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Mariagiovanna Maglie: “Operata per un aneurisma, in terapia intensiva a causa delle complicazioni”

Fanpage.it ha contattato Mariagiovanna Maglie dopo la notizia del lungo ricovero in ospedale: “Sono stata operata a causa di un aneurisma, dalla terapia intensiva non vedevo la luce alla fine del tunnel”.
A cura di Stefania Rocco
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In ospedale da inizio ottobre, Mariagiovanna Maglie sta lentamente recuperando dopo essere stata operata per un aneurisma all’aorta che le aveva provocato un malore in diretta tv il 25 settembre scorso, mentre si trovava in collegamento con la trasmissione Quarta Repubblica di Nicola Porro. La giornalista era riuscita a terminare il suo intervento nonostante una comprensibile difficoltà, pur avendo capito che qualcosa non andava. Meno di due settimane dopo, sarebbe entrata in ospedale per un lungo ricovero che non si è ancora concluso. A Fanpage.it, che l’ha raggiunta al telefono, Maglie ha raccontato che cosa sta accadendo.

Buongiorno Mariagiovanna, come sta?

Sto un po’ meglio. Ho avuto un intervento al cuore abbastanza importante che purtroppo, nel postoperatorio, ha avuto delle complicanze inaspettate. Questo ha allungato sia la malattia che la degenza. Sono stata male, con un’anemia violentissima. Ho pubblicato quel tweet perché volevo rassicurare quelli che mi chiedevano il motivo della mia scomparsa. Non mi aspettavo la reazione che ho avuto. Mi ha dato conforto.

Il 25 settembre scorso, ha scritto di avere avuto un malore durante la diretta di Quarta Repubblica. Cos’è accaduto?

Ho avuto un malore che ho cercato di mascherare. Ho concluso il collegamento e poi ho spiegato che avevo bisogno di staccare. Non so nemmeno se ne siano accorti gli spettatori.

Probabilmente no, tanto è vero che dopo il collegamento aveva scritto un post proprio in risposta a un utente nel quale spiegava di avere avuto un malore. 

Sì, a un utente che mi aveva fatto i complimenti per il mio intervento, ho risposto “Ma veramente? Perché io mi stavo sentendo male”. Ho avuto quello che chiamano “scompenso”. Vedevo tutto nero, non riuscivo a parlare in maniera normale, le parole mi uscivano al rallenty quindi ho chiesto all’operatore che era con me di staccare. Il giorno dopo ho chiamato il cardiochirurgo che mi seguiva. Non è stato il malore a rivelare l’aneurisma di cui soffrivo. Quello mi ha fatto solo capire che le cose stavano peggiorando.

Un aneurisma?

Un aneurisma che non è scoppiato. Avevo, e grazie a Dio non ho più, un aneurisma dell’aorta. È pericoloso. Sono stata operata da uno dei numeri uno non solo d’Europa, ma del mondo che si chiama Ruggero De Paulis. Mi aveva già visitato, poi mi ha ricoverata e operata all’European Hospital, a Roma. Dopo l’intervento, ho avuto per due volte la rottura dello sterno, che è un osso molto fragile, cui si è aggiunta una terribile anemia dovuta a una gastrite erosiva, poi un broncospasmo. Sa quando uno legge le eventuali complicazioni possibili? Ecco, le ho avute tutte. Aspetto di venire a Napoli a prendere un bel corno. Qualcuno me l’ha tirata ma ha vinto la forza di quelli che mi vogliono bene che è infinitamente superiore.

Mariagiovanna Maglie in ospedale
Mariagiovanna Maglie in ospedale

Da quanto tempo si trova ricoverata?

Dal 9 ottobre, sono due mesi. Non ne posso più. Spero di poter tornare a casa per Natale.

Per quale motivo continuano a tenerla in ospedale?

Perché la ferita deve chiudersi con un metodo più lento, che si chiama Vac, una specie di ventosa che attira i tessuti affinché si chiudano spontaneamente. È l’unico modo possibile, ed è anche l’unico rimasto e che funzionerà. A questo va aggiunto il fatto che, dopo più di 40 giorni di digiuno e inattività, sono provata.  Non ho  più fame o voglia di muovermi, non ho forza nelle gambe cosa che capita a chiunque resti fermo per così tanto tempo.

Quali sono i tempi per il recupero pieno?

Dovrei andare a casa per Natale, ma non è assicurato. Il recupero pieno dovrebbe arrivare in un paio di mesi ma, appena sarò a casa, mi dichiarerò guarita e riprenderò a lavorare.  La reazione di affetto che c’è stata nei miei confronti non è avvenuta per caso. Non sono etichettabile come destra o come sinistra. Sono una persona libera, che dice quello che pensa. Ho scoperto che le persone lo amano molto. Ci terrei a dire un’altra cosa. C’è in giro un mio libro, uscito esattamente mentre mi ricoveravano, sul caso di Emanuela Orlandi. In quel libro c’è la soluzione. È stata un’inchiesta lunga e faticosa, alla fine della quale ho tirato fuori un documento che dice che la ragazza è stata cremata. Ci terrei che la gente sapesse che è inutile, ogni due o tre anni, tirare fuori scoop clamorosi con nomi clamorosi che puntualmente non vengono fatti. C’è stato un delitto orribile e del tutto casuale di una povera ragazza. Poteva essere lei o chiunque altro, è stata rapita perché cittadina vaticana. Era il soggetto adatto per mandare un messaggio al Vaticano su misure non del tutto chiare relative allo IOR. Chi aveva messo dei soldi, li rivoleva.

Che peso emotivo ha avuto questo lungo ricovero?

Ho avuto dei momenti duri. La noia di certe ore in ospedale, il dolore che ti impedisce di pensare in modo lucido. Adesso non sono depressa, sono proiettata verso il futuro. Mentre ero in terapia intensiva ho avuto uno scatto di ira incontrollata di cui mi sono molto vergognata e scusata, un attimo di isteria perché non vedevo l’uscita dal tunnel. Adesso la vedo.

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