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Rapina a Kim Kardashian a Parigi, chiesti 10 anni di carcere per il presunto mandante Aomar Aït Khedache

Aomar Aït Khedache, 69 anni, ammette il coinvolgimento ma respinge il ruolo di capo. L’influencer ha testimoniato in aula raccontando i drammatici momenti vissuti.
A cura di Stefania Rocco
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Dieci anni di carcere. A tanto ammonta la pena richiesta dalla procura francese per il 69enne Aomar Aït Khedache, indicato come il presunto mandante della spettacolare rapina ai danni di Kim Kardashian, avvenuta nella capitale francese durante la Fashion Week del 2016.

Chi è Aomar Aït Khedache, presunto mandante della rapina a Kim Kardashian

Criminale pluricondannato soprannominato “Omar il vecchio” e ritenuto a capo della banda, Aït Khedache ha ammesso di aver partecipato al colpo ma ha sempre negato di aver avuto un ruolo di comando. Secondo l’accusa, tuttavia, sarebbe stato lui a pianificare il furto, a reclutare i complici e a gestire la ricettazione dei gioielli trafugati, successivamente rivenduti in Belgio. “Era lui a dare gli ordini”, ha affermato l’avvocato generale durante l'udienza tenutasi presso il Palazzo di Giustizia di Parigi.

La rapina a Kim Kardashian nel 2016

I fatti risalgono alla notte tra il 2 e il 3 ottobre 2016. Due uomini, travestiti da agenti di polizia e arrivati in bicicletta, fecero irruzione nella suite occupata da Kim Kardashian in rue Tronchet. Dopo averla legata e imbavagliata, riuscirono a sottrarle gioielli per un valore complessivo di circa nove milioni di euro. Tra questi, anche un anello di fidanzamento da 3,5 milioni di euro, regalo dell’allora marito Kanye West (dal quale la più celebre influencer al mondo si è separata nel 2021).

Kim Kardashian: “Ho perdonato, ma questo non cancella il trauma”

Kardashian, oggi 44enne, ha reso la sua testimonianza il 13 maggio scorso. Davanti ai giudici ha raccontato l’angoscia di quei momenti, dichiarando di essere stata convinta che sarebbe stata uccisa o stuprata. “Quella notte ero sicura di morire”, ha detto con voce rotta dall’emozione, spiegando di aver perdonato Aït Khedache dopo aver ricevuto da lui una lettera di scuse letta durante il processo. “Ma questo”, ha aggiunto, “non cancella il trauma”. Il verdetto della corte con la condanna è atteso per il prossimo 23 maggio.

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