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La favola di Holiday, campione NBA dopo il ritiro per stare accanto alla moglie malata di cancro

Accanto alla favola di Giannis Antetokounmpo è impossibile non menzionare, nelle tante belle storie dei Milwaukee Bucks campioni NBA, quella di Jrue Holiday. Pro dal 2009, primo di ben 3 fratelli nella lega americana, la guardia decisiva per la conquista dell’anello con una prestazione epica in gara 5 aveva chiuso col basket nell’estate del 2016, per stare accanto alla moglie malata di cancro.
A cura di Luca Mazzella
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Dietro la copertina di "The Greek Freak", tra gli eroi del primo anello Bucks dopo 50 anni, c'è Jrue Holiday. Il giocatore che con la fenomenale prestazione di gara 5 in casa Suns ha indirizzato definitivamente questa serie portandola al match-point che stanotte, senza pietà, Milwaukee ha sfruttato senza pensarci due volte, trascinata da un monumentale Giannis Antetokounmpo. Eppure, la firma di Jrue in queste Finals è meno appariscente, cattura meno un occhio che guarda i soli cinici numeri, ma non per questo meno importante. Una palla rubata, scippata letteralmente dalle mani di Devin Booker a 20 secondi dalla fine, perché non poteva che essere una giocata difensiva quella con cui Jrue ha spostato gli equilibri della Finale NBA.

Siamo a gara sul punteggio di 120-119 per i Bucks, dopo due liberi di Giannis sbagliati col solito pubblico di Phoenix a scandire i secondi prima che il greco lasci andare la palla dalla lunetta, e Devin Booker ha il possesso del possibile vantaggio. L'esterno è in posizione di guardia/ala sulla destra del campo, di fronte a lui c’è PJ Tucker, in area c'è DeAndre Ayton marcato da Antetokounmpo che sembra intenzionato a portare un blocco verso il centro per poi ripensarci. Booker potrebbe attaccare sul lato destro dove c’è il solo Khris Middleton in marcatura su Jae Crowder, ma poi sceglie il centro. Al secondo palleggio viene braccato da Tucker, che ha tenuto gli scivolamenti, e da Giannis, che non si è mosso di molto avendo Ayton appena dietro. Tutto è pronto per la giocata di Jrue Holiday, che lascia Chris Paul il tanto che basta per triplicare Booker e prendere prepotentemente la palla dalle sue mani per poi scappare in contropiede. A rigor di logica, con 15 secondi da giocare, Jrue potrebbe aspettare di subire fallo ma Phoenix è tutta nella metà campo offensiva fatta eccezione per Paul. A quel punto il numero 21 vede Giannis che corre in rimorchio e gli alza una palla spettacolare per un alley-oop stupendo con tanto di fallo subito.

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Un'immagine entrata già di diritto nella storia di una delle più belle partite degli ultimi anni. È in quella giocata che Jrue, per il quale Milwaukee a inizio stagione ha dato in cambio Eric Bledsoe e un numero importante di scelte, dimostra il perché la franchigia del Wisconsin si sia mossa con così tanta forza su di lui, aggiungendolo a roster e rinnovandogli subito il contratto: difesa, leadership, playmaking. Tutto quello che serviva alla coppia Antetokounmpo-Middleton per spiccare il volo. Eppure, appena 5 stagioni fa, quando Holiday stava scalando posizioni su posizioni nei migliori difensori della lega e tra i giocatori universalmente riconosciuti come tra i più sottovalutati dell'NBA, a frenare la sua ascesa era arrivata una bruttissima notizia.

Lo stop nel 2016

Il basket è importante, ma la famiglia viene prima di tutto

Jrue, di mettere da parte la pallacanestro per questioni più importanti, ne sa qualcosa. È il 2016 quando sua moglie Lauren, ad appena 28 anni, dopo una carriera da calciatrice professionista per la Nazionale americana di calcio con la quale aveva vinto 2 medaglie olimpiche, mentre è incinta al sesto mese di quella che sarebbe poi stata la loro prima figlia, scopre di avere un tumore al cervello. Jrue e Lauren si erano conosciuti 8 anni prima a UCLA, dove studiavano insieme. Ovviamente a una partita di basket. E grazie al basket i due hanno oggi anche una fondazione che promuove la giustizia e l'equità sociale, a cui hanno donato la somma complessiva di 5.3 milioni di dollari nel 2020 per perseguire i fini più nobili.

Jrue è preoccupato per Lauren, e per il basket non c'è spazio in quel momento. Per rimuovere del tutto il tumore i medici optano per farla partorire un mese prima del previsto, e per starle vicino il marito, che in quel momento era il secondo violino dei New Orleans Pelicans di Anthony Davis e veniva da una stagione da 17 punti, 6 rimbalzi e 3 assist a partita, decide di mettere la pallacanestro in stand-by. Salta tutto il training camp più le prime 12 partite della stagione, 10 delle quali perse da New Orleans, per restare in North Carolina, dove gli specialisti della Duke University assistono Lauren. A settembre nasce la prima figlia, in anticipo come previsto, e poco dopo Lauren si sottopone all'operazione che riesce nel migliore dei modi. Quando a novembre, dopo due mesi da papà e da marito a tutto tondo, Jrue chiede a Lauren se è il caso di tornare in campo la risposta è più che convincente e il giocatore riabbraccia i suoi Pelicans. Nei 3 mesi da incubo passati lontano dai campi, i tifosi, i giocatori Pelicans, il coach e la dirigenza intera erano state vicinissime a Jrue, che da quel momento instaura un legame ancora più forte con la franchigia della quale lui sogna di diventare bandiera e simbolo. Con la partenza di Anthony Davis in direzione Los Angeles però la squadra inaugura un nuovo corso e per lui, nonostante le medie via via salite di anno in anno fino ai 21.2 della stagione 2018-19, non c'è più spazio. Nel doveroso sacrificio per ricostruire un team attorno alla stella Zion Williamson, NOLA accetta le lusinghe dei Milwaukee Buck che vedono in lui l’uomo giusto da affiancare a Giannis Antetokounmpo e Khris Middleton per conquistare l’anello NBA e per Jrue inizia il nuovo, più entusiasmante capitolo.

Il basket, un affare di famiglia

Il neo-campione NBA non è l’unico Holiday nella lega dei sogni americani. Con lui, infatti, negli States giocano anche i due fratelli Aaron, pro dal 2018 e più piccolo dei 3, e Justin, pro dal 2013 e più anziano della famiglia, oggi entrambi con la canotta degli Indiana Pacers. Inutile dire che si tratta di un record mai visto prima e del quale gli "Holiday" vanno estremamente fieri, nella speranza un giorno di poter addirittura giocare insieme per la stessa franchigia. Nel frattempo però il più talentuoso dei 3 si è consacrato campione NBA, mettendo la sua essenziale firma sul corso di una serie che prima sembrava in controllo di Phoenix, poi ha visto la rimonta Bucks, e dal 2-2 si è regalata due appuntamenti altamente spettacolari e carichi di tensione nei quali Jrue ha messo indelebilmente la firma. Quel 2016, oggi, è solo un brutto ricordo.

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