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Balotelli fa causa al Brescia perché non gli ha pagato tutto lo stipendio

Il rapporto tra Mario Balotelli e il Brescia registra l’ennesimo colpo di scena: il club gli ha riconosciuto spettanze pari a una settimana di lavoro relativa al mese di marzo; il calciatore ha dato mandato ai suoi legali di presentare ricorso per ottenere l’adempimento salariale e la rescissione del contratto.
A cura di Maurizio De Santis
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Un duello senza esclusione di colpi. Il Brescia si avvia mestamente verso la Serie B e a fare notizia, oltre alle sei reti incassate a Milano contro l'Inter, è l'ennesimo episodio della vicenda che vede protagonisti Mario Balotelli da un lato e il club dall'altro. Qualcosa di molto simile ai dispetti reciproci che segnano la conclusione del rapporto di coppia e scandiscono i tempi del divorzio quando l'amore finisce (se mai c'è stato) e sul tavolo restano i conti da pagare. Tra il calciatore e la società la luna di miele è finita in fretta, colpa (anche) di una stagione balorda contrassegnata da 4 cambi di allenatore (Corini, Grosso, di nuovo Corini, Lopez), dalla pandemia e da una clausola chiarissima: in caso di retrocessione ci separiamo. Tu per la tua strada, noi per la nostra.

Poteva finire meglio, si è arrivati alla carta bollata e ai pesci in faccia. Botta e risposta a distanza. Porte chiuse (a Balotelli) agli allenamenti, repliche e sospetti, burocrazia e certificati a fare da paravento all'unica cosa che si è capita da tempo: il Brescia (a cominciare dal presidente, Cellino) non vuole più Balotelli. E Balotelli considera chiusa la sua esperienza tra le "rondinelle".

Cosa è accaduto questa volta? L’attaccante ha ricevuto la busta paga del mese di marzo, quella per la quale aveva messo in mora la società. Quando ha letto i diversi punti elencati sul documento ha sgranato gli occhi: alla voce "giorni lavorati" ne erano indicati solo sette. Che significa? Secondo il club il suo dipendente (l'attaccante) ha lavorato effettivamente solo una settimana nell'arco dei 31 giorni.

La risposta del giocatore è stata immediata: ha dato mandato ai suoi avvocati di impugnare la busta paga, chiedere l'accertamento sui giorni lavorati, l'adempimento salariale di quelli defalcati dalla società (a suo dire) ingiustamente e la risoluzione del contratto per insolvenza del datore di lavoro. È solo l'ultimo atto di una guerra che va avanti da tempo e nei giorni scorsi era stata caratterizzata dal ricorso al Collegio Arbitrale da parte del Brescia per ottenere il licenziamento per giusta causa del calciatore ed esercitare il diritto di recesso dal contratto nonostante non siano maturati ancora i termini per far scattare la clausola (la mancata permanenza in A).

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