolo medico e sportivo.
Per capire di cosa è rimasto vittima Elabdellaoui bisogna riavvolgere il nastro dei fatti fino al Capodanno 2021 quando, per colpa di un petardo esploso in mano, ha perduto la vista da entrambi gli occhi, diventando improvvisamente cieco. La corsa in ospedale, le prime cure, i pensieri di Omar, esterno difensivo che aveva conosciuto anche le gioie della Nazionale di cui era diventato capitano: "Credevo mi fosse entrato qualcosa negli occhi, da poter togliere ripulendoli. Non ho visto più nulla ma non mi sono preoccupato subito, ma quando ho sentito il viso bruciare…". La realtà è più che drammatica: lo scoppio aveva aveva bruciato totalmente il tessuto che crea la membrana protettiva intorno al bulbo oculare, oltre ai suoi dotti lacrimali. Una situazione gravissima.
"Quando ho compreso la gravità dell'accaduto è stato terribile, soprattutto nei primi giorni. Non sapevo se era giorno o se fosse notte, tutto è diventato improvvisamente irrilevante". L'immediata corsa in ospedale e le prime cure sono state determinanti per frenare ulteriori complicanze ma dai primi riscontri la diagnosi era stata subito chiara: Omar avrebbe potuto recuperare parte delle capacità visive solamente tramite un trapianto ma la possibilità che tutto potesse andare per il meglio era ridotta tra il 5 e il 10%.
Per farlo, Elabdellaoui deve trasferirsi in America, al Cincinnati Eye Insitute, una delle cliniche all'avanguardia in questo tipo di interventi. Non viene lasciato solo dal suo agente, dai suoi compagni e dal club turco: il Galatasaray lo segue, lo assiste e soprattutto spera con Omar. Anche il tecnico della squadra, Fatih Terim era stato tra i primi a visitarlo subito dopo l'incidente. Così, con l'amore di tutti, Omar affronta la più grande sfida della sua vita: riconquistare la vista contro ogni previsione, davanti ad un incidente che i medici confermarono essere quattro volte peggiore rispetto "a quelli occorsi ai soldati americani accecati dalle bombe in Afghanistan".
Eppure, così come in campo sin dai tempi del Manchester City e e dei suoi trascorsi in Premier, Omar non molla malgrado l'iter sia stato tra i più complicati: gli occhi gli sono stati ricostruiti con una membrana amniotica della placenta umana, poi un trapianto per prelevare lembi di pelle dai lobi e dalla bocca per ricreare le palpebre. Quindi, un trapianto di cellule staminali da un parente, fino alla donazione di un anonimo che ha permesso di compiere l'ultimo passo. In totale sono serviti 11 interventi chirurgici in pochi mesi, grazie ai quali è avvenuto il miracolo: "Un'emozione indescrivibile quando ho ricominciato a vedere qualcosa. Sono un miracolato" ha raccontato al The Guardian. "Si dà la vista per scontato e invece quando non ce l'hai e hai paura di non poterla riavere più ti accorgi di quanto sia un dono e di quanto tu possa essere grato nell'averla".
Al miracolo medico è seguito anche quello sportivo: Omar Elabdellaoui non ha mai abbandonato il suo ruolo di calciatore professionista anche quando era cieco, continuando ad allenarsi e a tenersi in forma: "Pensare al calcio mi ha tenuto in vita, mi ha salvato. Mi allenavo come meglio potevo, ma non era l'intensità ciò che contava, era convincermi che potevo farcela". E così, tutto si è trasformato in un sogno a lieto fine. Gli occhi hanno ripreso a vedere, qualche settimana fa si è sottoposto alle visite mediche per l'idoneità sportiva e il Galatasary dopo un anno esatto da quel maledetto petardo lo ha riaccolto in rosa, in attesa di ritornare in campo in una gara ufficiale.