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Ginnastica italiana, ancora orrori: “Sangue dal naso per gli schiaffi, ragazze tirate per i capelli”

Dopo la ritmica azzurra, adesso tocca alla ginnastica artistica essere travolta da terribili denunce di ex atlete. Non si parla più soltanto di ossessivo controllo del peso, ma di vere e proprie violenze: “Quando l’allenatrice si metteva gli anelli i ceffoni facevano ancora più male”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Il calderone scoperchiato qualche settimana fa dalle prime denunce di ex atlete di ginnastica ritmica sui metodi brutali adoperati durante gli allenamenti, con un regime militaresco che colpiva ragazze adolescenti costringendole a mantenere una magrezza estrema a qualsiasi costo e con qualsiasi mortificazione, si è via via riempito di altre testimonianze, costringendo ad intervenire il ministro dello sport Abodi e il presidente del Coni Malagò, che hanno chiesto conto di tutto questo al numero uno della Federginnastica Gherardo Tecchi.

L'Accademia di Desio, il cuore pulsante della ritmica italiana, la fabbrica dei nostri successi ma anche il luogo dove si consumavano le vessazioni, è stata dunque commissariata, mentre la Procura di Brescia ha aperto un'inchiesta sulla base delle denunce presentate da alcuni genitori delle ragazze. È stato l'inizio di una slavina che adesso rischia di travolgere anche l'aerobica e l'artistica, visto che pure in queste altre discipline della ginnastica sono cominciate a spuntare testimonianza terribili, tutte con lo stesso leitmotiv, l'ossessivo controllo del peso che arrivava fino alle umiliazioni e all'induzione ai disturbi alimentari, con conseguenze che a distanza di anni ancora non sono del tutto superate.

Il post su Instagram della nostra campionessa di artistica Vanessa Ferrari, che ha confessato di "non essere rimasto affatto sorpresa" da quanto sta venendo fuori e ha raccontato di aver vissuto sulla propria pelle i problemi alimentari, andando a 19 anni in una clinica a Verona per cercare di superarli, è solo la copertina di un altro libro degli orrori – quello della ginnastica artistica – di cui oggi Repubblica svela altre pagine, sotto forma di nuove agghiaccianti testimonianze da parte di tre ex atlete di Serie A, Laura Sirna, Virginia Scardanzan e una terza indicata come un nome di fantasia, Chiara.

La terribile novità è che non si parla più soltanto dell'ormai famigerato controllo del peso ("all'inizio ci facevano prendere un pezzo di pane con l'insalata a pranzo, dopo neanche più quello, due etti in più erano la fine del mondo"), ma di vere e proprie violenze, schiaffi sul viso e sul corpo: "Ci allenavamo in Veneto, non in un centro tecnico federale ma in una palestra considerata il punto di riferimento della regione, con un'istruttrice molto violenta. Quando si metteva gli anelli i ceffoni facevano ancora più male".

Sono racconti incredibili, pensando che un genitore possa aver affidato le proprie ragazze a qualcuno che riteneva in primis un'educatrice di valori ed invece faceva cose orribili come questa: "Una volta stavo facendo un esercizio alla trave ma ero molto stanca e sono caduta. L'allenatrice mi ha detto: ‘Avvicinati'. Sapevo che mi voleva dare una sberla, così mi sono tirata indietro sperando che la trave alta mi potesse far da scudo ma il ceffone è arrivato lo stesso in volto". E ancora: "Una nostra compagna ha ricevuto uno schiaffo così forte da farle uscire il sangue dal naso. Altre venivano tirate per i capelli giù dalla trave".

Scene da incubo che addirittura hanno fatto valutare la possibilità di chiamare il Telefono azzurro: "Ero in pausa pranzo con una mia amica. Sapevo che queste persone aiutavano i bambini in difficoltà e volevo chiamarli. Io non ho ricevuto violenze fisiche, ma le mie compagne sì. L'allenatrice aveva costruito una barriera all'ingresso per non far vedere come venivamo trattate. A 7-8 anni ero ingenua e guardavo le mie compagne più grandi con ammirazione. Pensavo che avrei dovuto fare tutto come loro. Nella mia testa dovevo pesarmi tre volte al giorno, perché è quello che facevano le mie sorelle più grandi. Venivano insultate e picchiate? Anche io dovevo ricevere lo stesso trattamento. Così un mondo malato diventa la normalità".

C'è un dettaglio ancora più scioccante, la polizia una volta indagò sull'allenatrice in questione, ma omertà e paura non portarono a nulla: "Purtroppo tante voci e grida di aiuto negli anni non sono mai state ascoltate. C'è stato un sospetto in passato su questa allenatrice e siamo state chiamate a testimoniare davanti al commissario di polizia. La cosa però è caduta perché tantissime ginnaste, soprattutto quelle che ancora si allenavano lì, non hanno detto la verità". Probabilmente adesso qualcosa dovrà accadere per forza. Restare indifferenti davanti a racconti così terribili e circostanziati è impossibile.

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