La campionessa paralimpica Martina Caironi positiva ad un test antidoping: è stata sospesa

L'ombra del doping anche nel mondo paralimpico con l'ultima shockante notizia che riguarderebbe l'azzurra Martina Caironi che non avrebbe superato un test richiesto a sorpresa da Nado Italia. Il condizionale è d'obbligo ma le prime notizie che arrivano attraverso i dispacci d'agenzia confermerebbero la positività dell'atleta. Un colpo violento a tutto il movimento italiano perché la Caironi è una punta di diamante del panorama paralimpico azzurro: ha vinto la medaglia d'oro alle Paralimpiadi di Londra nei 100 metri ed è stata portabandiera della rappresentativa italiana a quelle di Rio de Janeiro.
Le prime notizie, tutte da verificare e in attesa di conferma parlano di una positività a un test antidoping a sorpresa ordinato da Nado Italia: la sostanza proibita rinvenuta sarebbe un metabolita di steroide anabolizzante. Per questo motivo l'atleta azzurra è stata sospesa e adesso è a rischio la sua partecipazione mondiale a Rio. Martina Caironi, trent’anni, è stata ad oggi, l'unica donna amputata che è riuscita a correre i 100 metri in meno di 15 secondi (14”61, per la precisione) e non a caso è anche la primatista mondiale nei 200 nella categoria T42 (32”29).
Non solo corsa e velocità, Martina Caironi è una atleta completa che è riuscita ad emergere in modo prepotente con prestazioni importanti e riuscendo a raggiungere traguardi che sono davanti agli occhi di tutti: tre ori e un argento paralimpici fra Londra 2012 e Rio 2016, cinque ori Mondiali e un argento e quattro ori Europei e due argenti vinti nelle specialità che pratica da sempre, 100 metri e salto in lungo.
Una carriera nata quasi per caso ma soprattutto per necessità dopo la tragedia che l'aveva colpita all'età di 18 anni, quando nella notte tra il 1° e il 2 novembre 2007 una macchina la investì facendole perdere la gamba destra, amputata all'altezza ginocchio. Coma indotto, una lunghissima degenza in ospedale, la rieducazione e la voglia di reinventarsi una vita da zero. Le prime gare con la protesi datate 2010 e un mito cui aggrapparsi e imparare tutto: Oscar Pistorius. Poi, l'ascesa in gara e adesso lo spettro del baratro più oscuro, quello del doping.