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La Lega Nord organizza il Giro di Padania: propaganda politica mediante lo sport

Dal 6 al 10 settembre in Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia, Trentino e Veneto si corre la gara ciclistica sponsorizzata dal Carroccio. Ferrero, leader di RC, definisce la manifestazione “riedizione dell’epoca fascista”.
A cura di Biagio Chiariello
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Sabato scorso da Benidorm è partita la 66esima edizione della Vuelta, la corsa ciclistica a tappe spagnola, che per la prima volta dopo 33 anni tornerà a calcare le strade dei Paesi Baschi, regione geografica iberica che da tempo immemore è sospinta da impulsi indipendentisti. Nel nostro Paese, invece, in concomitanza coi 150 anni dell'Unità d'Italia si organizza il Giro di Padania. Una cosa che non si vedeva dai tempi di Mussolini e del Fascismo: lo sport utilizzato per rivendicare un’appartenenza politica (e non territoriale). La prima edizione della manifestazione ciclistica firmata Lega Nord, sostenuta dal Ct della Nazionale di ciclismo su strada dell'Italia, Paolo Bettini e inserita a ufficialmente nel calendario dell’Uci (Unione ciclistica internazionale) partirà il 6 settembre da Paesana (in provincia di Cuneo). 900 chilometri di pedalate attraverso Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia, Trentino e Veneto, per arrivare il 10 settembre a Montecchio Maggiore (Vicenza), dove il vincitore della gara sarà celebrato come una maglia il cui colore non è difficile da indovinare, essendo il Giro di Padania una mera manifestazione di propaganda politica leghista.

A due settimane dalla prima tappa è intervenuto il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, che ha scritto alla Federazione Ciclistica Italiana (FCI) per chiedere la soppressone di quella che definisce "una vergognosa operazione di parte" e "pura e semplice riedizione dell'epoca fascista, in cui un regime imponeva la sua ideologia politica a tutti gli italiani".

"Che il partito politico Lega Nord abbia il proposito sovversivo di spezzare lo stato italiano e di dar vita ad un fantomatico stato della Padania è un delirio che ascoltiamo tutti i giorni. Fatto sta che la Padania non esiste. Esiste il Veneto, la Sicilia, il Piemonte, ma al di là della propaganda politica, non mi risulta esista o sia mai esistita una entità geografica che risponda al nome di Padania".

La risposta al leader di RC non si è fatta attendere. Il sottosegretario al Ministero dell'Interno del Carroccio, Michelino Davico ce l'ha messa tutta nel giustificare l'istituzione del Giro di Padania, prima snocciolando tutta una serie di "gare ciclistiche regionali" che lui stesso definisce "di antica tradizione" (Gran Premio Regio Insubrica, Vuelta a Comunita d Valenciana, Vuelta a Pais Vasco, Berlino – Praga – Varsavia, ect), poi arrivando a parlare di Pianura Padana, di Autostrade Centro Padane  e addirittura di Grana Padana!

Ciò che sfugge a Davico, e a molti sui colleghi "politici", è semplicemente che la Padania, come gli ha ricordato Ferrero, non è esiste. Le manifestazioni "di antica tradizione" citate da Davico sono invece relative a territori, stati o a città realmente esistenti. Pur volendo circoscrivere la gara ciclistica leghista ai territori dove sarà percorsa (si spera di no, comunque), come non ricordare che le due maggiori città di tale area, Milano e Torino, forse non si sentono così "padane", avendo scelto due sindaci di centrosinistra alle ultime elezioni amministrative.

Insomma, pedalate pure. Ma non chiamatelo "Giro di Padania"! Tutto al più "Giro della Pianura Padana" …

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