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Olimpiadi Tokyo 2020

La pallavolo maschile si è spenta: l’Italvolley è una squadra media e mancano i giovani

La sconfitta ai quarti di finale alle Olimpiadi di Tokyo 2020 contro l’Argentina certifica la fine di una Italvolley formata da giocatori ormai spenti e senza più energie. Abbiamo già un nuovo allenatore, Ferdinando De Giorgi, e dobbiamo ripartire da lui per ricostruire dalle fondamenta, cercando di puntare e far crescere i campioni Mondiali Under 19 del 2019.
A cura di Jvan Sica
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Ogni volta che sta per cominciare un’Olimpiade,, il presidente del CONI Malagò, ma in fondo tutti noi che seguiamo lo sport abbiamo un enorme desiderio dai Giochi che stanno per arrivare. Vorremmo con tutto noi stessi arrivare a un oro nel volley maschile. Questo desiderio un po’ viene dal fatto che il volley per fortuna in Italia è abbastanza seguito, con alcuni territori al top del movimento europeo, ma anche perché tutti abbiamo ancora un nodo alla gola per le due sconfitte subite nel 1992 e nel 1996 da parte della Generazione di Fenomeni. È stata la Nazionale che ha vinto tutto più e più volte, votata la squadra del secolo e nel ‘900 per quanto riguarda il volley c’è stata la grande URSS degli anni ’60 e ’70, e uno dei nostri, Lorenzo Bernardi, è stato scelto come miglior giocatore del secolo. Avevamo davvero tutto per vincere l’Olimpiade ma non ci siamo mai riusciti.

Quell’aspettativa dorata si è spostata nel corso dei decenni ed è arrivata alla squadra di Gianlorenzo Blengini, allenatore dell’Italia vista a Tokyo. Questa speranza smodata che per osmosi è arrivata fino all’Italia di Tokyo 2020 era davvero quasi sconsiderata, perché l’Italia oggi ha dimostrato di essere soltanto una squadra media e la sconfitta con l’Argentina lo ha solo chiarito bene. Noi siamo ancora per pochi giorni l’argento olimpico in carica, ottenuto a Rio de Janeiro, dopo una semifinale da infarto contro gli USA, vinta grazie a uno Zaytsev stellare e una compattezza di squadra ritrovata. Ma da quel bellissimo argento in poi, cosa è successo?

Ai Mondiali del 2018, che noi giochiamo interamente in casa, voliamo nel girone iniziale, ma è un fuoco di paglia che spesso gli organizzatori dei tornei si costruiscono da soli. Veniamo inseriti in un girone semplicissimo, in cui c’era solo l’Argentina, che non era ancora questa, come piccolo ostacolo possibile. Nel girone di passaggio affrontiamo altre due squadre molto abbordabili, come Finlandia e Olanda e vinciamo una bella partita complessa contro le Russia per 3-2. Arriviamo al girone dei quarti di finale con il vento in poppa da novelli fenomeni, prendiamo la Serbia di di Atanasijević e letteralmente ci abbatte con un 3-0 senza scampo. Giochiamo con la Polonia, dovremmo vincere noi 3-0, perdiamo subito i due set che fanno passare i polacchi in semifinale.

All’Europeo del 2017 in Polonia, arriviamo con una squadra giovane, in cui provare alcuni uomini da inserire nella Nazionale, Juantorena si prende un turno di riposo, Zaytsev lo stesso per una diatriba con la Federazione sulle scarpe da indossare, arriviamo agli ottavi contro il non irresistibile Belgio e perdiamo 3-0. Agli Europei del 2019 ci sono tutti, ma cambia poco. Perdiamo contro i padroni di casa della Francia ai quarti ancora una volta con un secco 3-0. A corredo dei risultati non esaltanti nei Mondiali e negli Europei, bisogna anche aggiungere che le ultime tre edizioni della Volley Nations League non ci hanno visto protagonisti della fase finale.

In estrema sintesi, questa sconfitta contro l’Argentina era ampiamente prevedibile e forse nell’ambiente nessuno è scosso più di tanto. Quando si mettono insieme dei giocatori che in questa fase della carriera sono medi, nella maggior parte dei casi tiri fuori una squadra media. Abbiamo un libero normale, sicuramente non ai livelli di Grebennikov o Zatorski, schiacciatori normali, non avvinabili nemmeno per scherzo ai vari León, Leal, Lucarelli, i centrali allo stesso tempo non reggono la comparazione con i migliori al mondo e non abbiamo un opposto da semifinale olimpica, anche perché Zaytsev è evidentemente meno performante fisicamente rispetto a cinque anni fa, come anche è giusto che sia dopo tutto quel chilometraggio. Abbiamo un palleggiatore molto bravo ma a Tokyo è arrivato acciaccato e spesso può comunque poco il regista se tutto intorno non c’è grande energia o poca esperienza. Era un risultato attendibile, per non dire atteso, ma la domanda ora è se possiamo ripartire forte con un nuovo allenatore che già è stato scelto prima dei Giochi, Ferdinando De Giorgi.

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Fefé di sicuro non può fare miracoli perché i giocatori sono questi e non si inventano dalla mattina alla sera. Le squadre top del campionato italiano in questi anni sono state quattro: Modena, Civitanova, Perugia e Trento. I giovani italiani in queste squadre letteralmente non esistono, se non Michieletto e Giannelli a Trento, con quest'ultimo che è passato a Perugia, Daniele Lavia a Modena e il centrale Roberto Russo a Perugia. C’è un vuoto clamoroso nella posizione di opposto, che abbiamo visto in queste sfide olimpiche essere decisivo nel volley contemporaneo, manca un grande libero, manca un grande schiacciatore-ricettore, che non ci metta sempre in difficoltà nella costruzione del gioco, manca davvero tanto.

Il vero problema però non è solo che i giovani non giocano nelle squadre migliori del nostro campionato, ma che queste squadre abbiano provato a inserirli, ma hanno subito pensato di mandarli via perché non all'altezza rispetto a un pallavolista straniero. Gianluca Galassi ha giocato un anno a Perugia, ma subito è stato spedito a Milano, Oreste Cavuto, cresciuto a Trento nelle giovanili e per due anni in prima squadra, adesso è a Latina, Gabriele Nelli era la grande speranza nel ruolo di opposto per Trento e anche lui l’ultima stagione l’ha giocata a Piacenza, Giulio Pinali è cresciuto e ha giocato con Modena e adesso è a Ravenna, Marco Vitelli dalla Lube ha iniziato a girare per arrivare a Padova. La meglio gioventù del volley italiano sembra essere stata già testata ad altissimi livelli e rimbalzata verso squadre e situazioni più “comode” e meno difficili soprattutto in quanto a richiesta istantanea di risultati.

Così sembra esserci un futuro molto scuro, ma c’è una luce ed è la generazione che ha vinto i Mondiali Under 19 del 2019, arrivando poi seconda agli Europei Under 20 dell’anno successivo. È la generazione ancora più giovane, che ha come volto già conosciuto Alessandro Michieletto, ma è anche quella di Paolo Porro, Tommaso Rinaldi, Alessandro Gianotti, Damiano Catania, Leonardo Ferrato e di tanti altri. Forse per De Giorgi è quasi impossibile non ripartire da questi nomi per una nuova Italia, che magari non sarà una generazione di fenomeni ma almeno può portare davvero nuova linfa al nostro spento volley.

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