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Vita e amori di Mia Martini, dall’inferno delle malelingue all’immortalità

Il cammino di Mia Martini è stato impervio. Agli applausi e ai successi si sono contrapposti gli aguzzini che tentavano di trattenerla nel fango: dal padre violento che la terrorizzava da bambina, all’impresario senza scrupoli che l’accusò di portare sfortuna. Il suo corpo venne ritrovato due giorni dopo la morte, avvenuta il 12 maggio 1995. Terminò così la sua vicenda umana ma la sua indimenticabile voce, le ha permesso di rialzarsi dalle ceneri di una vita sofferta e di consegnarsi all’eternità.
A cura di Daniela Seclì
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Il docufilm Mia Martini, fammi sentire bella, in onda giovedì 24 febbraio su Rai3, guida gli spettatori tra le tappe più intense della vita di Mimì. A raccontarla, alcune delle persone che hanno avuto il privilegio di conoscerla personalmente, come le sorelle Loredana, Leda e Olivia, i nipoti Luca e Manuela e le colleghe Caterina Caselli e Dori Ghezzi. Non mancheranno stralci di interviste rilasciate dalla stessa artista, morta il 12 maggio 1995. Dopo il film Io sono Mia, con Serena Rossi, dunque un nuovo, importante progetto celebra la carriera senza tempo e la personalità di Mia Martini.

Il cammino di Mimì è stato impervio, un sentiero ostruito da rovi che fanno sanguinare i piedi e da sassi che costringono a cadere in ginocchio. A trattenerla nel fango un aguzzino dai mille volti: da quello severo di un padre violento che la terrorizzava da bambina a quello rancoroso e vile di un impresario che decise di distruggerla accusandola di portare sfortuna. A permetterle di spiccare il volo su una landa di mediocrità e stupide, crudeli maldicenze, la sua voce: unica, graffiante, sofferta, invidiata. Come l'araba fenice, l'essenza di Mia Martini si è rialzata dalle ceneri di una vita sofferta e ha scritto il suo nome tra quelli di coloro che non verranno mai dimenticati.

Quel padre violento che la terrorizzava

Gli anni '50 stavano per volgere al termine. Mia Martini era ancora solo Domenica Bertè, una bambina di appena 11 anni, snella e con due occhioni scuri che già si erano posati impauriti su scene di violenza. I genitori si stavano separando e il clima in casa era teso. Intendiamoci, non era una novità. La serenità in casa Bertè era merce rara. Lo confidò la stessa Mimì in un'intervista rilasciata a Enzo Tortora nei primi anni '80 dove, con l'aria di chi ormai aveva imparato a convivere con quei ricordi infelici, dichiarò: "Mio padre era un uomo molto violento, c'era un'aria di terrore in casa che mi soffocava. Picchiava mia madre. Se la tradiva? No, era molto innamorato di lei, ma il suo era un amore strano, violento, possessivo e egoistico".

La madre Maria Salvina aveva solo 16 anni quando prese marito. Quello delle nozze con Giuseppe non fu un giorno lieto come la tradizione vorrebbe. L'atmosfera di festa non si era ancora dissolta, ma la sposina già si accorgeva di aver fatto un terribile sbaglio. Erano anni di radicati pregiudizi sulle donne e la scelta davanti alla quale Maria Salvina si ritrovò non fu facile: lasciare il marito e diventare l'oggetto dei pettegolezzi di paese, lasciarsi additare quando osava mettere la testa fuori di casa, disonorare l'intera famiglia e riconquistare la propria libertà o cedere alla rassegnazione e accettare le conseguenze del proprio errore? La donna scelse di sopportare. Mimì la comprese seppure non fino in fondo:

"Mia madre ha capito di aver fatto uno sbaglio nel giorno in cui si è sposata. Era molto giovane, aveva 16 anni. Viveva a Bagnara, questo paesino della Calabra. Era una tragedia, doveva scegliere se vivere con suo marito o uccidersi. Mia madre ha scelto di rimanere con lui, lo sbaglio gravissimo è stato avere quattro figli".

Domenica Rita Adriana Bertè diventa Mia Martini

Negli anni '60, Mimì iniziò a farsi notare in campo musicale. Ma fu negli anni '70 che arrivò il successo. Tutto partì da un incontro di quelli che segnano un bivio. L'avvocato Alberigo Crocetta, che già aveva garantito la notorietà ad altri artisti italiani, decise di puntare sulla voce unica di Mimì. Tuttavia era convinto che il nome Domenica Bertè non potesse funzionare. Occorreva inventarsi qualcosa per valorizzare quello scricciolo dalla voce infinita. Crocetta scelse per lei come cognome uno dei simboli dell'Italia nel mondo, il Martini. Mimì ci aggiunse il nome Mia, come la Farrow attrice che la cantante ammirava profondamente. Iniziò così il viaggio di Mia Martini.

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Le ignobili dicerie sulla sfortuna

Negli anni '70, mentre Mia Martini diventava un nome sempre più celebre nel panorama musicale italiano, iniziarono a circolare delle ignobili dicerie sul suo conto. Tutto ebbe inizio quando Mimì pestò i piedi alla persona sbagliata. Un impresario fiutò il talento di quella ventitreenne venuta dalla Calabria e pensò di approfittarne. Le propose un contratto che la legava in esclusiva a lui per sempre. La Martini ci mise poco a fiutare l'inganno e lo liquidò senza tanti giri di parole. Fu l'inizio dell'incubo che perseguitò Mimì fino all'ultimo respiro. In un'intervista rilasciata a Epoca nel 1989, la Martini raccontò:

"Tutto è cominciato nel 1970, cominciavo ad avere i miei primi successi. Un impresario mi propose un'esclusiva a vita. Era un tipo assolutamente inaffidabile e rifiutai. E dopo qualche giorno, di ritorno da un concerto in Sicilia, il pulmino su cui viaggiavo con il mio gruppo fu coinvolto in un incidente. Due ragazzi persero la vita e quell'impresario ne approfittò subito per appiccicarmi l'etichetta di ‘porta jella'".

La maldicenza, come la gramigna, si diffuse rapidamente in un terreno fertile come quello del mondo dello spettacolo, da sempre incline al ‘Non è vero ma ci credo‘. Prima fu solo un sussurro, poi arrivarono le occhiate furtive, infine le frasi lasciate a metà e persino i gesti scaramantici quando Mia Martini arrivava negli studi televisivi. Ben presto venne additata come la causa di qualsiasi sciagura. C'era un incidente? È stata la Martini. Un incendio in un hotel? Ancora lei, la Martini. Un volo partiva in ritardo? Sempre lei. Mimì all'inizio ci rise su ma quando anche le persone che amava iniziarono a credere che portasse sfortuna, rimase profondamente ferita.

La relazione tormentata con Ivano Fossati

Per sua natura estremamente riservata, furono pochi gli amori vissuti sotto i riflettori. La relazione più nota è di certo quella con Ivano Fossati. I due si conobbero nel 1977. Si amarono, collaborarono, si detestarono e si dissero addio nel 1983. Mia Martini parlò della fine di questa relazione in un'intervista rilasciata nel 1990 a Ivana Zomparelli per il magazine ‘Noi donne'. Descrisse un sentimento soffocato dalla gelosia e la sua difficoltà a credere fino in fondo all'amore di un uomo che, a suo dire, si sarebbe rifiutato di renderla madre:

"Intanto era iniziato, su basi sanguinolente e catastrofiche il rapporto con Ivano Fossati. E avevo il mio bel da fare con questo campo minato. Avevo un contratto con un'altra casa discografica e ho dovuto romperlo a causa sua. Perché era geloso, dei dirigenti, dei musicisti, di tutti. Ma soprattutto era geloso di me come cantante. Diceva che mi voleva come donna, ma non era vero perché infatti non ha voluto nemmeno un figlio da me, e la prova d'amore era abbandonare del tutto anche la sola idea di cantare e distruggere completamente Mia Martini".

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L'amore dichiarato a Loredana Bertè poco prima della morte

Cruciale nella vita di Mia Martini è stato il rapporto con la sorella Loredana Bertè. Due caratteri forti, due donne che avevano sofferto tanto. Le liti, acuite da un passato ingombrante e tormentato, si trasformavano in lunghi silenzi. Per gran parte degli anni '80, Mimì e Lory presero strade diverse. Ognuno per sé, ciascuna con le proprie ferite da leccare. Intanto, Mia Martini tornò a deliziare gli spettatori con la sua voce e ci pensò il destino a rimettere le cose a posto. Nel 1992 la Bertè, provata dal burrascoso matrimonio con Björn Borg ormai andato in pezzi, ebbe un collasso da stress. Il sangue chiamò. Mimì corse da lei e da lì, eccetto qualche diverbio per via delle diverse idee politiche, non litigarono più. Facciamo un salto fino a febbraio 1995. L'orologio della vita di Mia sta ticchettando in una frenetica corsa al drammatico epilogo. Loredana è al Festival di Sanremo e la Martini, ospite di Patrizia Rossetti, le dichiara tutto l'amore che prova per lei:

"Loredana è uno dei personaggi più comici che esistano sulla faccia della terra, bisognerebbe inventarla se non esistesse. Io sono pazza di lei. Lei è molto fragile ma io sono pazza di lei. Io adoro Loredana, soltanto che è una grande artista ed è molto imprevedibile. Soffre di cambiamenti di umore continui, la vita le ha insegnato qualche cosa. Ha sofferto molto e bisogna anche capirla".

La misteriosa morte in solitudine

Gli ultimi mesi di vita non furono dei più facili per Mia Martini. Da una parte era indaffarata nella preparazione della tournée, dall'altra un fibroma all'utero la faceva sentire affaticata e indolenzita. Ma la musica veniva prima di tutto. Operarsi per lei era fuori discussione, l'intervento avrebbe potuto avere ripercussioni sulla sua carriera. Così, teneva a bada il disturbo con dei farmaci. Arrivò maggio e in molti, tra colleghi e familiari, notarono che il silenzio dell'artista, in principio trascurabile, si era fatto assordante. Dov'era finita Mia Martini? Il 14 dello stesso mese, i vigili del fuoco fecero irruzione nel suo appartamento. Il sipario era calato. Mia Martini, Mimì, Domenica Bertè era morta due giorni prima, il 12 maggio 1995. Fu ritrovata rannicchiata nel suo letto, le cuffie sulla testa per ascoltare un brano che avrebbe dovuto eseguire nei giorni seguenti, la mano tesa verso il telefono. Si parlò di una morte causata da un arresto cardiaco dovuto a overdose di cocaina ma le sorelle non credettero mai del tutto a questa ipotesi.

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I successi che l'hanno consegnata all'eternità

Dopo la morte, le cose non cambiarono dall'oggi al domani. Ci furono ancora artisti che cedettero ai fantasmi delle dicerie e non vollero presentarsi a serate dedicate alla sua memoria. Poi, pian piano, la nebbia nella mente dei superstiziosi sembrò diradarsi e finalmente Mia Martini fu consegnata all'eternità. Impossibile citare tutti i brani che l'hanno resa immortale, ma vanno di certo ricordati (con la consapevolezza che la lista non possa rendere giustizia allo sconfinato repertorio di Mimì) ‘Almeno tu nell'universo‘, ‘Piccolo uomo', ‘E non finisce mica il cielo', ‘La nevicata del '56', ‘Minuetto', ‘Gli uomini non cambiano‘, ‘Padre davvero', ‘Inno', ‘Amore, amore un corno', ‘Stiamo come stiamo' e con Roberto Murolo la canzone ‘Cu'mme'.

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