Antonio Cabrini: “Non aprirò mai quelle lettere, sono cose del passato e non è giusto rivangarle”

Antonio Cabrini è stato uno dei più forti terzini sinistri (termine ormai quasi desueto) del calcio italiano, vincitore di tutti i trofei possibili in 13 stagioni di Juventus e campione del mondo con l'Italia nel 1982 in Spagna. Tanto abile in campo quanto ammirato e desiderato fuori: a quei tempi Cabrini era soprannominato il "Bell'Antonio" e il "Fidanzato d'Italia", per il suo fascino che attirava molte ammiratrici. Era un'altra epoca, senza social e telefonini, chi voleva dichiarare la propria passione al calciatore di Cremona doveva prendere carta e penna e scrivergli una bella lettera. Centinaia, migliaia di missive vergate a mano, che oggi Antonio confessa di non aver mai letto.
Antonio Cabrini e i sacchi di lettere delle ammiratrici chiusi nella cascina: "Non le aprirò mai"
"Ho ancora sacchi di lettere delle mie fan, roba di quarant'anni fa, anche di più. Credo che non le aprirò mai. Le ho in cascina, da mia madre. Sono cose del passato e non è giusto rivangarle – racconta oggi Cabrini, 67enne felice – Ero sorpreso più che lusingato da tanta attenzione. Ma dopo un Mondiale vinto, le figurine Panini, le TV… ci stava".

A 26 anni Cabrini sposò Consuelo Benzi, allora 18enne, con cui ha avuto due figli, Martina ed Eduardo. La coppia si è separata nel 1999, ma i rapporti sono rimasti buoni. Dai primi anni 2000, l'ex calciatore vive con Marta Sannito, manager nel settore della moda: un colpo di fulmine che li ha portati a una relazione solida e duratura: "Se mi manca qualcosa del passato da calciatore? Il tempo passa. Abbiamo una chat noi campioni dell'82, siamo sempre in contatto. Però poi nella vita si fanno altre cose e bisogna accettare i cambiamenti".
"Il tempo esiste e cerco di godermelo – spiega Cabrini alla ‘Gazzetta dello Sport' – Faccio cose che da giovane non potevo fare, tipo viaggiare di più o godermi le estati in spiaggia. Quando giocavo, l’estate finiva presto perché si andava in ritiro. Mi mancano gli amici. Il mio calcio era divertente, c'era contatto umano. Alla Juve ci si allenava in un campo a pochi passi dallo stadio, in mezzo c'era soltanto una strada, corso Sebastopoli, da attraversare. C'erano i tifosi, 15-20, che ci aspettavano tutti i giorni, il rapporto era diretto, si chiacchierava. Adesso fra i tifosi e i giocatori c'è distanza. Ma era un altro mondo e lo capisco".

Cosa fa oggi Cabrini: "Io e Prandelli gestiamo insieme quattro campi di padel a Cremona"
A proposito di amici veri, con uno di loro Cabrini gestisce oggi un impianto sportivo: "Il mio amico più stretto è Cesare Prandelli, siamo praticamente cresciuti insieme. Mi piace perché è una persona diretta, che bada al sodo. Abbiamo iniziato alla Cremonese, ci siamo ritrovati alla Juve. Avevo un bel rapporto anche con Manuela, la moglie che non c'è più. Adesso io e Cesare gestiamo insieme quattro campi di padel a Cremona. È la passione recente mia e di molti ex calciatori che si divertono e hanno trovato un'attività fisica che li fa ancora sentire in forma. In più sono sempre competitivi, è tutta gente che si diverte a dare battaglia e non vuole perdere. Per questo il padel per loro funziona".