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Wrestling in lutto, morto Kamala: il coronavirus uccide lo storico avversario di Hulk Hogan

James Harris, conosciuto con il nome di battaglia “Kamala”, è morto all’età di 70 anni per il coronavirus. Wrestling in lutto, se ne va uno dei protagonisti delle telecronache degli Anni Novanta: è stato uno degli avversari storici di un altro mito del ring, Hulk Hogan. Lo chiamavano il “panzone dell’Uganda” per la spettacolarità del personaggio che interpretava.
A cura di Maurizio De Santis
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James Harris, conosciuto con il nome di battaglia "Kamala", è morto all'età di 70 anni per il coronavirus dopo cinque giorni di ricovero in ospedale. Inutili le cure, nemmeno il suo cuore e spirito di combattente gli è servito per vincere l'incontro più difficile della vita. Le sue condizioni di salute si erano aggravate nelle ultime ore dopo aver contratto il Covid-19: aveva scoperto di essere contagiato durante un normale controllo medico effettuato prima di sottoporsi a dialisi. La sofferenza fisica lo accompagnava da tempo: nel 2011 fu addirittura costretto a subire l'amputazione di un piede a causa di una grave forma di diabete.

Wrestling in lutto, se ne va uno dei protagonisti delle telecronache degli Anni Novanta anche per la spettacolarità del personaggio che interpretava. Il "panzone dell'Uganda", com'era stato ribattezzato dai fans, è stato uno degli avversari storici di un altro mito del ring, Hulk Hogan.

Viso dipinto con disegni tribali, al collo indossava una collana molto simile a una corona propiziatoria di uno stregone africano, sul petto aveva disegnate due stelle mentre sull'addome era stampato il simbolo della luna. A completare l'abbigliamento "scenico" era un pantaloncino leopardato. È così che si presentava quel gigante originario del Mississipi (Stati Uniti): alto circa 2 metri, pesava più di 150 chili.

James "Kamala" Harris iniziò la carriera di wrestler a 25 anni, una scelta che gli salvò la vita a giudicare dall'infanzia tormentata e dagli espedienti adottati per sbarcare il lunario. È stato pastore, camionista e ha commesso anche qualche piccolo furto pur di racimolare soldi per sopravvivere. La svolta arriva quando decide di entrare nel circus dei lottatori: per 6 anni fa un po' di gavetta nelle federazioni minori facendosi chiamare "Sugar bear" o "Mississippi bomber" poi si cala bella parte del combattente africano. Nel 1984 entrò nel circuito della WWF e il suo personaggio divenne leggendario.

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