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Kyrie Irving non può allenarsi con i Brooklyn Nets: continua a rifiutare il vaccino

Non si placano le polemiche per il più famoso e rinomato dei giocatori attualmente no-vax in NBA. Kyrie Irving, point-guard dei Brooklyn Nets, continua a rimandare ed evitare la somministrazione del vaccino anti-covid 19. A seguito della sua indecisione, diminuiscono sempre più le possibilità di vederlo in campo per tutte le partite dalla regular season.
A cura di Luca Mazzella
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Una battaglia che ogni giorno si arricchisce di una nuova e avvincente puntata. Con l’ostacolo della leggi cittadine che prevedono l'obbligo di vaccinazione (Brooklyn e San Francisco) ormai superato anche dal primo dei restii tra i giocatori NBA, l'ala dei Warriors Andrew Wiggins, sono rimasti puntati i riflettori sul solo Kyrie Irving, superstar dei Nets, attualmente ancora riluttante nell’aprirsi alla somministrazione del farmaco. Uno scetticismo di fondo che riguarda ancora ben il 5% dei giocatori della lega, di cui appunto Kyrie è portavoce e al contempo vice rappresentante sindacale. Un atteggiamento ostile che non tende a placarsi, al punto da averlo portato a dissociarsi pubblicamente dalle dichiarazioni dell’amico in quel di Cleveland LeBron James, che proprio al media-day aveva annunciato di essersi vaccinato.

A differenza però, come detto, di Andrew Wiggins e dello stesso LeBron James, la posizione di “Uncle Drew” appare ancora molto rigida e poco incline a compromessi, pur consapevole che le singole leggi in vigore a Brooklyn potranno quindi inibirgli persino le porte del training-camp. All’allenamento di San Diego ad esempio, uno dei primi della pre-season dei Brooklyn Nets, Kyrie si è allenato senza problemi in assenza di limitazioni per i non vaccinati. Ma una volta conclusa la prima parte di training camp in California, i Nets sono rientrati a casa e i primi grossi problemi hanno preso il sopravvento.

Le leggi locali non consentono infatti ai giocatori allenamenti di gruppo al chiuso se non muniti di certificato di vaccinazione al Covid-19. Una situazione di stallo che ha addirittura scomodato l’owner dei Nets Joe Tsai, che sulla vicenda si è espresso affermando: "Kyrie ne parla come una specie di scelta personale, che rispetto, ma tutti noi dobbiamo ricordarci qual è il nostro obiettivo quest’anno, che è molto chiaro ed è semplice: vincere il titolo. Per riuscirci, una squadra ha bisogno che tutti remino nella medesima direzione. Perciò spero di vedere Kyrie in campo e vincere un titolo insieme con tutti i suoi compagni”, e aggiungendo di essere assolutamente favorevole al vaccino (di cui avrebbe ricevuto 4 dosi).

Vaccinarsi è una responsabilità sociale” – ha aggiunto- “So che ci sono scenari in cui si crea un conflitto tra le scelte personali e il bene superiore, ma parlando di noi il nostro bene superiore è vincere il titolo. E vogliamo che nessuno perda di vista quale sia l’obiettivo" . C’è da dire che allo stato Kyrie potrebbe addirittura essersi vaccinato, necessitando di 15 giorni per essere “idoneo” anche dal punto di vista burocratico, senza però averlo ammesso pubblicamente. Il tempo però, in caso di decisione in sospeso, inizia a marciare spedito verso il gong del 23 ottobre, quando i Nets esordiranno ufficialmente davanti al proprio pubblico.

Il tutto con una cospicua perdita che, come annunciato ieri, sarà pari a  1/91.6 dello stipendio del giocatore per ogni partita saltata. Per i 35 milioni circa che a Irving spetteranno in stagione, ogni gara non disputata costerà al playmaker costerà 381.181,00 dollari, fino a un totale che potrà toccare i 15.6 milioni. Non esattamente spiccioli e di fatto il motivo per cui Andrew Wiggins ha poi ritrattato rispetto alle iniziali posizioni (condite addirittura da richiesta di esonero per motivi religiosi). Sulle idee di Kyrie però non sembra esistere ancora una cifra in grado di modificare convinzioni e supposizioni del giocatore, che quindi tiene in scacco i Nets e la lega intera e attende di sfidare il commissioner rimanendo fedele alle proprie idee.

La franchigia, che fino a pochi giorni fa si dichiarava ottimista e possibilista in ordine a un ripensamento di Irving, sembra ora rassegnata all'idea di poter disporre del suo numero 11 per le sole gare in trasferta, rinunciando quindi sia alla sua presenza nelle partite casalinghe che agli allenamenti in quel di Brooklyn. In poche parole, una star part-time.

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