Ancora una vicenda imbarazzante agli Europei: bandiera arcobaleno confiscata a Baku ad un tifoso
Nei campionati Europei più politicizzati che si ricordino – conseguenza della natura itinerante della manifestazione che ha posto l'UEFA nella posizione cerchiobottista di doversi inchinare ai diktat di alcuni Governi nazionali sul tema della libertà di espressione e dei diritti civili – ieri ne è capitata un'altra, dopo il divieto di far colorare di arcobaleno l'Allianz Arena di Monaco di Baviera in occasione di Germania-Ungheria.
A Baku, capitale dell'Azerbaigian, si è giocato il quarto di finale che ha visto la Danimarca battere per 2-1 la Repubblica Ceca e qualificarsi per le semifinali del torneo, dove affronterà l'Inghilterra a Wembley mercoledì prossimo. Ebbene prima del fischio d'inizio del match, si è visto chiaramente sugli spalti due steward dirigersi con decisione verso un tifoso danese che stava esponendo una bandiera arcobaleno e poi confiscargliela. Insomma in Azerbaigian, a quanto pare, non si può esporre una bandiera con quei colori, probabilmente perché essendo il simbolo della diversità e dell'inclusione non collima con il pensiero di chi ha oggi il potere nel Paese caucasico a cavallo tra Europa ed Asia.
La decisione sembra essere stata tutta del personale dello stadio e non dell'UEFA, come l'ente calcistico continentale ha tenuto ha precisare con una nota in cui si dissocia da quanto accaduto: "L'UEFA non ha mai ordinato agli steward a Baku – o in qualsiasi altro stadio – di confiscare le bandiere arcobaleno. Stiamo attualmente indagando sull'accaduto e naturalmente contatteremo il delegato UEFA, il responsabile della sicurezza UEFA e le autorità locali per chiarire la situazione. La bandiera arcobaleno è un simbolo che incarna i valori fondamentali dell'UEFA, promuovendo tutto ciò in cui crediamo: una società più giusta ed egualitaria, tollerante con tutti e l'UEFA ha assicurato che la bandiera fosse restituita al tifoso". Resta negli occhi una brutta immagine e la sensazione di un imbarazzo tangibile da parte di Ceferin e soci.