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Antonio Di Natale a Fanpage: “Il no alla Juventus una scelta di vita. E ho avuto ragione”

Totò Di Natale tra passato, presente e futuro. L’attuale tecnico della Carrarese a tutto campo ai microfoni di Fanpage.it: “Chi mi somiglia oggi? Mertens e Insigne”.
A cura di Vito Lamorte
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Faceva gol in tutti i modi. Di destro, di sinistro, al volo, di controbalzo, in acrobazia, di testa, su rigore, di rapina. Non c’è modo in cui non abbia battuto un portiere avversario. Antonio Di Natale, per tutti Totò, ha firmato più di 300 reti in carriera e ora vuole continuare a stupire dalla panchina. L’ex numero 10 dell’Udinese ha appeso gli scarpini al chiodo a maggio 2016 e ha intrapreso il suo percorso da tecnico che ora fa tappa a Carrara. Il club toscano si è affidato a lui lo scorso anno per raggiungere la salvezza e dopo aver centrato l’obiettivo le parti si sono accordate per continuare  insieme. La Carrarese di Di Natale naviga nella terra di mezzo, proprio come la regione di Arda dell'universo creato dallo scrittore inglese J. R. R. Tolkien: a due punti dal decimo posto che vuol dire play-off e altrettanti dalla zona playout, ma c’è da recuperare il secondo tempo del derby toscano contro la Lucchese prima di una serie di sfide importanti per chiudere l’anno.

A Fanpage.it l’allenatore della Carrarese, sesto realizzatore di sempre del campionato di Serie A con 209 gol e vincitore della classifica cannonieri per due stagioni consecutive (2009-2010 e 2010-2011), ha giocato a tutto campo tra passato, presente e futuro: Di Natale si è soffermato sulle sue ex squadre, sull’equilibrio della Serie A, sulla Nazionale ed è tornato sulla sua decisione di non accettare la corte della Juventus nell’estate del 2010.

Come sta andando la sua prima esperienza su una panchina professionistica?
“Per me è sempre un’emozione. Dalla prima volta contro la Lucchese è sempre stata una grande emozione, un po’ come quando sono sceso in campo per la prima volta in Serie A“.

Com’è stato il passaggio dal campo alla panchina? 
“È tutto completamente diverso. Io ho avuto la fortuna di lavorare con Pasquale Marino a La Spezia e poi ho allenato un anno da solo l’Under 17, quindi un po’ di esperienza l’avevo fatta, ma allenare da solo è tutt’altra cosa: lo staff e tutto ciò che ruota intorno, è tutta un’altra esperienza. È molto bello”.

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Nell'agosto del 2020 ha ricevuto il Premio Scopigno come miglior allenatore di Settore Giovanile della stagione: quali sono le principali differenze che ha trovato tra i giovani e gli adulti? 
"Sono due cose differenti. Con i giovani hai meno pressione e non c’è sete di vittoria subito a tutti i costi, si punta molto sulla crescita dei ragazzi; mentre con i professionisti c’è prima di tutto l’occhio al risultato, nonostante ci sia una buona attenzione verso le nuove leve. Ho un bel ricordo del primo anno in Under 17 perché avevamo fatto bene e ci dovevamo giocare i play-off ma poi è arrivata la pandemia ed è saltato tutto".

Recentemente si è giocata Empoli-Udinese: se dovesse sceglierne due, quali sono i ricordi più belli legati alle sue ex squadre?
"Il primo giorno che sono arrivato a Empoli a 13 anni con la famiglia Corsi, che mi ha trattato come se fossi un loro figlio ed è stato sempre bellissimo tornare qui; e poi gli altri dodici anni li ho fatti a Udine, che per me è una seconda casa grazie alla famiglia Pozzo e una squadra con cui ci siamo tolti tante soddisfazioni. È stato bellissimo. Cominciare a Empoli e finire a Udine è stato un onore per me".

L’Udinese ha pescato bene anche quest’anno con Beto: cosa pensa di lui? 
"Si muove bene, ha bella struttura e una bella gamba. Protegge bene la palla e ha fatto già qualche gol. Al primo anno ci vuole un po’ di pazienza soprattutto con chi arriva dall’estero ma credo che l’Udinese si troverà in casa un grande attaccante. Sta facendo molto bene”.

Si aspettava un campionato di Serie A così aperto? 
"Sì sì, assolutamente. Ci sono tante squadre forti come Inter, Napoli e Milan ma tra poco salirà di nuovo la Juventus, che non molla mai. Un posto importante lo merita l’Atalanta e se lo ritaglierà perché sta facendo cose strepitose: fino alla fine può essere in lotta per il titolo".

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Quali sono gli attaccanti che le piacciono di più in Serie A e perché?
"I nomi sono più o meno i soliti, con gente del calibro di Insigne e Immobile che già da diverso tempo sta facendo la differenza. Quagliarella anche se è uno dei più anziani i suoi gol li fa sempre. Mi piace Scamacca del Sassuolo".

Qual è il suo pensiero sulla difficoltà della Nazionale Italiana a fare gol?
"Non credo ci sia un problema nell’attacco della Nazionale. Noi siamo bravi a elogiare quando si vince ma appena una cosa non va per il verso giusto buttiamo giù tutto. Abbiamo dei giocatori fantastici, Mancini ha fatto un lavoro eccezionale e abbiamo giocato un calcio spettacolare per tanto tempo. Gli attaccanti fanno tanto lavoro e a volte può capitare qualche errore, ma sono tutti calciatori molto bravi".

È stato l’ultimo attaccante a vincere la classifica cannonieri per due anni di fila: c’è una ricetta precisa?
"Nessuna ricetta. Il primo anno ho fatto 29 gol ma il secondo nelle prime sette partite non ne feci nemmeno uno: in quel momento partì una scommessa col presidente, con cui scommisi che avrei fatto gli stessi gol dell’anno prima. Alla fine ne ho fatti 28. Dietro c’è tanto lavoro, bisogna credere in ogni cosa che si fa e non si deve mai mollare l’obiettivo. Solo con il sacrificio arrivano i risultati".

In questi anni ha visto un giocatore che le ha fatto pensare ‘Sì, lui mi somiglia’. 
"Delle mie caratteristiche tra i giovani non ne ho visti tanti ma se dovessi dire due nomi direi Insigne e Mertens. È sempre difficile perché ognuno ha le sue caratteristiche ma sono loro quelli in cui mi rivedo, soprattutto in alcune giocate".

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Sul rifiuto alla Juventus si è detto di tutto e il suo contrario: ci dice com’è andata veramente?
"A fine allenamento mi chiamò il mio procuratore dicendomi che la Juventus aveva fatto quest’offerta all’Udinese e lui già stava a Torino. Io mi sono seduto con il presidente Pozzo e gli detto quello che pensavo, ovvero che avevo voglia di rimanere lì perché avevo firmato un contratto di tre anni e ho fatto una scelta di vita. Per me e per la mia famiglia. Alla fine, per come sono andate le cose, ho avuto ragione. Tutto qui".

Quali sono i progetti di Totò Di Natale per il futuro?
"Adesso sto facendo il mio percorso con la Carrarese, una grandissima società e una grande tifoseria, con la speranza di fare e bene e magari di centrare traguardi importanti. Piano piano amplierò anche le mie conoscenze da allenatore perché c’è tanto da imparare. Il resto si vedrà man mano".

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