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Capi ultrà arrestati: anche la protesta su Bonucci, ricatto strategico contro la Juventus

Dalle prime indiscrezioni che emergono sull’inchiesta attorno agli arresti dei capi ultrà della curva della Juventus, gli inquirenti confermano come la protesta dei tifosi per il ritorno di Leonardo Bonucci dal Milan, fosse un semplice ricatto strumentalizzato a creare danni di immagine al club.
A cura di Alessio Pediglieri
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Nel mare magnum dell'illegalità che gli inquirenti stanno dipanando all'interno della curva juventina, oramai finita nell'occhio del ciclone per un'inchiesta che ha portato già a 12 fermi tra i capi ultrà, prende anche senso la contestazione feroce che gran parte della tifoseria bianconera aveva rivolto a Leonardo Bonucci al suo rientro dall'anno trascorso in rossonero. Tra le carte della Digos e i primi retroscena che emergono dalle indagini si evince infatti che la protesta verso il giocatore era stato utilizzato dai coinvolti per mandare un ‘segnale' alla società.

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La strategia dei Capi ultrà

I capi ultrà che oggi si ritrovano direttamente coinvolti nelle indagini, dopo aver avanzato illecite richieste tra biglietti, eventi e materiale da riciclare, con evidenti risvolti penali a loro carico avrebbero infatti convenuto, strategicamente, di iniziare una campagna denigratoria e di contestazione verso la Juventus. La società – che è stata identificata come parte lesa e che ha contribuito con la giustizia a dipanare la matassa illegale venuta a galla – aveva già subito un danno enorme con le sanzioni della Federcalcio e la chiusura (oltre alle ammende) della Curva.

La protesta ‘pilotata' su Bonucci

Una strategia che oggi appare ‘chirurgica' per denigrare il club, che aveva puntato il dito sull’aumento dei costi degli abbonamenti e soprattutto al rientro in squadra di Bonucci. In un clima di intimidazione tale, la società sportiva – secondo le ricostruzioni degli inquirenti – avrebbe così garantito circa 300 biglietti a pagamento per le gare in trasferta di campionato e di Champions League poi in parte redistribuiti dai capi ultrà a prezzi aumentati.

Juventus, parte lesa

Intanto, il capo della Digos di Torino, Carlo Ambra ha spiegato la maxi operazione condotta in tutta Italia nei confronti di ultrà bianconeri: "La Juventus é parte lesa ed é stato possibile raggiungere questo risultato a 360 gradi grazie alla collaborazione della società. La Juventus ha lavorato con noi, con la polizia di Stato sin dall'inizio, ha fatto la denuncia alla Digos e ci ha seguito passo per passo fino al risultato finale".

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