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Che fine ha fatto Oduamadi: cinque minuti in nove anni di Milan, poi il nulla

La storia di Nnamdi Oduamadi al Milan inizia nel 2009, quando un osservatore rossonero lo portò da Lagos (in Nigeria) all’Italia. In Primavera fa faville, arriva alle soglie della prima squadra, debutta in A al posto di Pippo Inzaghi (5 minuti in campo a Catania) poi si perde nell’oblio dei prestiti. In 9 anni giocherà appena una volta.
A cura di Maurizio De Santis
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Cinque minuti di gloria in Serie A poi l'oblio. È la storia di Nnamdi Oduamadi, l'ala destra nigeriana che nel 2009 il Milan portò in Italia e aggregò alla Primavera. Il talento non gli mancava: il ragazzo aveva ottime qualità tant'è che in quel ‘diavolo' (allora allenato da Massimiliano Allegri) s'era ritagliato un ruolo da ‘guest star' alle spalle di Pato. Odu (il diminutivo con il quale veniva chiamato dai compagni di squadra) e il ‘papero': ai più sembrava un racconto fiabesco. E per certi versi lo è stato, considerata l'avventura iniziata sui campi del suo Paese, Lagos in Nigeria, fino al grande salto in Italia.

Era l'occasione della carriera: la sua ebbe le sembianze dell'osservatore che lo prelevò dalla Pepsi Football Academy e lo portò nel settore giovanile milanista. Il lieto fine, però, non c'è mai stato. In Serie A ci è passato con la velocità di una meteora: un lampo col Catania (al posto di Pippo Inzaghi negli ultimi cinque minuti) poi il nulla e il ritorno nel dimenticatoio. L'arrivo del funambolo carioca, Robinho, gli tarpò le ali: le possibilità di vederlo in campo si restrinsero ulteriormente e quella porta spalancata sul futuro si chiuse un poco alla volta.

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La sliding doors ha condotto Oduamadi in un'altra dimensione, lontano da quel sogno che aveva accarezzato a lungo. Eppure gli inizi erano stati incoraggianti: 4 gol in 8 gare con la Primavera al primo anno, 13 reti in 25 match nella stagione successiva. Una Coppa Italia di categoria alzata al cielo nel 2010 e buone prestazione al Torneo di Viareggio lo pongono sotto i riflettori. Sembra fatta, il traguardo è lì a un passo. Lui viene fermato sul più bello.

Ringrazio il Milan per aver creduto in me 11 anni fa, quando ho firmato – scrisse in un post pubblicato sui social network -. Sono stato molto onorato di aver indossato la maglia di un club così prestigioso. Per me è stata un'esperienza incredibile.

In realtà il suo percorso da tesserato del Milan non è mai durato 11 anni ma due in meno. Deve aver fatto confusione a causa dei continui di cambi di casacca. Dopo aver girato a lungo in prestito viaggiando dalla Finlandia alla Turchia, il suo rapporto con il Milan prese una piega diversa e s'interruppe solo nel 2018. Oduamadi volò in Albania al Tirana, vi ha giocato un anno poi da luglio 2019 s'è svincolato e di lui si sono perse le tracce anche negli almanacchi.

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Torino, Varese, Brescia, Crotone, Latina, Sanliurfaspor, HJK Helsinki e Tirana le casacche indossate prima di concludere il rapporto coi rossoneri. Addirittura nel 2011 il suo cartellino viene inserito in una maxi-operazione con il Genoa che prevede il ritorno sotto la Lanterna di Papastathopoulos, il rientro a Milano di Alberto Paloschi, i riscatti di Kevin-Prince Boateng e Marco Amelia. Su e giù per l'Italia, da un capo all'altro sul mappamondo del calcio senza mai perdersi d'animo.

Sono ottimista – raccontò in un'intervista quando si trovava al Varese in lotta per la promozione -. Devo pensare solo a lavorare per migliorare ancora e riuscire a far parte del Milan anche in futuro.

Non ce la farà mai, però, l'esperienza in Europa lo aiuta a farsi largo in nazionale, volando assieme alle ‘Aquile'. Passa attraverso l'Under 17 e l'Under 23 poi nel 2013 ha la soddisfazione anche di segnare la prima rete con la selezione maggiore (contro il Kenya in un match di qualificazione al Mondiale del 2014 in Brasile). È forse il momento migliore per Oduamadi: nello stesso anno il commissario tecnico, Keshi, lo convoca anche per la Confederations Cup. ‘Odu' si regala una serata da protagonista contro Tahiti: realizza una tripletta, mettendo la propria firma in calce al 6-1 finale, poi scompare di nuovo. Come una stella cadente all'orizzonte.

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