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Opinioni

Perché il ritorno di Victoria Cabello in tv come conduttrice è un evento da festeggiare

Victoria Cabello torna in tv su Sky in veste di conduttrice di un nuovo show “su misura per lei”. Ancora non si sa nulla del format, ma non possiamo che sognare i fasti di Very e Victor Victoria.
A cura di Grazia Sambruna
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La notizia che avremmo voluto riportare da anni è finalmente arrivata: Sky ha annunciato i palinsesti 2022/2023 e tra le tante novità, la più bella e meritata è il ritorno in tv di Victoria Cabello. Come conduttrice, finalmente. Dopo la vittoria dell'ultima edizione di Pechino Express in coppia "pazzesca" con Paride Vitale, a Super Vicky i vertici di rete hanno deciso di affidare un programma "su misura per lei". Era ora! La one woman show vivente non aveva lo spazio che in un mondo giusto sarebbe stato suo di diritto nei nostri piccoli schermi da troppo tempo: la malattia di Lyme l'aveva tenuta distante dalle telecamere, colpendola in seguito a una serie di successi che ben pochi possono contare in carriera.

Un esempio? È stata l'unica, dopo la Carrà con Pronto, Raffaella?, ad avere il proprio nome di battesimo nel titolo dei suoi programmi. Non poteva essere dimenticata come una delle troppe meteore dello spettacolo italiano. Squisitamente inadeguata, brillante e mai impostata sotto la sua frangetta d'ordinanza, non sappiamo ancora cosa Sky abbia in serbo per lei, ma questo è il momento di festeggiare. E allora facciamolo, per una volta. Perché hasta la Victoria siempre. 

Quando militava a Le Iene ha limonato George Clooney con un velo da sposa in testa comparendo all'improvviso, tipo flash mob, durante un'istituzionalissima conferenza stampa. Sul palco dell'Ariston, in co-conduzione con Ilary Blasi e Giorgio Panariello, si è fatta fare un massaggio ai piedi da John Travolta. È stata la fidanzata di un gorilla in una serie di storici spot tv. Ha condotto Quelli che il Calcio senza sapere manco i colori delle maglie, rendendolo un varietà godibilissimo per gli appassionati dello sport nazionale, come per chi ancora si chiede cosa diavolo sia un fuorigioco. O continua a non aver voglia di saperlo. Victoria delle meraviglie è sempre stata un gustosissimo cortocircuito mediatico. Intere generazioni sono cresciute con lei come unico faro di intelligenza, spontaneità e ironia tagliente (più dei Miracle Blade).

Tra le prime vj di Mtv è stata anche una delle poche in grado di continuare una carriera degna di questo nome dopo la chiusura dello storico canale musicale. Non per caso. Very Victoria è uno show che, a suo modo, ha fatto la storia della tv italiana. Per cortesia, non parliamo di numeri: le interviste di Super Vicky andrebbero ancora studiate nelle scuole di comunicazione (pure) televisiva. L'ospite di turno, da Marco Mengoni a Patty Pravo, si ritrovava in uno studio barocco all'inverosimile senza avere la minima idea di cosa gli sarebbe toccato in sorte. O, almeno, questa era l'impressione che arrivava al pubblico e, basti dare un occhio ai talk degli ultimi anni, riuscire a non restituire l'idea di marchetta forzata dal retrogusto di plastica è impresa per pochi.

Victoria Cabello è stata protagonista di scene cult che oggi farebbero la gioia di qualsiasi social media manager molto prima che Instagram fosse anche solo un pensiero. Sia Very Victoria (Mtv) che Victor Victoria (La7) hanno rappresentato una fucina di idee come se non ne vedevano da troppo tempo (e non se ne sarebbero più viste negli anni a venire). Fin dalle curatissime sigle. Momenti in cui una folla di gente invadeva lo studio per ridere della dichiarazione esosa dell'ospite, sono oro puro, soprattutto se paragonati al buonismo imperante di questi tempi. Epocale, la volta in cui Elisabetta Canalis, allora fidanzata con George Clooney, andò da Victoria per raccontare della serie tv americana che la vedeva tra i personaggi principali. Al grido di "Ma allora vale tutto!", poi diventata rubrica fissa dello show, una folla di persone carrambolò in studio ridendo e festeggiando a caso, tanto che l'intervista non ebbe praticamente più modo di proseguire. Con la stessa Canalis, mai bistrattata in quel modo, a lanciare coriandoli e unirsi alla goliardata di massa, prendendosi in giro da sola. Non vediamo l'ora di vedere Victoria davanti a un'influencer che nella vita smarchetta tisane detox.

Questo graffio ironico e dannatamente vero è ciò che manca alla tv italiana. Anche talent scout, Victoria fu la prima a credere nel potenziale di Arisa come personaggio televisivo. Erano gli anni di Sincerità, Rosalba Pippa si presentava sul palco e nessuno, da Pippo Baudo in giù, la prendeva sul serio. Victoria sì, la volle nel cast fisso di Victor Victoria per cantare e cominciare a dire le prime, stralunatissime cose davanti alle telecamere. Anni dopo, come sappiamo, l'avremmo ritrovata sul palco dell'Ariston. In veste di co-conduttrice. Proprio quella marziana lì che tutti consideravano alla stregua di un freak.

Sono anni che la tv accusa il colpo dello streaming, dei social e che, in fin dei conti, fatica a trovare qualcosa che spinga i telespettatori a innamorarsene di nuovo. Forse si tratta di un'impresa possibile e dovremmo semplicemente arrenderci al fatto che i tempi cambiano e che oggi sono i reel di TikTok a concedere il massimo del divertimento possibile. Se qualcuno può sovvertire questo pronostico che già sa di sentenza è lei, Victoria Cabello. Molti hanno provato a seguire il suo stile negli anni in cui la nostra non ha potuto lavorare in tv per via della sua salute. Non ce l'ha fatta nessuno. Nemmeno, lasciatecelo dire, il pur bravo Alessandro Cattelan. Con l'X Factor ci nasci e non lo puoi imparare strada facendo. Questa è una dichiarazione d'amore.

Sperticata, al limite dell'iperbolico e, sia chiaro, a scatola chiusa. Siamo certi, come solo gli ultimi degli eroi romantici possono essere, che non ci pentiremo di averla fatta. Perché ci sono, soprattutto oggi, centinaia di volti "influenti", decine e decine di talenti o presunti tali… E poi c'è Victoria. 

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Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
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