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La Rai si sta facendo “sbranare” da Fazio

Da Venier a Carlucci, passando per Marzullo e Paolantoni, tutti ospiti a Che Tempo Che Fa. Quella della Rai è una lezione di autolesionismo: come rinunciare al miglior programma della televisione italiana senza capire che diventerà la vetrina perfetta per volti e programmi della Rai, portando però ascolti al Nove. Un capolavoro di autolesionismo.
A cura di Andrea Parrella
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La questione potrebbe apparire stagionata, finanche invecchiata, se non fosse di enorme attualità. Mai come in questo inizio di stagione il passaggio di Fabio Fazio al Nove fa sentire tutto il suo peso sulla Rai e svela le dimensioni della gigantesca perdita per il servizio pubblico.

Venier e Carlucci nelle prime due puntate di Che Tempo Che Fa

La dimostrazione, ennesima e non necessaria, è arrivata con le prime due puntate di questa terza stagione di Che Tempo Che Fa, con colonne della Rai ospiti di Fazio, quindi carburante per il Nove e gli ottimi ascolti della trasmissione. Prima Mara Venier che, dopo il caos dell'ultima estate e la sua permanenza a Domenica In a dispetto degli annunci di addio dell'anno scorso, ha preso parte al tavolo finale nella prima puntata del programma e lasciato intendere che dalla prossima stagione parteciperà con maggiore frequenza (ammesso che termini davvero la sua avventura a Domenica In).

Poi Milly Carlucci, che nella seconda puntata del 12 ottobre ha fatto la sua prima apparizione sul Nove proprio per raccontare la genesi di Ballando con le Stelle e invitare lo stesso Fazio a prendere parte al programma come ballerino. Oltre a loro la presenza fissa di Francesco Paolantoni e quella di Gigi Marzullo, già celebrato lo scorso anno proprio a Che Tempo Che Fa e protagonista di diverse ospitate. Situazioni contrattuali diverse, di non facile gestione, che danno come risultato una semplice constatazione: Che Tempo Che Fa è la vetrina della televisione italiana e, così com'è, ha i caratteri di un programma Rai, col solo particolare di non essere trasmesso dalle reti Rai. Interi pezzi di narrazione sottratti all'azienda, interviste e virgolettati che dovrebbero avere spazio sulle reti del servizio pubblico, vanno invece ad arricchire gli archivi e gli ascolti della concorrenza, con Fazio che è bravissimo a sfruttare la sua influenza per appropriarsi di certi racconti.

La Rai che si fa male da sola

Sorge quindi spontaneo chiedersi che senso abbia consentire a tutti i volti principali di partecipare a un programma della concorrenza che mette in profonda difficoltà le reti Rai nella serata di domenica. La risposta a questa domanda è scontata, perché certi nomi di peso non puoi bloccarli e provare a contenere questa emorragia sarebbe pressoché impossibile. Fatta questa constatazione, si passa alla successiva domanda retorica: se Rai aveva una vetrina come Che Tempo Che Fa in casa sua, che senso ha avuto lasciarsi scappare un programma simile? Per questo interrogativo, purtroppo, una risposta non c'è.

Quella della Rai è una lezione perfetta: come privarsi del miglior programma della televisione italiana fingendo di non capire che diventerà la vetrina perfetta per volti e programmi Rai, portando però ascolti al Nove. Un capolavoro assoluto di autolesionismo.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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