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Man vs Bee con Rowan Atkinson è più divertente delle parodie di chi parla “in corsivo” su Tik Tok

Man vs Bee è la nuova serie comedy Netflix che è già pronta a diventare guilty pleasure estivo. Mr Bean oggi si chiama Trevor e guida la rivincita dei boomer.
A cura di Grazia Sambruna
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Uccide un cane, dà fuoco a una villa, distrugge opere d’arte di inestimabile valore. No, non stiamo parlando del protagonista di un ennesimo sequel de La Notte del giudizio, ma di una nuova serie comedy Netflix: Man vs Bee. Letteralmente: Uomo contro ape. Con un titolo del genere nemmeno il più ottimista dei sognatori si sarebbe immaginato che ci fosse una trama. O sarebbe stato disposto a scriverne una, fiutando odore di debacle. Ma Rowan Atkinson ha ideato e accettato la sfida, portando sui nostri schermi Trevor, grossomodo un novello Mr Bean. Gag, cadute imbecilli, dialoghi ridotti all’osso, soluzioni del tutto inutili e macchinose a problemi pratici che non esisterebbero nemmeno se il nostro personaggio principale fosse più accorto di un roditore finito in una trappola per topi. Praticamente tutti gli elementi che resero un successo mondiale il tragicomico Mr Bean. Quindi la domanda è: un progetto del genere, con gli stessi presupposti e le medesime dinamiche di una serie uscita tra il 1990 e il 1995 può far ridere ancora oggi? La risposta è sì. Moltissimo. A meno che non siate un’ape.

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Man vs Bee mostra le peripezie di Trevor, housekeeper al suo primo giorno di lavoro, che viene subito ingaggiato da una coppia di ricconi snob per badare alla loro lussuosissima dimora: stanno per partire per una settimana di vacanza. In sette giorni, dunque, il nostro protagonista non dovrà far altro che limitarsi a controllare che tutto resti in ordine. E dare da mangiare ai due animali domestici di lorsignori. Stop. Purtroppo, sin dai primi minuti, il compito non risulta essere dei più facili: marito e moglie vivono in una di quelle case super intelligenti, dove non è possibile nemmeno tirare lo sciacquone se sprovvisti di codice a comando vocale. Alle pareti, tantissimi quadri da miliardi di sterline e, distribuite per gli ambienti domestici, una serie di sculture e manufatti dal valore inestimabile. Trevor, accomodato in un minuscolo ripostiglio comunque high tech, non si trova a proprio agio. Però trova un'ape. E, nel tentativo di farla fuori, letteralmente ogni suo passo comporta una catastrofe che genera concatenazioni apocalittiche.

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Se pensate che questo genere di comicità sia morto negli anni Novanta, Man vs Bee è su Netflix per rispondervi che vi sbagliate: basta saperlo scrivere. Sì, perché l’insieme di gag che serrano il ritmo di ognuno dei suoi otto episodi (velocissi, dai 10 ai 20 minuti al massimo) sono un ordigno a orologeria progettato talmente bene in ogni suo dettaglio, da assicurarvi risate ogni pochi secondi. A ritmo serratissimo. Ciò vale anche per le gag più grevi: Trevor potrà anche cadere con la faccia nel letame, ma la scena non vi riporterà alla memoria in alcun modo quella di un Cinepanettone medio. Anche perché il tono è sempre e comunque molto british: “Sono desolato” è il massimo improperio che Trevor si ritrova a pronunciare davanti alla cosmica sfortuna che lo aggredisce ogni minuto.

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Man vs Bee oltre a sfoggiare una buona dose di brutale cattiveria contro il suo protagonista, per la gioia dello spettatore, regala anche momenti di tenerezza delicatissima e inaspettata. Le videochiamate di Trevor con la figlia – lui ha accettato il lavoro solo per potersi permettere di portarla in campeggio e subisce la qualunque per realizzare questo sogno – sono tanto brevi, ovviamente il nostro non è del tutto in grado di usare uno smartphone, ma dolcissime. Di sciagura in sciagura, si finisce per empatizzare un po’ con tutti i coinvolti, ape compresa, eccezion fatta per i due ricconi e per la loro casa infernale.

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“La commedia deve essere offensiva”, ha dichiarato di recente Rowan Atkinson. Per poi portare su Netflix una serie in cui i personaggi parlano poco e niente. Mossa molto astuta, si direbbe. Ma, a parte che questa assenza di dialoghi sia grossomodo un requisito del genere slapstick, anche vincente. Siamo sicuri, poi, che Man vs Bee non offenda nessuno? A ben guardare, quasi ogni scena è pervasa di una sottile ma implacabile satira sociale rivolta alle bizzarrie della società contemporanea. Vale a dire, per esempio, a quelli che si aggirano per casa parlando coi muri per accendere la luce. Perché schiacciare l’interruttore fa troppo primi anni 2000. Con buona pace di Elon Musk.

Man vs Bee è un gioiellino che mostra come anche i boomer sappiano (far) ridere, pure non soprattutto fuori dai meme. Se vi andrà di pigiare play, vi ritroverete a spanciarvi per le stesse gag, inserite però in un contesto super contemporaneo, che facevano sbellicare le vostre nonne nel 1990. La rivincita dei boomer è servita. Ed è molto più divertente, nonché edificante, delle parodie dei ragazzi su Tik Tok che parlano “in corsivo”.

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