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Olimpiadi Tokyo 2020

Ala, Osama e Ahmed: gli azzurri dei 3000 siepi raccontano un’Italia nuova e coraggiosa

Ala e Osama Zoghlami, insieme ad Ahmed Abdelwahed sono il presente e il fututr dei 3000 siepi in Italia. Vengono da un’enorme tradizione azzurra, quella dei Francesco Panetta, Alessandro Lambruschini e Angelo Carosi, ma sanno raccontare anche una nuova Italia, più coraggiosa e desiderosa di superare i propri limiti.
A cura di Jvan Sica
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Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 i nomi della squadra italiana che gareggiava nei 3000 siepi erano Francesco, Alessandro e Angelo. Oggi i nostri azzurri si chiamano Ala, Osama e Ahmed. Solo in questa differenza, c’è l’evidenza meravigliosamente definitiva che l’Italia è molto diversa rispetto a soli 30 anni, molto più ricca, anche più sfrontata. Alcuni giorni fa Ala Zoghlami e il fratello gemello Osama, insieme ad Ahmed Abdelwahed, sono scesi in pista nella prima gara di atletica leggera del programma olimpico di Tokyo 2020. Erano le batterie dei 3000 siepi e qualificavano direttamente i primi tre di ogni batteria e i migliori sei tempi di ripescaggio alla finale oggi. Ala, con record personale e Ahmed sono dentro, Osama è fuori solo per sfortuna e pochi secondi. Un risultato fantastico in un contesto olimpico.

I nomi che abbiamo fatto all’inizio sono la storia delle siepi e dell’atletica leggera italiana. Francesco è Francesco Panetta, il ragazzo di Calabria, che ci ha dato uno degli ori mondiali più memorabili dell’atletica leggera italiana, quello dei 3000 siepi ai Mondiali di Roma 1987. Alessandro invece è Alessandro Lambruschini, che ha vinto un oro europeo a Helsinki nel 1994, aiutato a rialzarsi dopo una caduta proprio da Panetta, e bronzo olimpico ad Atlanta 1996, riuscendo a battere un siepista keniano, impresa titanica in quel momento. Il terzo è Angelo, è Angelo Carosi, argento europeo sempre nel 1994 per una fantastica doppietta.

I tre atleti che oggi cercheranno di stare con i migliori della specialità, anche se non possono certamente dirsi ancora allo stesso livello dei tre grandi atleti degli anni ’80-’90, hanno una storia diversa, anche se la matrice italiana e la vita di sacrifici obbligatoria per arrivare a questi livelli, li accomuna. Ala e Osama Zoghlami sono nati a Tunisi il 19 giugno 1994 e trasferitisi poi in Italia, a Valderice in provincia di Trapani, all'età di due anni con la loro famiglia. Iniziano a correre proprio nel club della loro cittadina, il Centro Sportivo Valderice, per poi entrare nello storico CUS Palermo, la società del mito del nostro mezzofondo, Totò Antibo. Entrambi fino al 2013 non avevano la cittadinanza italiana, ottenuta insieme. L’exploit di Ala Zoghlami, che lo mette sulla carta geografica dell’atletica italiana del futuro, è il quarto posto agli Europei Under 23 di Tallin nel 2015.

Da gemello di Ala, Osama Zoghlami ha una traiettoria molto simile, ma inizia a vincere prima. È bronzo agli Europei Under 23 di Tallin nel 2015, quello in cui il fratello termina quarto, ed esordisce in Nazionale A nel 2018, ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona in Spagna, terminando sesto nei 3000 siepi.
Ahmed Abdelwahed è due anni più giovane dei fratelli Zoghlami, nato a Roma il 26 maggio 1996, da genitori di origini marocchine. Inizia a correre a 12 anni per le Fiamme Gialle Simoni, la sezione giovanile del gruppo sportivo della Guardia di Finanza, passando poi al CUS Camerino. Lui parte ancora meglio dei fratelli Zoghlami, in quanto è argento agli Europei Under 23 di Bydgoszcz nel 2017, battuto solo da Yonas Chiappinelli, altro atleta di punta dell’atletica leggera del nostro presente, nato ad Addis Abeba nel 1997 e adottato all'età di 7 anni da due professori di matematica dell'Università di Siena.

Alla fine della sua gara di qualificazione a Tokyo, Ala Zoghlami ha dichiarato senza nessuna remora: “Vogliamo sfidare il mondo, perché non abbiamo più paura di nessuno”. Questo è il mantra della nuova atletica leggera italiana, una sorta di spirito guida che stiamo vedendo sulla pista dello Stadio Olimpico di Tokyo grazie a una squadra giovane. Tutti gli atleti stanno cercando il loro limite, sforzandosi di battere il proprio personal best. Se questo vuole dire possibile medaglia, finale o semifinale olimpica dipende molto dal momento del percorso in cui ognuno è, rispetto anche agli avversari da affrontare, ma di sicuro il primo passo per fare bene è essere così coraggiosi e desiderosi di migliorare. Un manifesto dello spirito forse utile anche all’Italia intera, nella speranza che anche il Paese cerchi i propri limiti, utilizzando le sue risorse migliori.

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