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Olimpiadi Tokyo 2020

Chi è Vito Dell’Aquila, prima medaglia d’oro per l’Italia alle Olimpiadi: a 20 anni stella del taekwondo

Di Mesagne, come il campione olimpico di Londra 2012 Carlo Molfetta, Vito Dell’Aquila è la nostra prima medaglia d’oro in queste Olimpiadi di Tokyo 2020. Dopo un cammino perfetto in cui ha battuto il forte ungherese Salim al primo turno, ha vinto la semifinale contro l’argentino Lucas Guzmán e ha battuto in finale il tunisimo Mohamed Jendoubi.
A cura di Jvan Sica
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Questa medaglia d'oro di Vito Dell'Aquila, la prima per l'Italia, viene da lontano. Nonostante il nostro atleta abbia soltanto 20 anni, nel Taekwondo mondiale è da anni uno dei personaggi più interessanti e da battere per poter competere nelle categorie leggere. Vito è di Mesagne, in una giornata olimpica molto pugliese anche grazie a Luigi Samele foggiano autore di un grande percorso nella sciabola, porta la Puglia alla ribalta dello sport italiano.

Inizia a praticare il taekwondo a 8 anni, grazie al papà che amava le arti marziali, ancora di più i film di Bruce Lee e vedeva Vito troppo timido. A quell’età era venuto il momento di fare sport e farlo per conoscere e avvicinarsi agli altri. Cosa che Vito inizia a fare con tutto se stesso. A Mesagne c'era la palestra di Roberto Baglivo, il maestro di un certo Carlo Molfetta, anche lui di Mesagne e campione olimpico della categoria 80kg a Londra 2012. Con questi riferimenti a indicargli la strada, Vito cresce subito e nel 2014 vince i Campionati italiani e poi i Mondiali cadetti, dimostrando di essere un talento clamoroso.

Alza subito l’asticella e ai Mondiali di Muju, a soli 17 anni, fa un cammino meraviglioso, stupendo soprattutto per la sua capacità di reggere la pressione in così giovane età. Arriva in semifinale e affronta uno dei migliori atleti dei 54 kg, l’iraniano Armin Hadipour. Non riesce a superare l’ostacolo, venendo nettamente battuto dal grande campione persiano, ma il bagaglio di esperienza fatto è enorme.

Passano due anni e agli Europei di Kazan 2018 riesce a ottenere un altro bronzo, attestandosi in questo modo ad alti livelli in maniera costante. Agli ultimi Mondiali disputati prima della pandemia, quelli di Manchester del 2019, prende una brutta scoppola agli ottavi contro il coreano Bae Jun-Seo e suona un campanello d’allarme, che si sente ancora più forte in relazione al fatto che a Tokyo Vito deve partecipare alla categoria superiore rispetto a quella in cui è esploso, passando dalla 54 kg alla 58 kg.

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Nuovi avversari, nuove misure da prendere, nuovo corpo da mettere a posto per adattarlo alla categoria. In un’intervista a OASport, qualche mese fa ha dichiarato: “Sembrano pochi 4 kg, ma si sentono parecchio in combattimento. Ho la fortuna di essere seguito da uno staff di alto livello, dove è presente anche un nutrizionista che mi permette di salire e scendere di peso grazie ad un dieta varia ed equilibrata performando al massimo”.

Vito Dell’Aquila si impegna, ma agli Europei di Sofia il setting fisico non è ancora adattato alla nuova categoria e si capisce subito, venendo eliminato agli ottavi di finale dal britannico Mason Yarrow. L'unica vera soddisfazione di questi ultimi due anni, al netto del Covid che ne ha ancora di più frenato il cammino, è il pass per Tokyo 2020, ottenuto accedendo alla semifinale del Grand Prix Final disputata a Mosca, manifestazione classificata come G8 e che assegnava quindi il doppio dei punti per il ranking rispetto a un normale Gran Premio.

Quando c’è stato il sorteggio del tabellone olimpico, tutti hanno storto il naso. Il primo avversario per Vito era molto molto complicato, uno dei più difficili da affrontare anche se fosse andato avanti nella competizione, era il campione europei in carica dei 54 kg, l’ungherese Omar Salim, una vera disdetta prenderlo al primo turno.

Quando nella notte italiana è salito in pedana, Dell’Aquila era lo sfavorito, ma è riuscito a farcela, non solo vincendo 26-13 ma dimostrando di essere tecnicamente e fisicamente in grandissima condizione. Come preventivabile, le altre due sfide, ai quarti di finale contro il filippino Ramnarong Sawekwiharee e in semifinale contro l'argentino Lucas Guzmán, sono stati incontri anche meno problematici, che hanno spedito Vito Dell'Aquila in finale olimpica.

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