Cellino parla del fallimento del Brescia: “La Sampdoria non deve retrocedere, ha 200 milioni di debiti”

Massimo Cellino è tornato a parlare dopo le vicende extra sportive che lo hanno visto protagonista e che hanno portato alla retrocessione del Brescia Calcio in Serie C e alla successiva mancata iscrizione della squadra al campionato di Lega Pro.
L'ex patron della club lombardo lo ha fatto rilasciando un’intervista al quotidiano Unione Sarda: "Io vittima per quello che è successo? Non mi sento tale, io sono vittima di una serie di circostanze negative con una Sampdoria che non deve retrocedere perché ha 200 milioni di debiti e garanzie con delle banche e con la Federazione che l’ha iscritta impropriamente l’anno precedente. La mia è disgrazia, è stata la coda del diavolo. Un commercialista bresciano mi aveva venduto i titoli con la quietanza dell’Ufficio delle Entrate, con la supervisione federale della Covisoc: un giorno prima dell’iscrizione (erano due settimane, in realtà, ndr) mi dicono che è tutto falso e che devo tirare fuori 8 milioni in 24 ore per iscrivermi in Serie C. Non ce li avevo: se l’avessi saputo li avrei procurati, ma è quello che volevano loro. E se avessi avuto tre punti in più non sarei comunque retrocesso anche con la penalizzazione".

Cellino ha parlato del suo periodo alla guida del Brescia Calcio e sostiene che "non era amore, prenderlo è stato il mio errore più grande. Io l’ho preso nel 2017 perché sono stato allettato all’inizio. Ero convinto ci fosse una società molto più organizzata: arrivato dall’Inghilterra, pensavo che in Italia avrei speso un giorno al mese rispetto al Leeds. Invece mi sono reso conto che c’erano molti più debiti di quelli che mi avevano dichiarato: c’erano 12 milioni di debiti Iva e me li hanno chiesti il giorno dopo che sono arrivato. Sono riuscito a salire in Serie A, poi è arrivato il Covid: c’è stata tanta cattiveria, tanta malvagità, non riesco a capirlo. Il posto è malvagio. C’è il maligno là dentro e il compleanno del Brescia è il 17 luglio: se l’avessi saputo, non l’avrei mai comprato".
Cellino: "Brescia è un posto malvagio, la retrocessione è la coda del diavolo perché lì bestemmiano troppo"
Un altro affondo nei confronti del Brescia Calcio, dei suoi tifosi e della città lombarda è molto singolare e rientra in tutte quelle superstizioni e credenze che l'imprenditore non ha mai nascosto negli anni: "Ho costruito una cappella nel centro sportivo del Brescia ma diciamo che l’ho pagata cara. Mi hanno spiegato che il maligno si accanisce con chi fa qualcosa di importante per la Chiesa. Io l’ho costruita perché avevo fatto un voto all’Immacolata, in caso di promozione in Serie A. E se vado a Brescia, la prima cosa che faccio è andare a pregare in quella cappella. Anche se il maligno si è accanito in una città dove la bestemmia è troppo diffusa, una cosa che non ho mai tollerato".

Perché il Brescia Calcio è retrocesso in Serie C: come si è arrivati al fallimento
Dopo 114 anni di storia, il Brescia Calcio è stato cancellato dal calcio professionistico sotto il peso di debiti non saldati, di responsabilità amministrative e di una gestione che non ha saputo far fronte agli obblighi minimi richiesti per restare nel calcio professionistico.
Il presidente Massimo Cellino non ha versato circa 3-4 milioni di euro necessari per stipendi, contributi e fideiussione, condizione indispensabile per l’iscrizione: nei mesi precedenti, il club aveva già subito 8 punti di penalizzazione (4 nel 2024-25 e 4 da scontare nella stagione successiva) per mancati pagamenti fiscali e uso illecito di crediti d’imposta inesistenti, con indagini per riciclaggio e reati tributari. La penalizzazione aveva causato la retrocessione in Serie C, ma il mancato rispetto delle scadenze federali ha determinato il fallimento.