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Abramovich ora può davvero rovinare il Chelsea per una questione di soldi: li rivuole indietro

A marzo scorso, quando annunciò di aver messo in vendita il Chelsea, Abramovich promise che non avrebbe intascato soldi dalla cessione né preteso la riscossione di un debito che la società controllante del club aveva nei confronti di un’altra compagnia a lui riconducibile. Adesso le cose sono cambiate.
A cura di Maurizio De Santis
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Il colpo di scena nella trattativa per la cessione del Chelsea arriva con l'istanza di Abramovich.
Il colpo di scena nella trattativa per la cessione del Chelsea arriva con l'istanza di Abramovich.

La mossa a sorpresa di Roman Abramovich rischia di far saltare il banco e il Chelsea. Il magnate russo, stritolato dalla sanzioni del governo inglese inflittegli per la vicinanza a Vladimir Putin, è stato costretto a mettere in vendita la società: dovrà farlo entro il prossimo 31 maggio e dalla cessione non potrà incassare capitali. La linea di credito chiusa in Inghilterra e altri provvedimenti che hanno colpito i suoi asset patrimoniali lo hanno obbligato a tagli drastici al suo staff e alle spese quotidiani, da quelle di rappresentanza ad altre molto più comuni come bonus per caffè, pasti, abbonamenti internet e perfino l'acquisto della carta igienica.

La promessa del magnate russo che sembra aver cambiato idea

Dallo scoppio della guerra in Ucraina a oggi molte cose sono cambiate. Il solco tracciato è questo ma l'evoluzione della situazione e, più ancora, la posizione che sembra aver assunto l'ex presidente rappresentano l'intoppo che mette tutto (di nuovo) in discussione, compreso il futuro del club. L'indiscrezione che filtra dai tabloid (è il Times a rilanciarla) dà uno scossone all'ambiente di Stamford Bridge. A marzo scorso Abramovich aveva promesso che non avrebbe intascato soldi dalla vendita della società: quei soldi li avrebbe donati in beneficenza a tutti i cittadini sconvolti dal conflitto (senza distinguere tra invasori e aggrediti), rinunciando anche a un'altra quota consistente.

La cifra di 1.6 miliardi di sterline che può far saltare la trattativa

Si tratta di un debito da 1.6 miliardi di sterline (circa 2 miliardi in euro) che – come annunciato – non avrebbe mai preteso né riscosso. "Per me non si tratta mai di affari ma di pura passione per lo sport e per la società", disse il mese scorso. Era la sua testimonianza diretta, la prova concreta della buona fede, la certezza che dietro il suo operato alla guida del Chelsea c'era unicamente sensibilità sportiva e non interessi finanziari.

La cessione condizionata dal pagamento del debito

Adesso invece le cose sarebbero cambiate: i vertici attuali dei Blues avrebbero fatto comunicato sia al governo britannico sia agli acquirenti in trattativa la volontà di ristrutturare le modalità di cessione. In buona sostanza, chi vuole comprare il Chelsea deve anche garantire l'estinzione del debito che la società controllante del club (Fordstam Ltd) ha nei confronti di un'altra compagnia con sede nel Jersey (Camberley International Investments) e riconducibile allo stesso Abramovich. Un'istanza che arriva a meno di un mese dal termine fissato (31 maggio) per la chiusura della transazione e il trasferimento totale della proprietà al nuovo gruppo.

Un'istanza che rappresenta una grande incognita nel momento in cui il gruppo guidato dal co-proprietario dei Los Angeles Dodgers, Todd Boehly, era riuscito a battere la concorrenza e ottenere l’esclusiva nell'operazione per l'acquisto del Chelsea.

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