video suggerito
video suggerito

La verità sulla morte di Laura Dahlmeier: i soccorritori si sono fermati, rispettata la sua volontà

L’entourage di Laura Dahlmeier ha reso noto la sua ultima volontà, avallata anche dalla famiglia. L’alpinista ed ex campionessa di biathlon, morta tragicamente dopo essere stata travolta da una frana sul Laila Peak in Pakistan, aveva messo nero su bianco che nessuno dovesse rischiare la propria vita per recuperarla: “Il suo desiderio era che, in tal caso, il suo corpo fosse lasciato sulla montagna”.
A cura di Paolo Fiorenza
567 CONDIVISIONI
Immagine

La tragica morte di Laura Dahlmeiertravolta da una frana sul Laila Peak, in Pakistan – non è stata accertata dai soccorritori, costretti a cercare di raggiungere il luogo dell'incidente via terra a causa dell'impossibilità di intervenire con gli elicotteri. Così era apparso in un primo momento, quando l'entourage della 31enne tedesca aveva dato notizia nel primo pomeriggio di mercoledì della fine dell'ex campionessa olimpica e mondiale di biathlon. Invece no, nessuna operazione di soccorso, né per via area né per via di terra, è arrivata vicina al corpo immobile di Laura, che era stato avvistato dall'alto martedì a 5700 metri d'altezza, poco sotto la vetta della temibile montagna del Karakorum. Sarebbe stato troppo pericoloso. I soccorritori si sono fermati, in ossequio alle volontà espresse in vita dalla Dahlmeier, che aveva previsto una situazione di questo tipo e l'aveva anche messa nero su bianco.

Rispettata l'ultima volontà di Laura Dahlmeier: "Nessuno doveva rischiare la vita per recuperarla, il suo corpo alla montagna"

"Era il desiderio esplicito e scritto di Laura Dahlmeier che, in un caso come questo, nessuno dovesse rischiare la propria vita per recuperarla – ha dichiarato il management dell'atleta – Il suo desiderio era che, in tal caso, il suo corpo fosse lasciato sulla montagna. Questo è anche il volere dei familiari, che chiedono espressamente di rispettare l'ultima volontà di Laura". Nessuno dunque toccherà mai più il corpo della campionessa tedesca, che resterà per sempre abbracciato al meraviglioso e crudele crinale del Laila Peak.

Quanto alla morte della Dahlmeier, è stata data per certa per una serie di motivi, come ha fatto sapere ancora il suo entourage: "Sulla base delle informazioni raccolte durante il sorvolo dell'elicottero martedì e della descrizione della compagna di cordata sulla gravità delle ferite, si deve presumere che Laura Dahlmeier sia morta sul colpo".

E anche qualora fosse stata ancora viva al momento dell'impatto con la frana, avvenuto lunedì intorno a mezzogiorno, solo in teoria la tedesca – in ogni caso gravemente ferita ed esanime – sarebbe potuta sopravvivere per due giorni in un ambiente in cui le temperature notturne scendono di parecchio sotto lo zero. Ma è davvero improbabile che il freddo abbia avuto un ruolo nella fine di Laura, che – come detto – era già morta quasi sicuramente al momento dell'incidente.

Laura Dahlmeier ha fatto la storia del biathlon mondiale, poi è diventata un’alpinista provetta
Laura Dahlmeier ha fatto la storia del biathlon mondiale, poi è diventata un’alpinista provetta

Le difficoltà delle operazioni di soccorso: l'impossibilità di intervento degli elicotteri pakistani

Quanto alle operazioni di soccorso, la prima a provare a fare qualcosa per strappare la Dahlmeier al suo orribile destino è stata la sua compagna di scalata, decisamente più fortunata di lei. Marina Krauss ha lanciato un segnale di emergenza e ha poi tentato invano di recuperare l'alpinista tedesca, constatando in quel momento che molto probabilmente era morta per le gravi ferite riportate nell'impatto con la frana. L'operazione non è riuscita e la donna è riuscita a scendere al campo base del Laila Peak, che è situato nella valle di Hushe, circa 3550 metri sopra il ghiacciaio di Gondogoro. Lì si trova attualmente: fisicamente illesa, sta ricevendo supporto psicologico.

Ricevuto l'allarme, si è poi passati ai tentativi di soccorso per via aerea, che tuttavia in Pakistan sono molto difficili per una serie di motivi. Mentre in Nepal, ad esempio sul Monte Everest, gli alpinisti vittime di incidenti vengono evacuati da elicotteri specializzati anche da altitudini superiori ai 7000 metri, nelle montagne del Pakistan non esiste un sistema di soccorso aereo ben organizzato. Gli elicotteri dell'esercito pakistano, utilizzati nelle regioni montuose, possono volare fino a 6000 metri di altezza, ma solo in condizioni meteorologiche perfette. Al momento, tali condizioni non ci sono al Laila Peak: forti venti e scarsa visibilità rendono i voli estremamente difficili.

Quasi tutte le operazioni di soccorso in montagna nel nord del Pakistan sono effettuate da Askari Aviation, un'azienda legata all'esercito. In questa regione vengono utilizzati principalmente elicotteri militari. Uno di questi ha sorvolato il luogo dell’incidente martedì, il giorno dopo la frana, e secondo il management di Dahlmeier, Laura è stata avvistata. Tuttavia, come detto, non sono stati rilevati segni di vita, avvalorando la prima valutazione della compagna di scalata. In quel frangente non si è potuto fare di più, come spiegato ancora dall'entourage dell'atleta tedesca: "A causa di limitazioni tecniche e alpinistiche dell'elicottero, non è stato possibile effettuare un recupero aereo".

Non è però escluso che un elicottero moderno, in condizioni meteorologiche migliori, possa recuperare il corpo. In tal caso, l'elicottero probabilmente non atterrerebbe sul posto, poiché in un terreno del genere a quell'altitudine è generalmente impossibile. Gli alpinisti a tali quote vengono solitamente recuperati con la tecnica della ‘Long-Line'. Ovvero il pilota posiziona l'elicottero sopra la persona ferita o deceduta, mentre un soccorritore si cala con un cavo d'acciaio. Se il soccorritore riesce a mettere in sicurezza la persona, entrambi vengono trasportati appesi all'elicottero fino al punto di atterraggio più vicino, spesso il campo base.

La campionessa tedesca è morta a 31 anni: anche il presidente della Germania le ha dedicato un commosso messaggio
La campionessa tedesca è morta a 31 anni: anche il presidente della Germania le ha dedicato un commosso messaggio

In azione la squadra di terra, ma con "rischio elevato": i soccorritori hanno desistito in ossequio alla volontà di Laura

Secondo il management della Dahlmeier, l'operazione di recupero per via aerea non ha avuto successo ed è stata interrotta già martedì sera. A quel punto si è passati al piano che prevedeva l'entrata in azione mercoledì mattina di una squadra di terra, che avrebbe dovuto raggiungere a piedi il punto dell'incidente, ovvero riuscire a salire in tempi relativamente brevi a 5700 metri, appena 300 metri sotto una vetta difficilissima da ascendere come quella del Laila Peak (nella storia si contano un paio di decine di persone che ci sono riuscite).

Sono partiti in sei, quattro alpinisti (tra cui l’arrampicatore estremo tedesco Thomas Huber) e due portatori, diretti verso il luogo dell'incidente. Non è chiaro fino a che punto siano riusciti ad avanzare. Ci si deve affidare alle ulteriori parole del management della Dahlmeier, che non precisa questo punto: "Anche un recupero terrestre non è stato possibile a causa del persistente pericolo di caduta pietre e dei rischi oggettivi presenti sul luogo dell'incidente". Il recupero del corpo, "nelle attuali difficili condizioni con caduta di pietre e un cambiamento meteorologico al Laila Peak, comporta un rischio elevato ed è irrealizzabile".

In un caso come questo, ha ribadito chiaramente l'entourage, era desiderio di Laura Dahlmeier che nessuno rischiasse la vita per recuperarla: "Il suo desiderio era che il suo corpo fosse lasciato sulla montagna". Anche la famiglia dell'atleta rispetta questa volontà.

Lo ‘Spiegel' ha parlato con alpinisti che conoscono la montagna del Karakorum. Hanno indicato che, teoricamente, sarebbe possibile trasportare una persona al campo base da circa 5700 metri, in un giorno, utilizzando una barella. Tuttavia, i soccorritori devono garantire la propria sicurezza. Se nell'area in cui la Dahlmeier è stata colpita da una caduta di pietre continuano a precipitare massi, l'operazione potrebbe diventare troppo rischiosa. A quanto pare, gli alpinisti sul posto sono giunti esattamente a questa conclusione. E Laura mai avrebbe voluto che a tragedia si aggiungesse tragedia: la campionessa olimpica ha lasciato in eredità il suo corpo alle amate montagne.

"Addio a una persona meravigliosa! Laura ha arricchito la vita di molti, compresa la nostra, con il suo modo di essere caldo e diretto. Ci ha dimostrato che vale la pena difendere i propri sogni e obiettivi e restare sempre fedele a se stesso. Siamo profondamente grati, cara Laura, per averci permesso di condividere la nostra vita con te. I momenti e i ricordi condivisi ci danno la forza e il coraggio di continuare sulla nostra strada", è il toccante messaggio comparso qualche ora fa sul profilo Instagram della campionessa che tutta la Germania ora piange.

567 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views