Arrigo Sacchi a Sarri: “Non andare alla Juve, per te è un suicidio”

Non andare alla Juventus. Quella squadra, per com'è allestita, non fa al caso di un allenatore come te. È questo, in sintesi, il consiglio che Arrigo Sacchi suggerì a Maurizio Sarri quando seppe che l'ex allenatore di Empoli, Napoli e Chelsea avrebbe varcato i cancelli della Continassa per accettare l'incarico dei bianconeri. Il ‘comandante' che voleva conquistare il palazzo (e lo aveva fatto tremare con la presa di Torino e il gol di koulibaly) non ebbe più bisogno di partire lancia in resta e stringere l'assedio: gli spalancarono il portone ed entrò dall'ingresso principale.
Gli dissi subito che si trattava di un suicidio – ha ammesso l'ex allenatore del Milan e ct della Nazionale al Festival dello Sport – perché ho sempre pensato che quei giocatori non fossero adatti al suo stile di calcio.
A Torino, scottati dall'esperienza negativa contro l'Ajax in Champions, immaginavano che prendere l'allenatore capace di creare bel gioco in azzurro fosse il pezzo che ancora mancava per completare il puzzle. Le cose, però, sono andate diversamente rispetto ai programmi e alle buone intenzioni. È arrivato uno scudetto, il nono consecutivo, ma è stato conquistato a fatica. Di corto muso, a giudicare dal trend di rendimento e di risultati pre e post pandemia. Le scoppole prese in Supercoppa di Lega e Coppa Italia assestarono la prima spallata alla panchina. L'eliminazione dalla Champions contro il Lione ha segnato la fine anticipata del rapporto. Solo il prosieguo in Europa avrebbe potuto salvargli il posto. Venuta meno ancora una volta l'opportunità di percorrere il cammino verso la finale, la presenza di Sarri in bianconero non aveva più ragion d'essere.
È stato anche sfortunato a contrarre la polmonite durante il precampionato – ha aggiunto Sacchi -. Un fattore che ha ulteriormente limitato la possibilità di far assimilare le proprie idee alla squadra in un momento molto importante per la conoscenza del gruppo durante gli allenamenti.