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Conor McGregor perde di nuovo il controllo: “Tornerò a combattere solo per ucciderti”

Dopo l’aggressione a Francesco Facchinetti, Conor McGregor fa ancora parlare di sé per fatti accaduti fuori dall’ottagono. Costretto a fermarsi per riprendersi dalla frattura alla caviglia, l’irlandese non vede l’ora di tornare a combattere. Le Arti Marziali Miste sono il suo terreno di caccia, nel mirino ha messo un rivale. È Tony Ferguson con il quale ha ingaggiato una “guerra di parole” sui social media.
A cura di Maurizio De Santis
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Un belva ferita costretta al riposo. Un leone che smania di tornare a caccia nella giungla. E il terreno di Conor McGregor è la gabbia dell'ottagono. È il suo habitat naturale. Lì può sentire l'odore del sangue e della battaglia che infuria, l'adrenalina che sale e lo trasforma in un fascio di nervi e di muscoli pronti a scattare. Non è semplicemente fare a botte, a chi picchia più forte senza esclusione di. È tecnica che si mescola a spirito combattivo. È istinto killer. È voglia di sopraffare l'avversario fino ad annientarlo. È voglia di "ammazzarlo", usando un termine molto forte, tipico del linguaggio che fa spettacolo e alimenta l'aura del guerriero che non conosce paura e sul ring sale con gli occhi della tigre.

A corredo dei match c'è anche questo. Fa parte del gioco che si riverbera sui social e scatena "risse" mediatiche. Quelle vere, pure fanno parte della vita del campione irlandese delle Arti Marziali Miste che, più di recente, ha fatto parlare di sé per il cazzotto in faccia rifilato a Francesco Facchinetti, per i lussi che si concede, per il suo viaggio a Roma scortato dalle guardie del corpo. "Gorilla" che ha intorno a sé non perché lo proteggano ma perché proteggano gli altri da lui. Ne sa qualcosa l'ex dj che ha raccontato cosa è successo quella sera in cui ha rischiato la vita. Tracce, prove di quell'ira funesta sono nei video che l'hotel dov'è avvenuta la violenta aggressione ha consegnato alla polizia.

A McGregor manca la lotta, è un animale da combattimento, una macchina da guerra che a volte intraprende anche con le parole. L'ultima volta che è stato protagonista di un incontro dell'Ultimate Fighting Championship minacciava di morte Dustin Poirier e la sua famiglia. Lo portavano via in barella, urlava e si sbracciava tale era la rabbia per essere stato costretto ad abbandonare il match per la frattura della caviglia che ne ha messo addirittura a rischio la carriera. Ecco perché, nell'incertezza del suo ritorno sull'ottagono, ha fatto parlare di sé solo per le minacce e per i commenti esagerati veicolati sui social media in risposta ad avversari. Il presidente dell'UFC, Dana White, non si è sbilanciato su quando McGregor sarà di nuovo in gara né ha voluto commentare quel che definisce "l'incidente" avvenuto in Italia.

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Ci ha pensato l'irlandese a tenere accesi i riflettori. Nella sua ultima serie di tweet (pubblicati e poi cancellati), McGregor ha affermato che adesso l'obiettivo è tornare a combattere e a uccidere un uomo in diretta tv. Non si accontenta della vittoria, vuole lo scalpo dell'avversario da sventolare come segno della sua forza. A scatenare la rabbia del lottatore sono state alcune affermazioni di un altro lottatore, Tony Ferguson. Lo ha accusato di fare abuso di sostanze dopanti, ormoni della crescita per potenziare il fisico e migliorare le prestazioni.

Quale sia stato il tono della replica è immaginabile, il riferimento è a un episodio capitato a Ferguson nel 2019. "Che triste bastardo sei. Niente cervello. Testa vuota. Serie di sconfitte. Nessuna gestione. Moglie che ci manda video spaventata". E ha aggiunto che "un giorno metterò fine alla tua vita lì dentro. Ho già vinto tutte le cinture e i soldi… Voglio solo uccidere uno dei tuoi lì dentro ora è l'unica cosa che mi resta da fare".

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